Se detesti l'editoria lasciala perdere
Di autopubblicazione e buoneducazione, lista della Memoria, consigli di gennaio di lettura&visione, corsi di critica&smontaggio, rassegna stampa, ci vediamo a Galassia Immaginaria! Mail da cestinare?
Arriva una mail che fa più o meno così: “Oh tu umana (l’io scrivente forse è divino), visibilmente ignorante, incapace di cogliere l’arte, soggetta alle sole grette leggi del Mercato (con la m maiuscola) e probabilmente stupida, vorresti leggere il mio romanzo e rappresentarmi presso gli editori?”. In allegato romanzo e sinossi.
Ora: al di là del fatto che per fortuna di mail così negli anni me ne sono arrivate poche, e che però so bene essere un genere letterario di cui altri possiedono collezioni intere, e al di là del fatto che non c’è bisogno vi dica che tipo di (non)risposta una mail tal scritta ha ottenuto da me, la domanda che vi (mi) pongo è:
perché mai un tale disprezzo per le figure e i processi editoriali non ha come naturale risvolto quello di tenersi lontano da tali figure/processi? Non sono ingenua, so bene che una risposta potrebbe essere “perché la letteratura deve piegarsi ai meccanismi imprenditoriali e per essere pubblicati bisogna chinare la testa nonostante non si vorrebbe”, ma se lo chiedo è perché credo davvero che oggi ci siano alcune alternative interessanti e tutto sommato valide al chinare la testa controvoglia. Chi ha una tale fiducia in sé stesso da credere di avere tra le mani un capolavoro, anzi un’opera tanto imponente da sfuggire alla comprensione dei più (e soprattutto di quei più che della lettura ne hanno volgarmente fatto un mestiere) dovrebbe legittimamente e ragionevolmente prendere altre strade.
C’è l’autopubblicazione, c’è Amazon, c’è Wattpad. Non solo aspiranti in erba che tentano la fortuna ma anche scrittori di tutto rispetto hanno, in alcuni momenti del loro percorso, scelto queste possibilità. Lo hanno fatto alle volte proprio in forma di protesta verso l’editoria tradizionale. Per affermare una propria idea di arte, letteratura, rapporto con i lettori. È giusto, è comprensibile, è sano che sia vivo e visibile questo conflitto, che qualcuno intenda perseguirlo. Io sono dalla parte di chi lo fa. Solo, se fosse possibile, senza troppo disturbo, magari, lo si potrebbe fare senza inviare richieste di comprensione del proprio genio alla persona a cui si sta dando della stupida.
Francesca de Lena
Colonna sonora
Se Ann Peebles non sopportava neanche la pioggia contro la finestra, figuriamoci se avrebbe sopportato certe mail!
Notiziona della settimana
Oggi è il giorno della memoria.
Piccola lista di esercizi di memoria
La rubrica di Matteo Marchesini su Radio Radicale dedicata al giorno della memoria, che propone i passi di tre intellettuali ebrei del Novecento: Adorno, Arendt, Wiesel.
Christian Raimo su Domani (per abbonati) che si interroga su quanto sia stato forse controproducente aver delegato solo alla dimensione emotiva e narrativa il ricordo dell’orrore dell’Olocausto.
I 15 luoghi simbolo del massacro nazista in Italia, visitabili.
Guida agli eventi commemorativi di oggi.
Una lista di libri da leggere per non dimenticare.
Succede a ILDA
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teoria e storia della critica letteraria
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Bonus track: lettura e breve saggio su un romanzo italiano contemporaneo
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Insomma, è un corso come piace a noi di Ilda: ricco di teoria e ricchissimo di pratica.
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Dietro le quinte
Aspettando Camera di Smontaggio
Quando ho visto Bottoms di Emma Seligman, commedia adolescenziale del 2023 su due ragazze impopolari che fondano una sorta di fight club per far colpo sulle cheerleaders della scuola, ho subito pensato a Not another teen movie - Non è un’altra stupida commedia americana, film demenziale del 2001. Entrambi utilizzano i tropi del genere, ma mentre Not another teen movie li mette alla lente di ingrandimento, esasperandoli, attraverso lo strumento della parodia, Bottoms attua un’operazione di riscrittura sovversiva. I tropi servono a questo: sono strumenti al servizio di chi scrive. La sapienza artistica sta nel non trasformarli in cliché, ma rifunzionalizzarli al servizio della storia, del tempo storico in cui la si racconta, e della consapevolezza di chi la guarda. Ecco perché Bottoms oggi fa ridere, molto di più di una parodia esplicita che oramai risulta stanca.
