Le storie sono nelle voci di chi le racconta
Il problema dei 3 corpi e di chi racconta le storie. Interviste, dietro le quinte, Galassia Immaginaria, rassegna stampa, americanata, il true crime batterà la pizza?
La fantascienza è uno dei miei generi di comfort. Mi ci sono avvicinata molto tardi, e quindi non ho attraversato il canonico periodo di formazione caratterizzato da lunghi mesi estivi in cui si leggono le saghe più note e poi ci si appassiona a quel titolo minore di cui si chiacchiera solo tra purissimi appassionati. Tuttavia, aver scoperto la fantascienza da adulta mi ha consentito una sostanziale qualità di lettura, critica e attenta; ho allenato lo sguardo grazie a qualche classico, orientandomi in profondità più che in ampiezza, e ho osservato da vicino molte storie nuove, con scrupolo e interesse sincero.
Questo per dire che ho visto Il problema dei 3 corpi*e non so bene se mi sia piaciuta.
C’è una trama thriller che si risolve quasi subito; una linea narrativa del passato da cui la serie prende le mosse ma che poi lascia andare in maniera discontinua e un po’ troppo decisa; una minaccia esterna che diventa sempre più imminente nonostante sia distante 400 anni dall’arrivo effettivo; delle storie individuali che si intrecciano; temi giganteschi che da soli potrebbero reggere tre storie diverse.
Tanti ottimi presupposti, dunque.
Tuttavia, la cosa che salta all’occhio della serie di David Benioff, D. B. Weiss e Alexander Woo è una certa disomogeneità di struttura. È uno di quei rari casi in cui almeno tre episodi in più avrebbero consentito lo spazio necessario per creare delle cesure meno nette, per esplorare l’intimità dei personaggi anche attraverso scene piccole, movimenti, azioni, e per avere una storia più coerente con i meccanismi iniziali.
Allora faccio un gioco, e mi chiedo:
-Come l’avrebbero fatta Johnathan Nolan e Lisa Joy? Immagino un montaggio alla Westworld prima stagione, che rimbalza tra passato e presente e tiene il colpo di scena del personaggio trait d’union per la fine.
-Come l’avrebbe fatta Alex Garland, autore capace di storie filosofiche raffinatissime? La componente speculativa si sarebbe espansa tra un episodio e l’altro, occupando interstizi tra la scene e diventando davvero ossessione, sarebbe stata una serie dalla carica emotiva collettiva e insieme intima, come la sua bellissima Devs, mai distribuita in Italia, un gioiellino che ho amato moltissimo.
-Come l’avrebbe fatta Damon Lindelof, autore conosciutissimo per Lost e un po’ meno per la magnifica The Leftovers? Sarebbe stata una serie da guardare coi Kleenex alla mano, calata tutta sulle intimità e sulle relazioni tra i personaggi. Avrei amato moltissimo il personaggio di Will, che invece si è preso solo la mia pena, e avrei forse avuto una Jin diversa, meno meccanica, magari ugualmente irremovibile nella sua quest eroica, ma di cui avrei visto la spinta di ricerca in ogni azione.
L’impatto di un autore su una serie TV è ovviamente significativo, ogni autore porta il suo stile unico, la sua prospettiva, e le sue tecniche narrative preferite. Ad esempio Game of Thrones scritta da Neil Gaiman avrebbe potuto muoversi in un universo narrativo meno realistico e crudo, sicuramente dark ma più umoristico, ipnotico. Stranger Things scritta da Quentin Tarantino avrebbe potuto godere di un montaggio vorticoso tra salti temporali e dialoghi acrobatici, e se Margaret Atwood avesse scritto The Walking Dead forse il tema di genere sarebbe stato cruciale (tema pressoché inesistente nella serie, ed è uno dei motivi per cui la si ama: un mondo post-apocalittico che, tranne in alcuni momenti legati al “mondo di prima”, stabilisce come unico discrimine la capacità di sopravvivere tra gli zombie). Tutte queste ipotetiche variazioni sarebbero potute esistere senza minimamente intaccare la trama, eppure avremmo avute storie completamente diverse.
