La luce che filtra dalle persiane della scrittura
Capita sempre, ma nei periodi in cui leggo molti manoscritti inediti capita di più: vengo inondata dalla luce che filtra dalle persiane al momento del risveglio dei personaggi, con annessi raggi di sole, pulviscoli che danzano nell’aria, righe di ombre, colori fiochi, rumori attutiti, lenzuola spiegazzate dai sogni o dagli incubi. Non è più neanche solo un semplice cliché, questo della luce e delle persiane (ma chi ha ancora le persiane in casa?): tra chi legge molto per mestiere è un vero e proprio meme.
Ridere fa ridere, e confesso di alzare gli occhi al cielo appena mi ci imbatto, è ormai inevitabile. Però mi alleno a mettere sempre in discussione pregiudizi e idiosincrasie [non sopporto le persiane, non sopporto i sogni riassunti con tentativi simbolico-allegorici, le aperture d’occhi al suon di telefoni e sveglie (ma chi ha ancora le sveglie?), le tazze di caffè, le vestizioni, i tragitti a piedi iper-descritti (al netto di mirabili eccezioni, vedi I quindicimila passi di Vitaliano Trevisan), i buongiorno a giornalai, colleghi, baristi] e cerco di stanare i miei contro-vezzi, di costringermi a non chiudere la porta alla prima avvisaglia fastidiosa, rischiando così di lasciare fuori un intero immaginario.
È ancora legittimo, e anzi è proprio necessario, rappresentare il passaggio dalla notte al giorno, dal buio alla luce; quel delicato, fragile e pericoloso momento della giornata, quella percezione ovattata e straniante, confine tra due umanissime condizioni – la non-coscienza, la coscienza ritrovata – mise en abyme della vita stessa, o almeno delle sue sopravvivenze.
Chi legge per professione, chi edita, non può limitarsi a registrare il cliché e a ridicolizzarlo (ma ridere sì: ridere si può ridere di tutto). Deve fortissimamente cercare qualcosa e qualcuno ancora in grado di raccontare il mattino.
Francesca de Lena
Colonna sonora
Questa canzone di Bill Withers, che il mattino sì che lo sapeva raccontare.
E poi c’è Faulkner
e la sua prima pagina di Assalonne, Assalonne! (trad. Glauco Cambon, ed. Adelphi):
Postilla
Hai presente la posta del cuore?
Postilla è la posta del cuore per autori inediti. Tratterà di scrittura piuttosto che d’amore, ma per il resto la formula è la stessa: scrivi a Francesca de Lena e lei ti risponderà. Per partecipare leggi qui.
Postilla n° 8
Cara *,
questo inizio molto classico e molto visibile mi sembra ben congegnato. Si comincia dalla piazza e dal suo simbolo di riconoscimento (che immagino avrà poi un ruolo nella trama; ce l’avrà, vero?) per introdurre il contesto (piccolo paese, sindaco, terremoto 10 anni fa, bambini) e i protagonisti: i bambini appunto. Biciclette, fiumi, libri, cani. Potremmo essere dalle parti del romanzo di formazione, se poi questi bambini li vedremo crescere e farsi adulti; dalle parti del romanzo sociale, se poi questi bambini oltre alla piazza di cemento che già ha cambiato i connotati al paese vedranno arrivare novità più ingombranti; dalle parti del romanzo del trauma se uno di loro morirà o subirà qualcosa di irreparabile lasciando gli altri a farci i conti; dalle parti di Stephen King, se poi questi bambini li vedremo avere a che fare con l’ignoto. Potrebbe essere ancora tutto, e questo vuol dire che potrebbe essere ancora niente, ed è il rischio che devi scongiurare.
