Non eravamo stanchi degli eroi? E degli anti-eroi?
Dell'arte pubblicitaria, che ci fa sentire piccoli.
VOLEVO DIRE CHE
Il mio cervello ha messo un poā di cose insieme in questi ultimi giorni, anzi, come direbbe Lingiardi*, le ha messe insieme la mia mentecorpo.
Non riesco più ad arrivare alla fine di un romanzo, praticamente mai. Esclusi quelli che leggo per lavoro, che sono tanti ā e forse una spiegazione sta lƬ. Leggo fino in fondo anche i saggi, se non sono ripetitivi e non hanno quel tono da divulgazione scema, anzi da divulgazione che pensa sia scema io.
Ho questa idiosincrasia per le copertine con le facce, cioĆØ praticamente ormai per tutte le copertine, e la risposta non può essere solo per saturazione, perchĆ© cāĆØ effettivamente una inspiegabile mancanza di fantasia nellāideazione delle copertine ma ĆØ pur vero che ĆØ cosƬ da sempre e, immagino, un motivo ci sarĆ .

Poi cāĆØ questa conversazione tra Chiara e Giulia nella nostra chat:
E infine questo brano, allāinizio di Corpo, Umano, che sto appunto leggendo. Soffermiamoci sullāultima parte:
In quegli anni i miei genitori mi portavano a visitare le città d'arte. Decine di cartoline che conservo dagli anni Settanta raccontano il mio incanto e turbamento per i corpi. Nascita, maternità , crocifissioni, flagellazioni, deposizioni, ascensioni. I corpi sulle tele e sulle volte. Così compatti in Giotto, geometrici in Piero della Francesca, muscolosi in Michelangelo, esili in Botticelli, proletari in Caravaggio, luminosi in Tiziano, floridi in Rubens. Più tardi capirò i corpi sfigurati di Bacon, le teste levigate di Brancusi, le schiene ossute di Schiele. E poi il corpo a teatro, vivo davanti a noi, e al cinema, immenso e così vicino, «quello schermo gigantesco», diceva Fellini, «che incombe su una platea devotamente raccolta davanti a lui, fatta di uomini piccoli piccoli, che guardano incantati immensi faccioni, labbroni, occhioni, che vivono e respirano in un'altra, irraggiungibile dimensione, fantastica e nello stesso tempo reale, come quella dei sogni».
*Vittorio Lingiardi, āCorpo, umanoā, Einaudi 2024
Dove portano queste cose messe insieme? Al fatto che io non lo so mica se ci credo, ai sogni (scusa Fellini). E non lo so mica se la strategia più giusta per convincermi a credere in una storia sia quella di spiaccicarmi in faccia una realtà (i faccioni, i labbroni, gli occhioni) che però dovrebbe rappresentare un sogno. E in più, un sogno che mi faccia sentire piccola.
Piuttosto quel che vorrei ĆØ trovare uno sgabellino su cui sedermi senza pendere dalle labbra del faccione che mi mostra la strada e la vita ā il sogno. (A margine: non si può più aprire lāInstagram Culturale senza imbattersi in bocche che si mettono il rossetto, brufoli che fioriscono sui menti, capelli dal parrucchiere prima-dopo: lāintellettuale rivendica di non essere solo una mente ma per farlo ci costringe a un rapporto intimo con il suo corpo).
Non eravamo stanchi degli eroi? E gli anti-eroi non si sono dimostrati infine eroi che fingono di non esserlo?
CāĆØ questa intervista a Wu Ming 1 che titola promettendo unāidea per salvare lāeditoria italiana, io lāho letta tutta ma lāidea non lāho trovata. Ho però trovato anche qui un discorso sui corpi che a un certo punto dice: āTornare a fare cose insieme coi corpi ĆØ lāunico vero modo di arginare lāepidemia di solitudini, il terribile sfilacciarsi delle relazioniā. Sembra opinione giusta se non fosse che questo āfare insieme con i corpiā diventa quasi sempre invece un corpo acclamato su un palcoscenico e tanti piccoli corpi in sala plaudenti al sogno. (A tal proposito: interessante analisi di Giovanni Padua su Il Tascabile: āMiti dāoggi: Edoardo Pratiā).
Se ai corpi dobbiamo pensare, ricordiamoci che fanno giĆ abbastanza, e per la maggior parte sono corpi stanchi. Anche stanchi di leggere.
CāĆØ qualcosa che la letteratura al mio corpo non dĆ più, mi dicevo fino a poco tempo fa. Invece no, ho capito leggendo Lingiardi, che mi ricorda dei neuroni-specchio e dellāesperienza artistica che si esperisce con ogni organo: cāĆØ qualcosa che il mio corpo non riesce a recepire più.
Dovrei sentire una storia con la pelle, con lo stomaco, con i tendini. E invece la sento solo con il mal di testa, perchĆ© leggo in fretta, con la luce sbagliata, pensando a quel che dovrò fare poi. Sono mesi che in editoria tutti ci interroghiamo su quanto sia giusto pubblicare tanti (troppi?) libri, su quanto sia sostenibile unāindustria bulimica, su quante storie valgano davvero la pena di essere fatte libro.
Ma il problema non sono davvero le storie: io credo che più storie ci sono più lāumanitĆ sta bene. Il problema sono le nostre vite, per nulla eroiche, incapaci di dimostrare alcunchĆ©, con poco tono muscolare, sopraffatte. Vite schiacciate da lavoro e societĆ , sƬ, ma anche dai corpi presenzialisti sui palcoscenici, dagli sguardi ipnotici sulle copertine, dalle voci sicure e impostate dei podcast, dalle colonne sonore ingombranti dei film. Arte pubblicitaria, che mi fa sentire piccola.
E il gioco non doveva essere questo. Il gioco doveva essere: sono un piccolo essere umano, e nonostante ciò lāarte mi aiuterĆ a darmi un senso.
Francesca de Lena
COLONNA SONORA
Una canzone che parla di mentecorpo.
LETTURE E EDITING
Interessante articolo con infografica che mostra come le vendite dei libri siano passate dal giallo al rosa. Di Alessandra Rotondo su GdL.
Cosa sta leggendo Chiara: Nella notte più buia il linguaggio ci chiede di cosa siamo fatti, di Han Kang, Adelphi, trad. Lia Iovenitti, Milena Zemira Ciccimarra. Il discorso di accettazione del Nobel della scrittrice coreana. Da leggere, rileggere, studiare, declamare, imparare a memoria.
Cosa sta leggendo Giulia: James, di Percival Everett, La Nave di Teseo, trad. Andrea Silvestri. Ha vinto il Premio Pulitzer, ha vinto il National Book Award, ma credo che il motivo principale per cui leggere Percival Everett sia la sua capacitĆ di sperimentare. Una riscrittura di Huckleberry Finn ma soprattutto una riflessione sul ruolo del linguaggio nelle dinamiche di subordinazione e oppressione.
Il nuovo appunto di Francesca, stra-usato nellāultimo lavoro di lettura che ha fatto. Se pensate che allora il romanzo non le sia piaciuto, sbagliate.
Vuoi che Francesca legga anche il tuo romanzo? š§š
O non ĆØ forse meglio parlarle prima dellāidea? š”š
NOTIZIONA DELLA BI-SETTIMANA
Sembra assurdo, ma nellāambiente editoriale si ĆØ parlato soprattutto di questo post su Facebook dello scrittore Roberto Cotroneo. E subito si sono alzate le barricate, riassumibili in:
barricata 1: alza il culo e vai a lavorare senza lamentarti!
barricata 2: bleah, che ingratitudine verso i lettori!
barricata 3: ha ragione, il sistema editoriale ci annienta! A morte gli editori!
Intanto della frustrazione che affligge gli autori in tour ne aveva giĆ scritto Giulia Muscatelli, e del sistema alle volte comico dei festival Gianluca Diegoli.
SCRITTURE E RISCRITTURE
Il 28 giugno il Cigno va ad Agrigento per il Premio Mandrarossa, incrociamo le dita per lui š¤š½š¤š½š¤š½
Lāamericanata di Chiara
ā Ho scritto alcuni libri direttamente in francese e altri in inglese. Ogni volta, sento la solita, familiare fitta di rimpianto per dover scegliere una lingua a scapito dellāaltra. Un paio di anni fa, decisi di fare un esperimento: avrei scritto un libro simultaneamente in entrambe le lingue. Aprii due documenti sullo schermoāuno in inglese, uno in franceseāe iniziai a passare continuamente dallāuno allāaltro. Continuavo nella lingua in cui arrivavano le parole, senza più farci caso, e traducevo immediatamente. I confini tra le due lingue svanivano.ā
Da Lit Hub āThe Blessing of a Hybrid Brain: On the Joy of Writing in Two Languagesā, di Tatiana de Rosnay, trad. Chiara M. Coscia
https://lithub.com/the-blessing-of-a-hybrid-brain-on-the-joy-of-writing-in-two-languages/
Sul Corriere della Sera Milena Gabanelli denuncia un premio letterario che ĆØ sostanzialmente una truffa ai danni degli aspiranti scrittori, cosƬ come lo sono tante case editrici a pagamento che fingono di non esserlo. Onestamente bastava il nome Premio Nobel Italia e la grafica del sito, ma lāeditoria dovrebbe una buona volta porsi il problema di aiutare le persone a capire cosa ĆØ valido e cosa no.