Perché le storie sono nelle voci di chi le racconta, e non importa quanto è buona un’idea, quanto potenziale ha una trama, quanta ricchezza può esserci dietro, se poi a raccontarla è una voce stonata, roca, che forse andava un po’ di fretta e non vedeva l’ora di chiudere la conversazione.
*qui si parla solo della serie Netflix. La trilogia di Liu Cixin spero di leggerla nei mesi estivi, come da ragazzina non ho mai fatto.
Chiara M. Coscia
Colonna sonora
C’è da dire che Il problema dei 3 corpi ha una gran colonna sonora, costellata di tante belle canzoni. Come questa.
Notiziona della settimana
Se continuiamo così questa sezione dovremmo chiamarla piuttosto “Polemica della settimana”, perché si sa che nel mondo editoriale il pizzicore della primavera porta sempre con sé la smania di far fracasso, e dunque questa settimana abbiamo straparlato di decontestualizzati dati di vendita dei 12 autori finalisti allo Strega. A noi ha dato un po’ la sensazione di guardare nel loro portafogli, nella loro casa, tra i fatti loro, una sensazione spiacevole e prevaricatoria che non vogliamo contribuire a diffondere. Se comunque la notizia serviva a dirci che i libri pubblicati spesso si vendono poco: grazie, sapevamo già. Per chi non sapeva: ora lo sapete. Il gesto così fatto di dirlo ha modificato/modificherà gli eventi? Non crediamo proprio. Bene, andiamo avanti e chiamateci quando si parlerà delle storture editoriali con serietà.
Tornando a noi: brevissima lista di visioni di fantascienza. Nel caso in cui siate d’accordo con Chiara su Il problema dei 3 corpi, o anche no.
Arrival, film di Denis Villeneuve
Another Earth, film di Mike Cahill
The Expanse, serie TV di Mark Fergus e Hawk Ostby
Ex Machina, film di Alex Garland
Synchronic, film di Justin Benson and Aaron Moorhead
Silo, serie TV di Graham Yost
Severance, serie TV di Dan Erickson
Succede a ILDA
Francesca è stata intervistata dagli Scrittori Pigri di Barbara Fiorio. Un’ora di risposte il più possibile concrete sulle domande tipiche di chi vuole proporre il proprio romanzo: come presentarsi, come costruire al meglio la propria storia, i passi da non compiere e molte altre cose. Lasciamo qui i 5 punti delle cose che Francesca consiglia di non fare, e per il resto tutta la chiacchierata può rivedersi nel GASP (Gruppo Amici Scrittori Pigri: Barbara è la genia degli acronimi ❤️)
Non avere fretta (pubblicando mille romanzetti con case editrici sconosciute e partecipando a mille premi dell’oratorio credendo che facciano curriculum: non lo fanno)
Non essere naïf (non capire la differenza tra scrivere per sé e scrivere per essere letti, non conoscere l’ambiente editoriale di cui si vuole far parte, ecc)
Non snobbare gli scrittori italiani contemporanei (leggere molto e bene, ma soprattutto leggere la narrativa della propria lingua, che è viva e scrive oggi)
Non scrivere solo sporadicamente (scrivere è anche educazione e allenamento, ci vuole disciplina e costanza, ci vuole non perdere o annacquare la propria visione e il proprio talento)
Non occuparsi solo della scrittura (la frase bella, la metafora interessante, i dialoghi arguti. Personaggi, nucleo, storia: di questo è soprattutto fatto un romanzo, ed è la cosa più difficile da mettere in pratica)
Dietro le quinte
Appunti da Camera di Smontaggio
Seconda lezione, si parla di Io fortissimi, narratori inaffidabili, memoria che è sempre ricostruzione, riscrittura, invenzione. Da Natalia Ginzburg a Brunella Gasperini, da Walter Siti a J. R. Moehringer, abbiamo letto voci potentissime esplorando i concetti di narratore, lettore implicito, autore reale e autore implicito e tanto altro. Siamo poi passati alle visioni, attraversando punti di vista limitati e narratori inattendibili, osservando l’uso creativo del cold open in Euphoria, la distanza e la manipolazione di Fleabag, e il montaggio raffinato di I May Destroy You. Ma voi ve lo ricordate il paternalismo di cui era imbevuta Beverly Hills 90210?
