Curiosa è la voglia di studiare, che non passa
Studio e persone curiose, SanValentino e storie quasi d'amore, finalmente Postilla n°9, worldbuilding, stile danzante, voce da difendere, critici da criticare, rassegna stampa. Chi ha ucciso il gatto?
Durante un aperitivo con amici, ci siamo ritrovati a rispondere alla domanda delle domande: “cosa faresti se non dovessi lavorare per vivere?”. (In realtà il quesito era “cosa farai quando andrai in pensione?”, ma l’idea di aspettare tanto per realizzare un desiderio suonava davvero troppo deprimente).
Tutte risposte diverse: chi desiderava imparare a suonare il violino, chi laurearsi in matematica, chi addirittura in medicina; tutte prevedevano la stessa cosa: ricominciare a studiare.
La scorsa settimana su Repubblica Chiara Valerio si interrogava su un dato: lo studio accademico avviene sempre meno sull’oggetto libro e sempre più su “appunti, registrazioni, riassunti e slide del docente”. Valerio ipotizzava il perché di questo dato (manuali dai costi elevati, sistema dei crediti, soglia dell’attenzione) e concludeva incoraggiando gli studenti a non temere i libri e a confrontarvisi abbracciando le proprie insicurezze.
Esistono però diversi tipi di studenti universitari. Quelli che affrontano lo studio che, come scrive Valerio, “somiglia a un gioco a tappe”, vincolato al raggiungimento di un titolo professionalizzante, non sono sempre guidati dalla curiosità, ma talvolta da un calcolo statistico o da un dato di realtà. Ancora meno lo sono gli studenti per cui quel titolo non è neanche un obiettivo pratico, ma di status, di posizionamento sociale. La laurea da prendere perché sì. Non so fino a che punto il consiglio di Valerio possa funzionare con queste categorie.
La voglia di studiare, invece, quella motivazione adulta che spinge alla ricerca di nuovi stimoli, di risposte altre, quella brama di emozionarsi di fronte alla curiosità stimolata da saziare, non sempre si ritrova a passare per l’accademia, e quasi mai è spinta dalla ricerca di un titolo o di un posizionamento: la voglia è ricerca di senso. Non ha bisogno di incoraggiamenti, al massimo ha bisogno di tempo, di mezzi, e della possibilità di essere messa in atto.
Faccio l’insegnante, sono certa che a rendermi un’insegnante migliore sia la mia curiosità per le cose che non so, unita alla passione con cui cerco di condividere quelle che so (gli studenti la vedono quella passione, non gli sfugge così come non gli sfugge il vuoto lasciato dalla sua scomparsa). Quel moto che mi spinge a fare domande agli alunni e osservare e accogliere le loro risposte con interesse reale, ragionandone insieme, osservando i diversi punti di vista, sparigliando le prospettive, sfidandoli a difendere le proprie idee, e non dando mai la mia, di idea, per assoluta, per certa. Adoro insegnare ai più giovani, perché sono pronti ad accogliermi nelle loro giornate senza mettere in atto pratiche di conflitto e conquista, hanno lo sguardo che si accende di fronte a chi li guarda negli occhi e li interpella come persone e non come un’idea preconcetta, sono spugne che assorbono e mi costringono a un estremo e continuo esercizio di cautela e precisione per cui li ringrazio, dentro di me, ogni giorno. Sono anche una sfida continua però, perché non hanno scelto, nessuno di loro (scuola dell’obbligo) di essere lì. È bello, faticoso, frustrante, deprimente, mai noioso.
