Ma questa è la fabula o l'intreccio?
Il montaggio come mezzo e non come fine; editoria per ragazzi; tristezza/gratificazione in Apnea; Galassia Immaginaria e quello di cui parlano tutti; Americanata; rassegna stampa. Ti piace Tarantino?
L’entusiasmo che incontro in chi compie i primi passi nella scrittura spesso si manifesta con un desiderio irrefrenabile di stupire, di lasciare il segno costruendo originalità a tutti i costi. Come un adolescente che scopre il sesso, l’autore in erba si lancia in sperimentazioni ardite, convinto che stranezza possa essere sinonimo di genialità. Ma il confine tra innovazione e forzatura è sottile e nel tempo dell’apprendistato artistico, che come obiettivo primario dovrebbe avere la scoperta della propria voce autoriale, il rischio di perdere autenticità è sempre in agguato.
Puntualmente, durante le prime lezioni sulla struttura narrativa, quando metto in fila uno dopo l’altro i classici plot point, mi arriva una domanda formulata con un misto di sfida e confusione: “Ma questo vale solo per la fabula o anche per l'intreccio?”. Mi si chiede cioè se la successione degli eventi che, sto dicendo, si regge sui due principi dell’intensità crescente e del nesso di significanza, possa essere in qualche modo derogato in fase di montaggio. Il sottinteso è: i principi valgono per le storie banali e stereotipate che necessitano di appoggi, non per quelle virtuose (e vorticose) che intendiamo scrivere noi. Ebbene no, mi trovo a insistere, i principi valgono sempre, anche quando si monta la storia al contrario, anche se sussulta, si mescola, si attorciglia o fa le capriole. Perché quelle che il lettore o lo spettatore vedrà, e vivrà, dovranno in qualsiasi caso essere scene a intensità crescente legate da un nesso di significanza.
Il fascino dell'avanguardia io lo capisco. L'illusione di essere riconosciuto come autore dirompente, come quello che piega le convenzioni, stravolge le regole, crea un linguaggio incomprensibile ai più. Inseguire strutture narrative contorte, personaggi bizzarri, dialoghi surreali, nel tentativo di emulare i grandi maestri. Un terreno molto spesso battuto è in tal senso il montaggio spericolato della trama. Alternare piani temporali, spezzettare i punti di vista, confondere i generi, in un vortice che crei suspense e magari mistero attraverso la complicazione invece della complessità, (che costa fatica). L’intento è disorientare il lettore e il risultato è spesso un pasticcio, un labirinto di artifici senza trama.
“E dove lo mettiamo Pulp Fiction?”
Quella sul film di Tarantino è la seconda obiezione ricorrente a cui devo rispondere. Allora ciò che faccio è rimandare la discussione alla volta successiva, quando tutti avranno portato a termine il compito di rivedere da capo Pulp Fiction e rimontare l’intreccio in fabula: Giorno 1: Jules e Vincent vanno a prendere la valigetta. Vincent spara a Marvin. Dopo l’intervento di Wolf vanno al ristorante e incontrano Tim Roth e Amanda Plummer. Jules ha l’epifania e decide di cambiare vita. Jules e Vincent consegnano la valigetta a Wallace che sta prendendo accordi con Bruce Willis… e così via. Rimontando in ordine cronologico il film tutti vengono colpiti in faccia da una verità esemplificativa: la storia messa in fabula rimane notevole, i personaggi compiono tutti una trasformazione, ma è sbilanciata e risulta meno interessante della versione che ci ha sbalorditi al cinema, dunque il “montaggio strano” non è un capriccio di Tarantino, ma è il risultato di un’esigenza narrativa. Un saper fare, un mestiere che ha trasformato una storia già notevole e “funzionante” in un capolavoro.
Tarantino non è un innovatore casuale: usa il disordine apparente per tenere alta la tensione e dare spessore ai suoi personaggi. Ogni salto temporale ha un motivo preciso. La vera lezione di Pulp Fiction è che la tecnica deve essere un mezzo, non un fine.