Galassia immaginaria
Ammettiamo che siamo davvero entusiast* della scelta di questo mese. Tra una seduta di lettura de L'avversario di Emmanuel Carrère e un episodio di Ripley, vi lasciamo qui un bell’articolo di Daniela Bardelli sul libro di Carrère e un confronto tra la serie tv e il film del 1999 tratti dal romanzo di Patricia Highsmith, Il talento di Mr Ripley.
Per parlarne insieme ci vediamo online lunedì 22 aprile alle 19:00.
Per saperne di più: trovi tutto qui.
E se hai voglia di partecipare scrivici a ilibrideglialtri@gmail.com!
La settimana editoriale
La rivista Mowmag, che ultimamente sembra scalpitare per attirare l’attenzione, ha simulato quello che hanno fatto i giurati del Premio Strega per scremare i 12 finalisti dalle 82 candidature, e dice di non esserci riuscita.
La sopravvivenza e la diversificazione del mondo editoriale dipendono sempre più dalle nostre scelte di ogni giorno, scrive Giovanni Turi su Vita da editor.
Meglio pensare a tutti i libri finalisti al Premio Andersen 2024.
Intanto, alla Bologna Children’s Book Fair appena conclusasi, è stato proclamato il libro vincitore del Premio Strega Ragazze e Ragazzi, e per la prima volta si tratta di un fumetto: I Pizzly di Jérémie Moreau, edito in Italia da Tunuè.
Un libro racconta chi era Astrid Lindgren, oltre a essere l'autrice di Pippi Calzelunghe. E la vincitrice 2024 dell’Astrid Lindgren Memorial Award, detto “il Nobel per ragazzi” è la Indigenous Literacy Foundation.
Il Post e la fondazione Peccioliper hanno creato un premio di giornalismo e divulgazione. Nasce Premio Vero: per i libri che spiegano il mondo.
Malaparte, Patroni Griffi, Acito: l’evoluzione della figura del “femminiellǝ napoletanǝ nella letteratura dell’ultimo secolo. Un’analisi di Luca Starita su IlTascabile.
Attesissimo dagli appassionati, è uscito il primo trailer del nuovo Joker: Folie à Deux, sequel del film di Todd Phillips del 2019. Con Lady Gaga nei panni di Harley Quinn.
Sono passati 34 anni dalla sua prima messa in onda ma non abbiamo ancora smesso di parlare di Twin Peaks, serie tv che ha rivoluzionato la televisione.
In memoria di Kurt Cobain, a trent’anni dalla morte.
Segnatevi questi concerti imperdibili dei prossimi mesi.
L’americanata di Chiara
“È quasi impossibile da spiegare - ma in italiano posso essere la Jhumpa che va a comprare un panino dalla coppia calabrese al mercato di Porta Portese, che va in piscina a Trastevere, e quando saluta la persona che nuota nella corsia accanto non avrà la più pallida idea della mia altra vita. Sono questi i momenti in cui mi sento più viva e a mio agio. Il grande dono che l'Italia mi ha fatto è la voce che mi dice che non devo seguire le regole, che posso essere chi voglio e scrivere ciò che voglio alle mie condizioni. È solo quando scrivo in italiano che riesco a spegnere tutte quelle altre voci giudicanti, tranne forse la mia.”
Da The Paris Review, “Jhumpa Lahiri, The Art of Fiction No. 262”, di Francesco Pacifico, trad. Chiara M. Coscia
https://www.theparisreview.org/interviews/8262/the-art-of-fiction-no-262-jhumpa-lahiri
Appuntamenti
Dal 17 al 21 aprile c’è l’appuntamento annuale a Perugia con il Festival del Giornalismo.
Dal 19 al 21 aprile a Roma arriva Libri per le tue orecchie - edizione podcast, il festival di Emons dedicato all’audio.
Dal 22 al 25 aprile a Iglesias ci sarà la nona edizione della Fiera del Libro di Argonautilus.
Sondaggiamoci!
Ci vediamo sabato 20 aprile.
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