Insegnare agli adulti è tutta un’altra cosa, in tal caso è a me che si illuminano gli occhi. Adulti che sono lì per imparare, la cui motivazione non va costruita perché già ce l’hanno, adulti che trovano il tempo tra una cena da preparare, bambini da andare a prendere a scuola/calcio/nuoto o in capo al mondo, lavori da consegnare, spese da pagare, adulti che, nonostante siano tali, non hanno paura di mettersi in ascolto (i peggiori adulti che conosco sono quelli che ascoltano solo il suono della propria voce), che decidono di investire senza una certezza, anzi, che decidono di correre il rischio di veder vacillare o crollare le proprie certezze, e lo corrono con eccitazione e imbarazzo ma senza rimpianti e senza noia, perché la vita della persona curiosa non è mai uguale, adulti impegnati in altro, che non hanno un bisogno pratico di istruzione, ma che sono mossi da un fine più profondo —e forse ancora più necessario— : la volontà e il desiderio di riempire la propria esistenza di spazi appassionati.
Queste persone sono “pronte a confrontarsi con la propria incompletezza di fronte a un libro” (Valerio), e talvolta per le porte delle Università non ci sono mai neanche passate (nonostante è per loro, vivaddio! che l’Università dovrebbe esistere). La curiosità, il desiderio di conoscenza, di imparare anche senza uno scopo preciso, ma solo spintə dalla voglia di sapere, sono doti che ci rendono umani meravigliosi, sono doti che sono certa abbiano le persone che stanno leggendo questa newsletter in questo momento, perché più dell’ambizione, più di un moto pragmatico, più del desiderio di distinzione, la curiosità è la forza che spinge chi legge, quella ricerca a suo modo creativa che guida sia lo studioso ossessionato che il lettore appassionato; per queste persone la curiosità si rivela la dote più preziosa, alimenta il fuoco e l’eccitazione stordente della ricerca, e spinge oltre i confini della comprensione. È immaginazione, è sogno di sapere e saper fare.
È quella cosa che fa dire: “voglio imparare a suonare il violino”.
Chiara M. Coscia
Colonna sonora
La canzone della più curiosa delle curiose, che si perse dietro al bianconiglio.
E a te che di sicuro muori dalla curiosità di capire come funzionano le storie è dedicato il nostro corso in partenza!
Vieni con noi in Camera di Smontaggio! Un percorso di allenamento critico e creativo per lettori e visionari, pensato per chi ha una forte passione per le storie e desidera acuire il proprio sguardo usando come attrezzi l’unica cosa che veramente conta: i testi da leggere, le scene da osservare.
Con Francesca de Lena e Chiara M. Coscia. Scopri il programma!
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Notiziona della settimana
San Valentino sì, San Valentino no. Solo tra amanti, solo tra coniugi, anche tra amici, anche tra genitori e figli, ma siete matti a snaturare il San Valentino dalla sua ricorrenza originaria? ma siete matti a ingabbiare anche il San Valentino e quindi l’amore? Insomma milleuno modi per accapigliarsi e finire a litigare nel giorno dedicato ai bei sentimenti. L’avete fatto anche voi?
Lista di romanzi quasi d’amore, non per forza felici e degli ultimi 10 anni
Un giorno di David Nicholls, Neri Pozza (su Netflix c’è la serie tv tratta dal libro)
Sylvia di Leonard Michaels, Adelphi
Thérèse e Isabelle di Violette Leduc, Neri Pozza
Un amore senza fine di Scott Spencer, Sellerio
Un amore di Sara Mesa, La nuova frontiera
Il viaggiatore del secolo di Andrés Neuman, Einaudi
La canzone popolare di Nicolas Mathieu, Marsilio
Fleishman a pezzi di Taffy Brodesser-Akner, Einaudi (su Disney+ c’è la serie tv)
Nonostante tutto di Jordi Lafebre, Bao Publishing
Eleanor e Park. Per una volta nella vita di Rainbow Rowell, Pickwick
Un amore qualunque e necessario di Mary Beth Keane, Mondadori
Gli invisibili di Pajtim Statovci, Sellerio
Il nostro grande niente di Emanuele Aldrovandi, Einaudi
Postilla
Hai presente la posta del cuore?
Postilla è la posta del cuore per autori inediti. Tratterà di scrittura piuttosto che d’amore, ma per il resto la formula è la stessa: scrivi a Francesca de Lena e lei ti risponderà. Per partecipare leggi qui.
