Il gusto per l'editing è uno stile di vita
Di gusti e talenti, vini e storie, tanti consigli di fine luglio e inizio estate dalla galassia Ilda, Postilla n°13, americanata, rassegna stampa, sondaggione. Buona estate!
(Ultima ricchissima newsletter, ci rivediamo a settembre. Buona estate!)
Alla fine di ogni anno – l’anno finisce a luglio e ricomincia a settembre, lo sanno tutti – mi chiedo cos’è questa storia de I libri degli altri, che portiamo avanti da non so più quanto tempo, fatta di scouting, formazione e tantissimo impegno e creatività, e con essa la scuola di lettura e editing Apnea grazie alla quale in pratica preparo le mie future concorrenti. Ma che sei matta?, mi dico ogni volta, Chi te lo fa fare?
Me lo fa fare l’idea che ci sono persone con punti di partenza molto lontani, travagliati, difettosi rispetto a quel che i percorsi ordinari, spesso accademici, del mestiere editoriale tracciano per loro, e che si meritano punti di arrivo inaspettati e gratificanti, come spero di essermeli meritati io.
Si parla sempre di editing in termini di tecnica: gli scrittori sono quelli creativi e talentuosi, gli editor quelli studiosi e razionali. Non è vero, non è sempre così. Per dire a qualcuno come modificare una storia devi senz’altro sapere bene come le storie funzionano, devi avere molta esperienza di fruizione e analisi, devi aver letto e compreso i metodi, la consuetudine, gli strumenti, il lessico. Per cui occorre la narratologia, occorrono gli strumenti di drammaturgia e sceneggiatura, occorre la tradizione letteraria, soprattutto quella italiana se si lavora sui romanzi italiani.
Ma entrare davvero nell’immaginario altrui richiede soprattutto immaginario proprio (non per sostituire quello degli altri con il proprio, non sia mai, ma perché senza immaginario non c’è articolazione, possibilità, declinazione, e non si può comporre/ricomporre una storia), scovare i difetti di plot è abilità sorella dell’intrecciare plot, ascoltare il suono di una lingua e di uno stile si può a patto di averne uno proprio, di stile, quantomeno stile d’ascolto, e per valorizzare la sensibilità (ho scoperto che sensibilità è parola antipatica a virili e passatisti uomini di lettere, quelli che la letteratura di prima era sempre un’altra cosa, ovviamente migliore, per cui diciamo personalità:) e la personalità autoriale occorre avere a propria volta personalità.
Dunque l’editing non è mansione d’ufficio, non è incasellare e piallare (ma chi ha messo in giro questa leggenda sull’appiattimento, sullo snaturamento? Non c’è editor sulla faccia della terra che potrebbe ricavare qualcosa di buono dallo stravolgere un testo x per farne un testo y, fosse solo per il tempo che ci vorrebbe. E a che pro? Ma chi frequentate?) e questo ormai per fortuna lo si dice spesso. Quello che si dice meno, però, come a non volerci credere troppo, è che fare editing è attività che richiede una dose di puro talento.
Per alcuni anni sono stata nel mondo della ristorazione a tutti i livelli: ho lavato e servito, ho fatto ordini ai fornitori, gestito la sala, versato il vino, spillato la birra, organizzato i turni, creato ricette e menù, accolto e riscosso in cassa. Non era solo lavorare nella ristorazione, ma vivere la ristorazione come stile di vita, dal lato della gestione e dal lato della cliente assidua, come curiosa e conoscitrice, come relazioni e occasioni. Mangiavo pranzo e cena ai ristoranti, e bevevo il vino di numerosissime cantine diverse.
Grazie a questo costante e immersivo apprendistato del bere vino, ho imparato a capire il vino. Senza strumenti, senza basi, senza conoscenza pregressa. In quegli anni ho semplicemente bevuto molto vino, molto vino di qualità altissima e molto vino di qualità media e ho imparato a riconoscerne i rapporti di qualità-prezzo, le caratteristiche, i punti di forza, gli abbinamenti, le occasioni giuste perché una tavola bevesse o no tal vino in tal momento.