Le espressioni che ti ho segnalato in giallo non sono errori o problemi specifici, solo dei campanelli che mi indicano una generale sensazione di stasi, di tranquillità, di risolto: azioni e pensieri consueti, già conosciuti, condivisi o accettati, di routine. Tutto troppo innocuo, niente che segnali un tono, un’atmosfera, un clima che verrà. Se invece il tuo romanzo prenderà una delle strade che ho immaginato o anche qualsiasi altra strada, occorre che la costruisca dalla primissima riga, che ne semini subito il colore, l’emozione. Nera? Spaventosa? Nostalgica? Commovente? Tutto va bene basta che non sia innocuo. Non mettere i tuoi personaggi in uno scenario rassicurante, neanche all’inizio. L’imprevisto arriva laddove un equilibrio è già precario, è già inquieto. Trova le ombre, trova le parole dell’inquietudine, usale subito. (E, sì, vai avanti😉).
Ciao, buona scrittura 😊
Francesca
Galassia immaginaria
Nell’ultima newsletter del 2023 abbiamo annunciato l’arrivo del nuovissimo e luccicante gruppo di lettura e visione serie tv di ILDA: Galassia Immaginaria. Avete votato le coppie libro/serie tv di gennaio e la vincitrice è:
Perturbazioni
ossia Uccelli vivi di Samantha Schweblin, traduzione di M. Nicola, ed. Sur + True detective stagione 4 di Nic Pizzolatto, su Sky/Now (dal 15 gennaio!).
Siamo già quasi a metà mese ma non temete: per partecipare al gruppo non è necessario leggere tutto il libro (che è una raccolta di racconti, quindi facilmente frazionabile) e della serie basterà vedere i primi due episodi a disposizione.
Martedì 30 gennaio 2024 alle 19:00 ci sarà il primo incontro, che per questa volta sarà aperto e gratuito: chiunque voglia partecipare non dovrà che scriverci a ilibrideglialtri@gmail.com
A partire da febbraio le cose cambieranno, tutte le info le trovate qui.
Succede a ILDA
Prima del Blue Monday, metti in atto sul serio un nuovo proposito per il 2024: regalati un corso. Un bagaglio di tecniche e sguardo critico è qualcosa che dura per sempre e che cambia la tua prospettiva sulle storie.
Novità!
Prendila come una critica è il corso di critica letteraria con Matteo Marchesini, critico, poeta, saggista, narratore.
8 incontri in diretta online per approfondire:
teoria e storia della critica letteraria
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Bonus track: lettura e breve saggio su un romanzo italiano contemporaneo
Ogni incontro durerà 2 ore, per un totale di 16 ore di laboratorio in diretta. Ci sarà poi il lavoro da svolgere a casa e la discussione collettiva via mail. Insomma, sarà un corso come piace a noi di Ilda: ricco di teoria e ricchissimo di pratica.
E per te che hai già frequentato i nostri corsi o per te che hai chiesto informazioni sul corso di critica già in tempi non sospetti c’è lo sconto del ❤️!
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Nuova edizione!
Vuoi scoprire come funzionano i romanzi e le serie tv?
Vieni ad allenarti in Camera di Smontaggio! Un percorso di allenamento critico e creativo per lettori e visionari, immaginato per chi ha una forte passione per le storie ma desidera far crescere il proprio sguardo usando come attrezzi l’unica cosa che veramente conta: i testi da leggere, le scene da osservare.
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Dietro le quinte
Aspettando Camera di Smontaggio
Con il rewatch di Dr House sperimento una visione discontinua simile a quella con cui un tempo andavano in onda le serie tv: episodi nuovi (stagione 7) e repliche delle prime stagioni. Rifletto su come cambia nel tempo la serie, nelle dinamiche interne e nel rapporto con il pubblico. Nel 1°episodio della 3°stagione i personaggi — che in teoria già conosciamo — parlano come se dovessero ripresentarsi. Alcuni tratti caratteriali si stravolgono (personaggi buoni che diventano “cattivi”) ai fini dell’evoluzione della trama. Perché questo non succede nella 7° stagione? Perché certe dinamiche sono saltate?