Chiara
Scrive Franco Moretti in A una certa distanza che “la forma è l’elemento ripetibile della letteratura: è ciò che ritorna, sostanzialmente invariato, in molte occasioni e per molti anni”. L’esercizio da compiere, allora, non è tirare fuori dal cilindro nuove forme, ma piegare, direzionare, reinventare, quelle già esistenti.
Francesca
Galassia immaginaria
Martedì 30 gennaio alle 19:00 ci sarà l’incontro aperto e gratuito della nostra Galassia Immaginaria. Parleremo di:
° Uccelli vivi di Samantha Schweblin, traduzione di M. Nicola, ed. Sur
(qui un’intervista all’autrice)
° True detective stagione 4 di Issa Lòpez, , su Sky/Now
(avete notato le connessioni con la prima stagione?)
Sei ancora in tempo se vuoi partecipare, scrivici a ilibrideglialtri@gmail.com!
consigli di Francesca
Amare tutto di Letizia Pezzali, Einaudi. Ricco di tensione, ammaliante e intelligente, un libro bello da "ascoltare", nel senso di prestare attenzione a quello che dice e fa dire ai suoi pochi personaggi. Un romanzo imperfetto e proprio per questo vivo, ruvido, fastidioso. E comunque perfettamente scritto, che è quel che conta.
Del narrare di Daniele Del Giudice, Einaudi. Una raccolta di saggi e considerazioni sulla scrittura, tutti bellissimi, tipo così: “ogni volta che si pronuncia una parola, ogni volta che si dice, per esempio «tavolo, banco, microfono» è come se si facesse una specie di cono di luce che illumina un oggetto. Ogni cono di luce produce una zona d’ombra intorno ed io cerco di lavorare sia con la luce delle parole, sia con l’ombra, perché il potere evocativo per me è proprio in quella zona d’ombra che sta attorno alla luminosità delle parole”. (Mi piacerebbe sapere perché costa 36 euro, cosa che credo renda complicato farlo arrivare ai lettori).
Succession stagione 1, su Sky/Now. Ero rimasta l’ultima a non averlo visto, quindi non starò qui a raccontarvelo. Però si è sviluppata una bellissima conversazione critica in cui in tanti ci chiediamo come e perché si dice che sia un capolavoro. La maggior parte crede proprio che lo sia, io non ne sono sicura, ma mi riservo di deciderlo alla fine. C’è chi per convincermi mi ha mandato un articolo molto interessante, che però leggerò a fine visione, perché temo sia pieno di spoiler.
consigli di Matteo
È pericoloso essere felici. L’invidia degli dèi in Grecia di Dino Baldi, Quodlibet.
L’autore di questo saggio intelligentissimo, e di greca misura, appartiene a una specie rara di centauri della cultura: è al tempo stesso un narratore e un filologo. Baldi ci spiega le forme in cui è cambiata, presso i Greci, la concezione del rapporto tra gli dèi e gli uomini. E senza caricare troppo le tinte, ci suggerisce le ragioni per cui dal Novecento a oggi siamo tornati ad avvicinarci a una percezione arcaica del Caso, della Nemesi: senza religioni condivise, e senza più quei surrogati moderni delle religioni che sono state le ideologie, le ‘superstizioni’ di chi avverte l’imperscrutabilità dell’ordine cosmico ci sembrano infatti più ‘razionali’ delle razionalizzazioni che hanno a lungo promosso le teodicee.
C’era la guerra in Cecenia di Adriano Sofri, Sellerio
Dove è cominciata la storia che oggi riporta la guerra in Europa? In questo reportage degli anni Novanta, Sofri ci aiuta a capirlo descrivendo la prima fase di quello spietato attacco della Federazione russa contro la minuscola Cecenia che fece da introduzione alle politiche imperialiste di Putin. Per acume analitico, slancio vitale, doti descrittive, e onestà nel dar conto delle contraddizioni, l’autore di questo libretto ci offre un punto di vista singolare: leggerlo è un po’ come leggere uno Sciascia che sia al tempo stesso Malraux.
La cena dei cretini di Francis Veber, 1998.