La persona che mi ha insegnato a bere vino ne sapeva infinitamente più di me, era accessoriata di pratica e teoria, ma si fidava del mio gusto. Lo chiamava proprio così: il gusto. Non delle papille gustative, ma dell’armonia di intuito, esperienza, sperimentazione, lettura dei dati (delle etichette, delle presentazioni, delle persone/clienti), obiettivo. Quella fiducia mi ha permesso di scegliere bottiglie di vino anche a tavole di intenditori.
Il gusto è una abilità delle più sottovalutate. Lo si dice delle persone per far loro un complimento, “la signora del terzo piano ha gran gusto”, ma più come lo si farebbe per dei begli occhi verdi che ti sono capitati in sorte che perché si comprenda realmente il peso dell’avere gusto: che è un talento, sì, e che come tutti i talenti va allenato, approfondito, ne va compreso il metodo e i meccanismi, innescate le dinamiche che lo mettano in atto, attivate le intelligenze che lo illuminino.
Che l’azione creativa e critica che vogliamo compiere sia bere vino o leggere libri o vestire come la signora del terzo piano, a guidarci non può certo essere il mero tentativo naif e non deve per forza essere il percorso titolato. A guidarci può essere la scelta consapevole e faticosa dell’immersione: compiere studio e azione, affinare sensi e capacità fino a farne stile di vita. Fare così tanto da essere.
Francesca de Lena
Colonna sonora
Vi lasciamo l’ultima canzone dell’anno, e stavolta è una canzone italiana. Ascoltatela a tutto volume, godetevi il crescendo, sentite quanta estate c’è dentro.
L’editing s’impara facendolo, immergiti in Apnea
🤿 L'editing non si pensa, si fa. Per fare editing non ci sono teorie codificate e manuali da seguire, c'è talento, tecnica e tanta esperienza sul campo.
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Immergiti in una formazione concreta: impara l'editing facendolo su un romanzo vero, da pubblicare.
🌊 I romanzi di Apnea sono usciti con minimum fax, Einaudi, effequ, Giunti; quello della scorsa edizione uscirà per una delle più grandi case editrici italiane. Lo abbiamo fatto, lo faremo ancora. Vuoi lavorare alla nascita della prossima storia? Siediti alla scrivania con Francesca de Lena.
Questa newsletter va in vacanza e non potrà più farti da promemoria, ma tu ricorda che entro il 31 luglio c’è lo sconto di 100 euro!
👇Apnea è un’esperienza come nessun’altra, lo dice chi l’ha fatta:
Qui tutte le recensioni ad Apnea: sono il nostro orgoglio, vai a dare un’occhiata 😉
Per informazioni e iscrizioni: ilibrideglialtri@gmail.com
Postilla
Hai presente la posta del cuore?
Postilla è la posta del cuore per autori inediti. Tratterà di scrittura piuttosto che d’amore, ma per il resto la formula è la stessa: scrivi a Francesca de Lena e lei ti risponderà. Per partecipare leggi qui.
Postilla n°13
Cara Laura,
la prima cosa che vorrei suggerirti a proposito della tua mail, e suggerendola a te la suggerisco a chi ci legge, è che la fretta non fa quasi mai bene alla scrittura. A meno di avere un mestiere tale tra le mani, costruito in anni di pubblicazioni e progetti andati a buon fine, occorre dare il tempo alle storie di venir fuori per come devono, senza inseguire date, accadimenti e anniversari esterni: il risultato molto probabilmente non sarà riuscire ad “approfittare” di quelle occasioni (es: scrivo una storia ambientata durante le Olimpiadi in occasione delle imminenti Olimpiadi) ma creare un testo tesistico, senza spirito e cuore, furbetto, uguale a mille altri.
Veniamo dunque al testo: quel che vedo da risolvere con più urgenza è una confusione di focalizzazioni. Esterna? Interna? Vuoi che ci mettiamo ad altezza della bambina o della voce narrante? Non è (solo) un problema di prima e terza persona verbale e non è (solo) un problema di soggettività che si allontana come un’onniscienza e si avvicina come una coscienza a mo’ di fisarmonica: è proprio un problema di tono, di misura, di distanza. Dove vuoi che siano i lettori mentre guardano la storia? Qual è il loro centro? Di quali sorti debbono interessarsi, quale voce (pensiero, azione, sentimento) devono seguire? Di chi/cosa stai loro parlando, e perché?