Postilla n°9
Caro Gennaro,
non riesco a curare questa rubrica quanto vorrei e quindi ti rispondo dopo diverso tempo. Intanto però in una scorsa newsletter ho affrontato la questione delle lame di luce che filtrano dalle persiane, e quindi come prima cosa ti consiglio di leggere quella.
La scorsa settimana, invece, ho scritto qualcosa sui bei dialoghi, che raccontano l’indicibile, e quel che dicevo mi pare possa funzionare anche per quanto riguarda la paratassi, che tu nel tuo brano utilizzi. Ho l’impressione che questa forma sintattica diventi spesso un paravento dietro il quale ci si accomoda con troppa facilità, sperando che la tensione che si desidera creare si manifesti grazie al continuo stop and go della parola (e quindi dell’immagine). Il risultato però spesso è un codice morse fuori controllo, più simile a un singhiozzo che a una partitura inquieta. Per l’inquietudine, per la tensione, occorre invece ragionare sugli oggetti narrativi scelti, sul loro ruolo e sulla loro disposizione. Qui abbiamo una vecchia casa (elemento tensivo), ma circondata da una periferia dichiaratamente pericolosa (che quindi smette subito di fare paura), un uomo forse morto sull’asfalto (che però è disteso, quindi troppo rilassato), una madre che impreca in dialetto (comica), un gatto nero (stereotipato), un uomo armato vestito di bianco (improvviso e vago), un furgone anch’esso bianco (con alcuni carabinieri: gli aggettivi indefiniti non aiutano mai a centrare la narrazione) un pavimento blu su cui la voce narrante cade. Troppa folla, troppo colore, troppo falso movimento. E in più ci si sveglia dal sogno, come spesso accade quando non si è costruita perfettamente la tensione e allora si tenta la strada dello stratagemma. Il sogno è quasi sempre un trucco, la paratassi anche. Lasciali perdere, focalizzati sul giovane: ha trent’anni, i capelli lunghi neri, un’arma in mano e…?
Ciao, buona scrittura 😊
Francesca
Succede a ILDA
Il prossimo fine settimana, 23 - 25 febbraio, a Firenze c’è Testo. Ci trovate in giro un pezzo di ILDA (Luca e Francesca) in astinenza da discorsi con adulti.
Dietro le quinte
Aspettando Camera di Smontaggio
Il worldbuilding, la costruzione del mondo, ovvero la creazione di mondi immaginari (ma anche la rappresentazione finzionale di mondi reali) con una loro coerenza e delle regole interne, è un aspetto fondamentale della narrazione, che sia essa speculativa o che ambisca al realismo. I mondi narrativi sono universi immaginari che espandono e vanno oltre l'esperienza umana diretta e assumono non solo l’istanza di evocazioni culturali del presente, ma l’esperienza di immaginari alternativi. In questo senso, la continuità spazio-tempo tipica della serialità televisiva è ciò che crea il legame più forte con chi guarda: l’intimità.
Chiara
Le ambientazioni in un romanzo a tutto servono tranne che a raccontare dove si è. Siamo a Honk Kong, ok; siamo in Italia, ok; siamo ad Approdo del Re, ok. Geografia, clima, struttura sociale, politica, tutto molto utile. Ma: la descrizione è una metafora, non un luogo. Cosa ci suggerisce la metafora in cui siamo immersi è l’analisi che dobbiamo compiere.
Francesca
Appunti da Apnea
[Stile, voce, pagina. Come si riconoscono, come si distinguono? Abbiamo letto molti esempi diversi, e alcuni ci sono sembrati esempi parlanti]
Chiara, Antonio, Dario e Carlo un po' cercavano di calmare Vito, un po' sì sforzavano di farmi capire che il mio era stato uno scherzo di pessimo gusto. Perfino peggio di una battuta su Falcone, perché Falcone era comunque una figura eroica al di sopra di qualsiasi ironia, mentre un leader siciliano corrotto e criminale come Lima bruciava ancora, era una vergogna per tutta la Sicilia; e ridere di ciò che brucia è molto peggio che ridere di ciò che splende. Ma appunto: io dicevo per ridere! E proprio non capivo, non volevo capire, perché Vito se la prendesse tanto per una battuta. Cretina, d'accordo, ma pur sempre una battuta, niente di più; qualcosa che non stava e non voleva stare sul piano della storia, della politica, della vita reale, ma altrove - tra i giochi di parole...