Ho rivisto questo film di recente e ho riso come la prima volta (e la seconda, e la terza… credo di essere alla decima, più o meno). È una di quelle opere leggere, e semplici nell’impianto, che riescono però a farsi metafore di quasi tutto. A parte la presenza di Villeret, che da solo - e anche per ragioni squisitamente fisiche - scatena di continuo la comicità, il punto forte del film è la destabilizzazione senza sosta delle attese dello spettatore ‘buonista’ come di quello ‘cattivista’. I ricchi che invitano ogni mese a cena un poveretto per prenderlo in giro a sua insaputa non sono meno cretini di lui; ma non per questo lui – che nelle sue passioni pedanti e insieme naif somiglia a non pochi lavoratori culturali di oggi - diventa meno cretino di loro.
consigli di Chiara
Tiny beautiful things, su Disney +, miniserie di Liz Tigelaar tratta dai bestseller di Cheryl Strayed. Se avete amato Kathryn Hahn in I love Dick, qui la ritrovate nei panni di una donna di mezza età in piena crisi che comincia a scrivere una rubrica di consigli sotto lo pseudonimo di Sugar. Classificata come comedy, è in realtà una visione molto commovente, che parla di lutto e perdita, molto ben scritta, delicata, con una splendida Merritt Wever.
Dream scenario, film di Kristoffer Borgli. “Hai mai sognato quest’uomo?” è stata una leggenda dell’internet dei primi anni 2000, e diventa qui un film sulla vita del povero Paul Matthews, uno sfortunato e anonimo professore di biologia, che viene sconvolta quando milioni di sconosciuti in tutto il mondo iniziano a vederlo nei loro sogni. Se qualcun* avesse ancora qualche dubbio sulla gigantesca bravura di Nicholas Cage.
Horrorstör, di Grady Hendrix, trad. di R. Prencipe, Mondadori. Chi tra voi non ha mai provato un vago senso di spaesamento, disagio e angoscia esistenziale all’Ikea? Sicuramente deve essere capitato a Grady Hendrix, autore che mixa sapientemente tono ironico e atmosfere horror, e usa la classica storia della casa infestata infilandoci dentro una critica al consumismo e un’acuta caratterizzazione di classe dei personaggi. È anche un bel libro da sfogliare, che contiene tra i capitoli un raccapricciante catalogo d’arredamento.
consigli di Giulia
Demon Copperhead, di Barbara Kingsolver, trad. Laura Prandino, Neri Pozza. Un dichiarato riferimento a Dickens con ambientazione contemporanea, un protagonista a cui la vita non ha riservato un briciolo di fortuna ma proprio per questo è difficile non amarlo. Il timbro è spesso ironico e stempera benissimo i momenti tragici ed è perfetto per chi cerca una grande storia a cui affezionarsi. E poi ha vinto il premio Pulitzer.
Tasmania, di Paolo Giordano letto da Paolo Pierobon, Emons (su tutte le piattaforme di audiolibri). Non so se sono troppo di parte perché ho un amore spassionato per la voce di Pierobon, ma ho letto così l’ultimo libro di Giordano e l’ho trovato veramente bello per scrittura, per concezione e anche per capacità di sguardo su presente e futuro.
Uncoupled, serie tv di Darren Star e Jeffrey Richman, su Netflix. Come si ricomincia se il compagno di una vita decide di lasciarci dopo 17 anni? Ho iniziato a guardarla soltanto per nostalgia di Neil Patrick Harris e con un po’ di avversione verso questi protagonisti upper-class, mi sono ritrovata a commuovermi e a sentirne la mancanza per settimane.
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Dopo gli Stati Generali dell'Immaginazione, arrivano gli Stati Generali del Genere. Un'idea di Patrick Fogli e Massimo Carlotto, a Bologna.
Fino al 18 febbraio c'è il 20% di sconto sul catalogo Adelphi.
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L’americanata di Chiara
“Un romanzo è un lungo sogno lento in cui posso girovagare alla ricerca di parti perdute di me stesso. In questo senso, i miei romanzi sono autobiografici ma sono l'autobiografia del mio sé fittizio.”
Da LA Review of Books, “A Novel Is a Long Slow Dream: A Conversation with William Kotzwinkle”, di Collin Mitchell, trad. Chiara M. Coscia
https://lareviewofbooks.org/article/a-novel-is-a-long-slow-dream-a-conversation-with-william-kotzwinkle/
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Oggi c’è l’ultimo giorno de “i giorni della merla”, a cura del Festival Macerata Racconta.
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