Sono domande che devi porti non solo per sciogliere i bisticci del tipo miei/suoi, me/te, io/lei che trasformano la scena in una sorta di istruzioni per l’uso, ma perché altrimenti finisci per voler mettere dentro al testo di tutto: le informazioni storiche, i rimandi mitologici, le relazioni immaginarie. L’impressione è che tu voglia dire ai lettori quel che hai studiato e insieme convincerli a seguire una storia inventata, conservare l’autorevolezza del dato e mettere in campo la seduzione della suspense: ma non si può far tutto, o almeno non tutto in poche righe.
Quel che è più importante è non ingarbugliare invece di accogliere, perché non è la complicazione che rende un romanzo interessante, anzi. I non detti, le allusioni, i riferimenti occulti a lungo andare stancano, perché tengono il lettore alla finestra, ad assistere a un gioco tra te e te da cui sono esclusi. Invece di far loro scervellare dietro la traduzione di troppe astrattezze (es: Se fosse chiunque altro, e in qualunque altra circostanza, la sua intera esistenza sarebbe maledetta per quell’oltraggio. Ma non oggi e non qui. La storia vuole usurpare il mio nome, lei è il tramite attraverso cui io lo impedirò) prova a entrare nell’azione con maggiore trasparenza, muovi i personaggi con armonia. Calati completamente negli occhi della voce narrante che osserva la bambina (ma partecipando con lei, senza intessere indovinelli e sciorinare informazioni) o viceversa calati completamente nelle gambe della bambina che corre.
Fai la tua scelta, così dai a chi legge la possibilità di fare la sua. Ha voglia di seguirti oppure no? Intrappolarlo nell’indecisione potrà durare qualche pagina ma non funzionerà a lungo. Meglio, invece, fare in modo che si affidi a una lettura di cui si sente padrone. E per far sì che si affidi occorre che creda a quel che gli stai raccontando, senza trucchi.
Ciao, buona scrittura 😊
Francesca de Lena
Come ogni anno, ecco la nostra lista dei consigli per l’estate. Ma stavolta più ricca, perché abbiamo coinvolto la galassia ILDA al gran completo!
consigli di Chiara M. Coscia
Il problema dei Tre Corpi. Trilogia, di Cixin Liu, trad. di B. Tavani, Mondadori. Come forse qualcuno ricorderà, non ho molto amato la serie TV omonima, eppure la trilogia cinese mi ha riportata in uno stato di lettrice adolescente, quella che non si schioda dalla pagina per ore. Cixin Liu dà vita a delle immagini bellissime, riesce a mettere insieme fantascienza dura e speculativa senza mai diventare verboso, e i suoi personaggi sono tutt’altro che bidimensionali. Vi terrà compagnia con questo caldo, incalzandovi con un ritmo fluido e costellato di colpi di scena, quest’epica del futuro molto pessimista (forse troppo pessimista, Liu!) e allo stesso tempo super appassionante.
House of the Dragon, serie TV di Ryan Condal e George R. Martin, su Sky/Now. In queste serate torride, quando più che strati di vestiario vorresti levarti strati di pelle da dosso, osservare il nord ghiacciato dalla cima della barriera offre refrigerio anche solo allo sguardo. Non è all’altezza dell’azione dinamica e della coralità di Game of Thrones (che se ancora non avete visto vi suggerisco assolutamente di recuperare!), ma per noi orfani dell’universo narrativo di Martin è sempre un piacere tornare a Westeros, coi suoi intrighi, le sue madri feroci e suoi draghi potenti. Intrattenimento ben costruito, personagge complesse (i maschi un po’ meno) e soprattutto una sorta di storia di tutt*, unificante e collettiva come solo i classici sanno essere.
consigli di Francesca de Lena
Chi dice e chi tace, di Chiara Valerio, Sellerio. Incuriosita da diverse cose, su tutte l'accusa volta all'autrice da alcune riviste scandalistico-letterarie di non saper maneggiare la lingua italiana, la sintassi, la logica, le persone verbali, i dialoghi e la focalizzazione dei personaggi. Bene, ho testato che queste accuse sono ridicole e che chi li ha composte deve essere abituato al grado zero della narrazione, quello che non prevede focalizzazioni interne e multiple, l'abbattimento dell'interpunzione per rendere il flusso intimo e colloquiale, l'utilizzo del gergo e delle immagini metaforiche per dare stile e carattere alla scrittura. Tutte cose che si possono certamente contestare per qualità, se si vuole, ma non per metodo, se si è dei lettori appena appena più avveduti.