VISIONI E ALTRE STORIE
Se anche tu stai facendo più fatica a leggere romanzi, a Fano dal 25 al 29 giugno cāĆØ Passaggi, il Festival della saggistica.
La Pixar farĆ un nuovo film ambientato in Italia: si chiamerĆ Gatto, protagonista Venezia.
Se questāestate capitate a Valencia andate a vedere il bellissimo Centro de Arte Hortensia Herrero, forse non il meglio pubblicizzato museo della cittĆ , ma pieno di opere contemporanee davvero interessanti, tra cui, a proposito di corpi e persone piccole, quelle di Juan GenovĆ©s. (In copertina un particolare).
Galassia immaginaria
UNA COPPIA PER GALASSIA
La sfida lanciata per lāultimo incontro di Galassia Immaginaria ha visto vincitrice la coppia Musica di Claudia Vanti (che quindi si ĆØ aggiudicata il 20% di sconto sui nostri prossimi corsi!):
Notturni di Kazuo Ishiguro, edito da Einaudi + Ćtoile di Amy Sherman-Palladino & Daniel Palladino, su Prime Video
Galassia si ferma per lāestate, torniamo a settembre cariche di storie da condividere, se ti va di partecipare trovi tutto qui.

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Ci vediamo sabato 5 luglio.
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