«Non esistono argomenti tabù, temi su cui non si può mai scherzare!», affermavo, fiero come un piccolo campione del free speech.
Vito adesso sembrava più che altro sbalordito dalla mia idiozia.
«Ma allora di cosa stiamo parlando», continuava a dire.
«Appunto: stiamo parlando».
«Allora cosa vuol dire parlare? È come danzare?».
da Autobiogrammatica di Tommaso Giartosio, minimum fax
[E cosa vuol dire scrivere con stile, ci siamo chieste, è come pensare?]
Appunti da Ipotesi di romanzo
In Ipotesi di romanzo invece la domanda è stata: come nutrire le nostre suggestioni narrative? Come amplificarle, migliorarle, sviscerarle? Ascoltare gi altri? Sì. Accogliere suggerimenti? Certo. Ma senza perdere la nostra bussola, senza diventare banderuole al vento. La storia porta il nostro sigillo e difenderla è un dovere, tanto quanto aprirsi alle visioni altrui. L'equilibrio? Coltivare l'idea iniziale con coraggio, imprimendovi l'essenza di chi siamo e farla diventare qualcosa di concreto prima di esporla agli altri. La tua storia, la tua voce.
Appunti da Prendila come una critica
Intanto eccoci qui, cuore e mente immersi in Edmund Wilson che dice, a proposito di Hemingway, che in America “pochissimi critici si sono occupati di lui in maniera intelligente”.
E qui la domanda è stata: chi critica i critici? E la risposta: noi! Dunque il compito della settimana sarà criticare Cesare Cases e Cesare Garboli su Mario Soldati e Pier Paolo Pasolini e Giovanni Raboni su Elsa Morante. Una cosa da niente, che faremo a occhi chiusi. 😱
Galassia immaginaria
Quella di febbraio è una Galassia Immaginaria distante ma attivissima nel nostro gruppo mail!
Parola chiave: Distanza
Libro: Java Road di Lawrence Osborne, trad. M. Gini, Adelphi
Serie tv: Expats di Lulu Wang, su Primevideo
Incontro: martedì 27 febbraio, alle ore 19:00
Per saperne di più: trovi tutto qui.
Se hai voglia di partecipare sei sempre in tempo, scrivici a ilibrideglialtri@gmail.com!
La settimana editoriale
Altri 20 titoli presentati al Premio Strega (siamo a 30).
“In Italia non c’è più nessuno con cui parlare di letteratura” scrive Paolo di Paolo, ma intende dire che in editoria si sovra-parla solo di libri in uscita.
Si può riscoprire il pacifismo leggendo il capolavoro di Vonnegut, Mattatoio n°5.
Il crossover Batman & Elmer Fudd come punto di partenza per un elogio della fanfiction.
Oggi esce un numero molto importante di Tex.
Poor Things e La Repubblica di Platone. Cos’hanno in comune?
Il mostro di Firenze come personaggio multimediale.
Non ci sono più le belle serie tv di una volta. Forse.
Quando inizia l'arte contemporanea?
Dal 16 marzo, la più grande mostra italiana mai realizzata su Bruno Munari.
Manifesti pubblicitari che sono musica per gli occhi.
Domani sera c'è Martin Scorsese da Fazio.
Sondaggiamoci!
Curiosi, i fantasmi delle newsletter passate.
Ci vediamo sabato 24 febbraio.
Nel frattempo, seguiteci su Facebook e Instagram, e iscrivetevi a Galassia Immaginaria!