Under the bridge, serie TV di Quinn Shephard su Disney+. Più un proposito che un consiglio, ne ho viste per ora solo due puntate. Un po’ di didascalismo nella scrittura delle ragazze ribelli, ma c’è da dire che hanno davvero degli sguardi ipnotici queste ragazze ribelli (Riley Keough, Lily Gladstone, Chloe' Guidry, Vritika Gupta, Izzy G.) e quindi perdoneresti loro di tutto. Qualche newsletter fa ci chiedevamo di narrazioni con al centro cadaveri di ragazze ritrovate nel fiume, e io non mi sono ancora mossa da lì.
consigli di Giulia Passarini
Il mondo invisibile, di Liz Moore, trad. di Ada Arduin, NN. Estate, tempo di avere più tempo da dedicare alle letture e questo libro mi ha fatto compagnia appunto durante un’estate di un paio di anni fa. È la storia di Ada, o forse di più di una Ada, di David, suo padre, e di Elixir: un programma di intelligenza artificiale che attraverso uno schermo conversa, contiene e conserva, una sorta di invisibile vaso di Pandora che cresce e impara insieme agli umani, e non esiste tempo che tenga, a differenza loro la sua memoria non perde traccia di nulla e permette di non dimenticare. Ci sono dentro moltissime cose: la matematica, l’informatica e i computer, ma anche il passato, le persone e i legami. Sembra scritto oggi, invece è un libro del 2016 che forse ci è più vicino adesso che allora.
The Newsroom, serie TV di Aaron Sorkin. Aveva all'interno una sterminata quantità di cose che in generale detesto: il giornalismo televisivo, un ambiente di lavoro iperattivo e ansiogeno, dialoghi rapidi e concitati. In effetti c’è tutto questo, ma c’è anche una costruzione sul filo della risposta brillante, una ricerca nelle battute, una buona dose di vicende personali che evolvono, e soprattutto personaggi a cui affezionarsi. Mi è piaciuta moltissimo.
consigli di Luca Mercadante
IT di Stephen King (naturalmente), Sperling & Kupfer. L’ho regalato a mio figlio per il suo undicesimo compleanno, e per l’occasione riletto anch’io. Il personaggio che ho preferito questa volta, a sorpresa, è stato Ben Hanscom. Questa la sua frase più bella: “Forse è per questo che Dio ci fa prima piccoli e vicini al suolo. Forse è perché sa che dovremo cadere spesso e sanguinare molto prima di imparare quell'unica semplice lezione. Si paga per quel che si ottiene, si ottiene ciò per cui si paga. E prima o poi quel che ti appartiene torna a te.” Mi domando chi sarà il mio personaggio preferito alla prossima rilettura. Ciao club dei Perdenti, ci rivediamo tra un’altra decina d’anni.
Svaniti nella notte, film di Renato De Maria, su Netflix. L’ho visto perché do una possibilità a tutto quello che è italiano e prova a fare thriller credibili, ma anche noir o crime. Me lo sono goduto nonostante un piccolo buco di trama verso la fine e la recitazione claudicante di Annabell Wallis. Bravo Scamarcio.
consigli di Matteo Marchesini
Willy, di Israel Joshua Singer, trad. E. Benella, Giuntina. Nell’Europa orientale di fine Ottocento, un ragazzo ebreo cresce con tutti i tratti che vengono attribuiti ai goym: è atletico, ama gli animali, detesta lo studio. Paradossalmente, proprio perché sembra un goy tra gli ebrei, diventa un “ebreo errante”, e finisce in quella terra altrimenti variopinta che è l’America. Il suo nome Willy dà il titolo a uno straordinario racconto yiddish di Israel Joshua Singer. Raffinatezza e ambiguità traspaiono qui attraverso una superficie limpidissima: quasi un Tolstoj.