Non intendo promuovere la semplicità a tutti i costi, ma solo ribadire un concetto: come già dicevamo qui, l'autenticità in narrativa non è sinonimo di originalità gratuita. Risiede, piuttosto, nella capacità di raccontare storie con una voce personale e riconoscibile. La struttura e lo stile narrativo devono essere al servizio della storia, non viceversa. Prima di lanciarci in arditi montaggi o lingue complesse, è fondamentale avere una storia da raccontare. Poi se per valorizzarla al meglio abbiamo bisogno di iniziare dalla fine, ben venga. Ma partire dall'artificio stilistico senza ancora avere una storia è, di per sé, un approccio posticcio. Se il montaggio non aggiunge niente alla storia, allora è solo un esercizio di stile. E uno stile fine a sé stesso è come un vestito sgargiante senza un corpo che lo riempie.
Luca Mercadante
Colonna sonora
Dalla colonna sonora di Pulp Fiction riprendiamo questa perla primaverile adatta al sabato mattina.
Notiziona della bi-settimana
Questa settimana si è conclusa la Bologna Children’s Book Fair, la più importante fiera mondiale dell’editoria per ragazzi. 1577 sono stati gli espositori presenti, da 95 Paesi e regioni del mondo (tra i nuovi ingressi: Albania, Azerbaigian, Ecuador, Georgia, Guatemala, Islanda, Madagascar, Malta, Macedonia del Nord, Perù, Arabia Saudita, Sri Lanka, Thailandia). Numeri in crescita: la BolognaBookPlus è andata per la prima volta sold-out, con una lista d’attesa per i suoi spazi. Presenti per lo scambio di diritti editoriali 56 Paesi.
Lista di link interessanti a proposito della fiera di Bologna e dell’editoria per ragazzi
Qui i vincitori del Bologna Prize for the Best Children’s Publishers of the Year 2025
Qui i finalisti e il vincitore del Premio Strega Ragazze e Ragazzi
Qui trovate i vincitori del Licensing Award
Qui i candidati all’Hans Christian Andersen Award 2026
La casa editrice Hoepli ha presentato la sua nuova collana dedicata ai bambini a partire dai 3 anni di età: gli Hoeplini, in arrivo a settembre
Anche la casa editrice Sellerio ha presentato la sua nuova collana dai 9 anni in su: si chiama La memoria dei ragazzi e i primi titoli sono firmati Antonio Manzini e Andrea Camilleri.
Sostenibilità, identità, fumetto e AI
Il 74% dei bambini legge non più di sei libri all’anno, pare.
Succede a ILDA
Apnea
La 9ª edizione di Apnea si è conclusa! Siamo preda di quell’emozione mista di tristezza e gratificazione che ci coglie ogni volta che un percorso di formazione sulla lettura e un lungo lavoro di editing termina. Durante i saluti finali Francesca si è resa conto di aver detto “Grazie per aver partecipato a questo esperimento” e si è chiesta se esperimento fosse ancora il termine adatto, per un laboratorio che ha compiuto nove anni. Si è risposta che sì, lo è. È adatto perché in Apnea niente è mai uguale all’anno prima, perché ogni passo, ragionamento e messa in pratica si cuce su misura del manoscritto che viene scelto e dei progetti che vengono letti, e l’esperienza di studio e lavoro ha dunque sempre una qualità irripetibile.
Si chiede, adesso, come portare avanti questo esperimento, cosa inventare, cosa cambiare, dove esplorare. Si risponderà immergendosi ancora una volta nella sua passione per le pagine scritte e lette la prima volta, e poi ne darà conto.
IL CIGNO IN GIRO
Per chi ha voglia e curiosità di incontrare Luca Mercadante, ecco qualche prossima occasione per sentirgli raccontare il Cigno in giro:
Mercoledì 9 aprile alla rassegna Scrittori in Rocca di Urgnano, in collaborazione con la libreria Ubik di Bergamo.
Giovedì 10 aprile a Le Muse Acconciatori di Alessandria, con Davide Ruffinengo.
Sabato 12 aprile alla libreria Ubik di Ostia.
Giovedì 17 aprile alla libreria Giunti di Caserta, nell’ambito della rassegna Caserta Legge.