Dr House si inscrive in quella mediazione tra arte e realtà da tenere bene a mente quando si parla di serie tv, fondamentale per le sorti dei personaggi e della trama, e che dice tutto su come il racconto televisivo è cambiato proprio in quegli anni: i primi 2000.
Chiara M. Coscia
Appunti da Apnea
La forma che è sostanza, e questo si sa. Ma si sa che quando la sostanza ancora non è chiara, quando ci facciamo domande su punti di svolta della trama, capitoli, frasi, è alla forma che dobbiamo guardare per capire cosa un testo deve raccontare? Se un’autrice ha la pagina corta è inutile forzarla ad allungarla; se un autore ha la penna gentile (come una corsista ha detto in riferimento a Dacia Maraini) è inefficace provare a rendergliela caustica. Entrare nell’architettura, studiarla, disegnarla, tirare su le mura.
Appunti da Ipotesi di Romanzo
Momenti di vera magia: 4 brevi storie che ci hanno accompagnato dalle lacrime alle risate, ci hanno fatto flirtare con lo scandalo e c’è persino chi si è strappato qualche capello! La chicca? Tutti racconti nati e cresciuti nel nostro laboratorio. Che allievi talentuosi!
La settimana editoriale
“Per me tutto è finzione e finzione significa anche Storia. Non c’è una grande differenza tra trattare soggetti del presente o del passato, l’importante è che si stabilisca una connessione con i nostri problemi. È come con l’amore: quando vivi una storia d’amore vivi all’interno del tuo personale romanzo, in un mondo alternativo a quello reale. Così per me realizzare un film è vivere in quella bolla.” Emanuele Sacchi intervista il regista catalano Albert Serra.
Eravamo io, Tiziano Scarpa e Daniele del Giudice: una fanta-conversazione di Filippo Tuena su Le parole e le cose.
In viaggio con William T. Vollmann: quattro giorni in compagnia dello scrittore americano. Gianluca Herold su Rivista Studio.
“Ho giocato a Doom Eternal qualche mese fa, morendo almeno un centinaio di volte. Quante gemme di filosofia esistenzialista ho portato alla luce morendo così tante volte?” Davide Banis e l’arte di morire nei videogiochi. Su Linkideeperlatv.
Media, iperrealtà e autofiction. Stefano Jorio su L’Indiscreto.
Se vi interessano quelli che furono i 100 libri preferiti da David Bowie: sono raccolti in un libro.
“Dov’è finita la buona vecchia fantascienza da 120 pagine?”
Settant’anni fa cominciava la programmazione della Rai.
In Val D'Ossola apre la libreria indipendente più in alta quota d'Italia.
C’è il bando del Premio Fondazione Capalbio per le opere tradotte in Italia. Scade il 14 febbraio.
L’americanata di Chiara
“Quando comincio a scrivere un nuovo libro da zero, […] ci sono solo alcune idee che ronzano nella mia testa, qualche appunto scritto a mano. Di solito c'è una sorta di sensazione vaga nel mio cervello ogni volta che penso ai personaggi, mescolata a un'idea sfocata dei loro conflitti, sia esterni che interni. Penso: Come diavolo farò a farlo di nuovo? Passare da zero a centinaia di pagine. Ma ho imparato a trasformare i nervi in entusiasmo. Il mio approccio è: "Posso scrivere un romanzo" invece di "Devo scrivere un romanzo". E penso a ciò che desidero. Che tipo di storie voglio raccontare, a quali voci voglio dare vita nel mondo.”
Da Electric Literature, “This Year, Ask Yourself What Kind of Writer You Want to Be”, di Jami Attenberg, trad. Chiara M. Coscia
https://electricliterature.com/excerpt-1000-words-a-writers-guide-to-staying-creative-focused-and-productive-all-year-round-jami-attenberg
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Mattinieri, i fantasmi delle newsletter passate.
Ci vediamo sabato 20 gennaio.
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