Processi su Kafka, di Elias Canetti, trad. R. Colorni e A. Vigliani, Adelphi. Canetti, lettore di Kafka ci offre uno spettacolo eccezionale: un importante scrittore ‘integrato’ traduce per noi in termini umanistici uno scrittore grandissimo e inintegrabile nel consorzio umano. Tra gli appunti ora raccolti in Processi su Kafka resta centrale lo scritto sulle lettere kafkiane a Felice. Canetti descrive con la sottigliezza di un analista il rapporto a cui si deve la storia di Josef K. - un rapporto che ispirò Franz finché si mantenne a distanza. Kafka sapeva di usare Felice, di vampirizzarla per trarre da lei energia creativa; e quando si lasciarono per sempre, espiò il suo peccato con la malattia.
consigli di Primavera Contu
Un live di Daniela Pes. Se volete farvi un regalo, andate a sentire, e vedere, un'artista che continua ad aggiungere nuove date al suo tour da quando il primo album Spira è uscito nel 2023 (le trovate tutte qui sopra, al link). L'abbiamo citata già in questa newsletter: lei è quella compositrice che se ne è fregata di stare alle regole, e ha creato una lingua fittizia che si adattasse alla sua musica. Dal vivo, è una performer aliena e familiarissima, che ci trasporta nel suo mondo unico fatto di elettronica e sacralità, Sardegna rurale e sperimentazione.
A quattro zampe, di Miranda July, Feltrinelli, traduzione di Silvia Rota Sperti. La mia artista preferita è tornata in libreria! E con lei il suo immaginario surreale, buffo, pieno di ferite. Ho appena iniziato questo suo nuovo romanzo che racconta di desiderio, e lo fa a gran voce fin dall'incipit ("Scusate il disturbo, cominciava il biglietto, che come inizio è fantastico. Ti prego disturbami! Disturbami! È da una vita che aspetto di essere disturbata da un biglietto così"), e crisi di coppia ("Io e Harris siamo più formali, come due diplomatici sempre in dubbio che l’altro ci abbia messo del veleno nel bicchiere"). Per ora mi ha conquistata. E se non avete voglia di leggere, potete vedere la mostra Miranda July: New Society alla Fondazione Prada fino al 7 ottobre.
consigli di Armando Festa
Aprile spezzato, di Ismail Kadaré, trad. F. Celotto, La Nave di Teseo. Qualche mese fa ho letto questo romanzo bellissimo su una tradizione albanese tanto assurda quanto vera, il Kanun, un antichissimo codice secondo il quale se una persona uccide un'altra persona, l'assassino ha un mese di tempo in cui può vivere indisturbato, dopodiché da quel momento in poi la famiglia della vittima può legittimamente ucciderlo. P.S. Se state pensando di andare in vacanza in Albania, tranquilli, non credo incorrerete nel Kanun.
Aftersun di Charlotte Wells, su MUBI. Parla della vacanza di un padre trentenne e sua figlia undicenne in un villaggio in Turchia. È un film sul rapporto tra i due e sui rispettivi malesseri. Ma è soprattutto un film sul non-detto, sul non-visto, su quello che succede non tanto nelle varie scene ma nei passaggi invisibili tra una scena e l'altra. Perché le vacanze sono questo: ritorniamo con un mare di foto nei nostri telefonini ma quello che abbiamo vissuto veramente è tra una foto e l'altra.
consigli di Lavinia Bianca
Terapia allo specchio, di Irvin D. Yalom e Ginny Elkin, trad. A. Arduini, Neri Pozza. Il romanzo è il frutto di un esperimento terapeutico, il resoconto delle sedute di ambedue gli attori: quello della paziente (giovane aspirante romanziera interrotta con in tasca una diagnosi di schizoidia) e quella dello stesso Yalom, scrittore e psichiatra statunitense. Il risultato è una coraggiosissima testimonianza di come funzioni il contro transfert. Consigliato a chi ama esplorare i non detti delle relazioni.