Mercoledì 30 aprile al Festival Macerata racconta.
Galassia immaginaria
“Che il male non sia universale e che la rappresentazione del male – che sia fiction o non fiction – non abbia la pretesa di descrivere la totalità delle persone dovrebbe essere un concetto assodato. Che sia utile conoscerlo per individuare dei segnali, per capire cosa ci vive vicino in modo sempre più sotterraneo, a cosa possiamo stare più attenti o guardare con più prudenza, anche in noi, mi sembra la vera forza di una serie come questa. Che si possa anche solo guardarsela come una serie girata in modo immersivo, capace di toccarci nelle emozioni - rabbia, ansia, incredulità, frustrazione -, con una regia e degli attori dalle prove straordinarie, mi pare altrettanto sacrosanto.” (Giulia Passarini su Adolescence)
Non capita spesso, però talvolta con il gruppo di Galassia Immaginaria ci sintonizziamo sulla serie del momento, quella di cui tutt* parlano e su cui si sprecano giudizi lapidari o elezioni al capolavoro assoluto. Quello di Giulia ci sembra un giudizio molto lucido e attento e non vediamo l’ora di sentire cosa se ne dirà durante l’incontro di lunedì 14 aprile 2025 alle 19:00.
La parola del mese è Adolescenza, leggiamo Shy, di Max Porter, trad. Federica Aceto, Sellerio e guardiamo (come avrete capito) Adolescence, miniserie di Jack Thorne e Stephen Graham, su Netflix.
Se ti va di partecipare all’incontro, scrivici!
E come al solito non c’è obbligo di lettura e visione, basta solo essere curios*!
Per saperne di più trovi tutto qui.
La bi-settimana editoriale
Che ruolo ha oggi la spiritualità nella letteratura? Sei scrittori italiani ne discutono in un dialogo curato da Alessandro Raveggi.
Aldo Cazzullo intervista Claudio Magris sul Corriere.
Un articolo dell’Atlantic (in inglese) sui milioni di libri paratati per istruire l’intelligenza artificiale.
Gianluigi Simonetti riflette sulla critica letteraria contemporanea.
La lettera di un ex direttore di libreria Feltrinelli su Lipperatura.
Dieci appunti sul mercato dei libri, dal blog di Luca Sofri, Wittgenstein.
Doriano Zurlo nel suo ciclo di interventi Suggerimenti per il copywriter in erba parla dell’ironia.
La New York Public Library ha aperto al pubblico gli archivi di Joan Didion e di John Gregory Dunne.
Pare che sia proprio un buon momento per il cinema italiano. Invece per Amazon Prime Video le cose non vanno proprio bene.
Giuseppe Culicchia è il nuovo direttore della Fondazione Circolo dei lettori per il triennio 2025-2028.
L’americanata di Chiara
“Un rischio che corro quando edito, dato che scrivo pezzi molto concisi, è accorciare ulteriormente un pezzo e trasformarlo in una storiella. Ed è anche per questo che mi è piaciuto molto il processo di editing di questo testo, perché è stato uno dei rari momenti in cui la mia storia è diventata più ricca, invece di trovarmi davanti al solito ‘taglio e taglio così tanto per rendere tutto molto chiaro e alla fine non c’è più alcun mistero che circonda le motivazioni dei personaggi’. Forse il pericolo più grande quando edito le mie storie è proprio questo: rendere la storia più facile, e non prendere la strada più lunga per provare a esplorare una situazione.”
Da The Yale Review, “Aysegül Savas on Being Edited. The dangers and glories of revision”, di Meghan O’Rourke, trad. Chiara M. Coscia
https://yalereview.org/article/aysegul-savas-being-edited
Appuntamenti
Fino a domani c’è tempo per andare a Libro Aperto a Baronissi (SA) oppure a Poietika a Campobasso.
Dal 7 al 12 aprile a Castrovillari (CS) c’è il Pollicino Bookfest, dedicato alla letteratura per bambin* e ragazz*.
A Bologna, dall’11 al 13 aprile, c’è il Festival dell’Antropologia.
Dal 22 al 25 aprile a Iglesias c’è la Fiera del Libro.