Enemies, a Love story, film di Paul Mazursky tratto dall'omonimo romanzo di Isaac B. Singer. La storia di un uomo scampato alla deportazione nazista che si riempie la vita di complicazioni amorose per attenuare lo straziante fantasma della guerra. Memorabile il personaggio di Masha: donna intemperante, legata alla madre (con cui convive in una Coney Island povera ed etnografica) da un rapporto amore/odio. Consigliato a chi ama le evoluzioni inaspettate.
consigli di Nicoletta Verna
Captain Fantastic di Matt Ross. D’estate è troppo caldo e c’è troppa luce per andare a letto alle nove come faccio d’inverno, quindi riscopro le serate in famiglia: film o libri per bambini ma che strizzano l’occhio agli adulti, o viceversa, insomma non è chiaro chi strizza l’occhio a chi, ma tutti si divertono. In questo film, Viggo Mortensen cresce i suoi sei figli lontano dalla civiltà capitalistica, li manda a caccia per sopravvivere, non festeggia il Natale ma la giornata di Noam Chomsky. Il suo radicalismo è affascinante, ma il film è attentissimo a non cedere mai alla retorica nel dipingere le contraddizioni della nostra società e del nostro animo. Trigger warning: se lo vedete con i bambini, vi faranno domande imbarazzanti. Prepararsi.
Gelato! di Elisabetta Pica e Silvia Borando, Minibombo. L’ho scoperto all’Isola delle storie di Gavoi durante un reading di libri per bambini pensato per gli adulti. Un bambino vuole un gelato: non succede altro, eppure il ritmo e il crescendo sono implacabili. Un albo illustrato che è anche un trattato sulla psicologia della persuasione, l’escalation simmetrica, le tecniche della comunicazione e i contraddittori meccanismi che regolano il desiderio nei bambini. Anzi, pure negli adulti.
consigli di Barbara Fiorio
Lezioni di Chimica, di Bonnie Garmus, trad. A. Rusconi, Rizzoli. Siamo in California nel 1952 ed Elizabeth Zott è una giovane, geniale e purtroppo anche bellissima chimica dell'Hastings Research Institute. Una donna scienziata che pensa fuori da qualsiasi schema non ha vita facile in un'epoca e in un ambiente spietati e discriminanti per le donne, tuttavia lei procede senza mai considerare l'ipotesi che ci siano differenze tra uomini e donne in qualsiasi campo, ignorando convenzioni e corrodendo regole. Tra ingiustizie, molestie, sabotaggi e lutti, porta avanti il suo progetto di ricerca con la tenacia di una testa d'ariete, si innamora, salva un cane, fa una figlia, resta sola con figlia e cane, perde il lavoro e si trova a inventarne un altro, del tutto inedito e imprevisto: un programma televisivo di cucina, Cena alle sei, che lei trasforma in un appuntamento di enorme successo. E così, il pubblico femminile americano, ogni giorno alle sei, la segue prendendo appunti su ricette, digressioni scientifiche comprensibili a chiunque e quel concetto di parità di genere che Elizabeth trasmette in totale assenza di dubbi con il suo sguardo puramente scientifico.
Hacks, serie TV di Lucia Aniello, Paul W. Downs e Jen Statsky. Deborah Vance (ispirata a Joan Rivers e interpretata da Jean Smart) è una comica della vecchia scuola con il suo spettacolo fisso a Las Vegas da anni, ma in odore di chiusura. L'agente, per farle ringiovanire i testi, le affianca Ava Daniels (Hannah Einbinder), una giovane comica che, per un tweet politicamente scorretto, è stata tagliata fuori dai circuiti degli stand up comedian. Ne esce una dramedy per nulla scontata sulla comicità di oggi e di ieri, sull'ironia, sul politicamente corretto e la cancel culture, sui lati più luminosi e più oscuri del femminismo, sull'insidiosa realtà del web e la velocità con cui la rete vincola persone e personaggi e altri aspetti che la serie lambisce, come la fluidità di genere, le dinamiche di potere, l'incompetenza dei raccomandati o l'uso spavaldo di alcol e droghe. Il tutto con una leggerezza di narrazione che alterna commedia a tragedia e non si piega alle regole standard (che, per esempio, la farebbero soffermare su un tema come il suicidio anziché usarlo solo da pretesto per un cambiamento di Ava e andare oltre) e con due attrici che hanno saputo cucirsi addosso le proprie personagge alla perfezione.
consigli di Beatrice Galluzzi
La seconda stagione di Them, di Little Marvin, su Prime, rievoca quell'atmosfera anni ‘90 di cui avevamo bisogno per andare oltre il decennio d’oro degli slasher. La - true - detective Reeve indaga su una serie di omicidi a sfondo razziale. Notevole l’interpretazione del folle, Luke James.
Il regno, diEmmanuel Carrère, trad. di F. Bergamasco, Adelphi. È sempre interessante quello che ha dire Carrère, persino se affronta una conversione cattolica in cui non crede fino in fondo neanche lui. In questo romanzo, come negli altri, i suoi salti di argomento e di contesto sono sempre ancorati e incredibilmente virtuosi.
consigli della redazione social
Montelago Celtic Festival. Non un concerto ma musica live a orario continuato, non un semplice festival ma un popolo, una città, uno stile di vita. Dal 31 luglio al 4 agosto nell’altopiano di Colfiorito a Serravalle di Chienti (MC) la XI edizione del Montelago Celtic Festival. Ci vediamo lì tra i tendoni, i suonatori di arpa o di flauto celtico, tra gli artigiani della carta e i tessitori di telaio con una boccetta di idromele attaccata alla cintura. Non perdetevi gli eventi letterari alla Tenda Tolkien, potreste incontrare addirittura folletti.
Amare Parole, di Vera Gheno. Ci siamo ripromessi di ascoltare in radiodiffusione nella nostra bottega più puntate possibili del podcast settimanale de Il Post a cura di Vera Gheno. Una riflessione sul linguaggio e i suoi cambiamenti che, come ogni volta che si ragiona sulle parole, è molto di più.
La settimana editoriale
È morta Shelley Duvall, icona del cinema rimasta alla storia per Shining. E su Shining sta per uscire il nuovo documentario Shine On - The Forgotten 'Shining' Location che verrà publicato il 26 luglio sul canale youtube di Kubrick.
È morta anche Shannen Doherty, la Brenda di Beverly Hills 90210.
Intervista a Cristina Pascotto, editrice di Safarà.
Non c’è il Grande Romanzo Americano, ma una Grande Saga Italiana, anzi napoletana, al primo posto dei libri più significativi del Duemila, secondo il New York Times.
Delle reazioni a proposito, ne scrive Nicola Lagioia.
Gli snob salveranno il cinema, scrive Francesco Gerardi su Rivista Studio.
Su Disney + è arrivata la miniserie documentario Il massacro di Jonestown, se vi interessano le sette sapete già di cosa parla. Qui una recensione di Ilaria Feole.
Il 5 settembre arriva al cinema Limonov, la vita del poeta Eduard Limonov tratta dal libro di Emmanuel Carrère.
L’americanata di Chiara
“In realtà penso che la narrativa mi abbia dato qualcosa di ancora più potente, e cioè la capacità di espandere la mia comprensione di cos’è e com’è fatto il tempo, così invece di vedere una linea temporale come una linea retta segnata da buchi che devono essere riempiti, potrei immaginare un paesaggio temporale più capiente che consenta questo tipo di lacune.”
Da Harvard Review, “For Laura Van Den Berg, the Fantastical Is the Best Way to Describe Reality”, di Brian Gresko, trad. Chiara M. Coscia
https://electricliterature.com/for-laura-van-den-berg-the-fantastical-is-the-best-way-to-describe-reality/
Appuntamenti
Dal 26 al 28 luglio a Tricase c’è DueRive, festival delle storie.
Dal 29 luglio al 3 agosto c’è Capalbio Libri.
Il 24 agosto comincia la 72° fiera del Libro di Como.
Dal 30 agosto al 1° settembre a Pomigliano d’Arco (NA) torna FLIP, Festival della letteratura indipendente.
La XXI edizione del Festival della Mente, sempre dal 30 agosto al 1° settembre.
Dal 4 all’8 settembre c’è il Festival della letteratura di Mantova.
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Buone vacanze, ci rivediamo a settembre!
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