Non esistono più le seconde stagioni (di una volta)
Ridateci le seconde stagioni delle serie tv; la stagione dei Premi Letterari invece non manca mai; il Cigno in giro; Galassia Immaginaria regala il 20% di sconto; rassegna stampa. Storia 1 o storia 2?
Ho terminato ieri sera la seconda stagione di Buffy, la serie originale di Joss Whedon che da ragazzina avevo visto senza attenzione e perdendomi episodi e svolte per strada, e che da un po’ di tempo sto invece recuperando per intero. Sono rimasta molto colpita dal finale (davvero coraggioso per l’epoca) e in generale, se già avevo trovato piacevole e interessante la prima stagione, con questa seconda il mio interesse per la storia e per i personaggi si è definitivamente acceso e consolidato. E mi sono resa conto che questa dinamica mi mancava da un pezzo.
Perché invece, negli ultimi anni, mi succede spesso, con le seconde stagioni, di annoiarmi a morte e mollare lì.
C’è stato un tempo in cui la seconda stagione di una serie TV rappresentava il punto di svolta. Dopo l’esordio — spesso solo promettente e d’introduzione — arrivava finalmente il momento in cui autori e spettatori siglavano una sorta di patto di sangue. I personaggi, ormai familiari, prendevano spessore. Le trame si infittivano, i toni si affinavano, il mondo narrativo diventava una seconda casa. La seconda stagione era, in qualche modo, la vera prima stagione: quella in cui ci si lasciava davvero andare.
Penso a Buffy, ma anche ad Orange is the New Black (una volta un amico mi disse che aveva convinto la sua compagna a vedere la serie con lui a partire dalla seconda stagione, perché la prima è in effetti molti metri più in basso rispetto all’intensità generale della serie), e ancora Mad Men, Breaking Bad, serie che hanno stabilito un tono e un’interesse già intenso alla prima stagione, ma che sono andate in profondità, esplorando oscurità, lanciandosi in scelte stilistiche forti e rivoluzionare a loro modo solo a partire dalla seconda. E avrei altre decine di esempi che mi vengono in mente.
Oggi, invece, sembra che proprio lì, al rinnovo, molte serie si inceppino. Un fenomeno sempre più evidente: seconde stagioni fiacche, trascinate, incapaci di aggiungere profondità o tensione a quanto già visto. Spesso si limitano a ripetere dinamiche già esplorate, con l’illusione che basti riproporre le stesse formule per tenere vivo l’interesse. Ma lo spettatore, che nella prima stagione si era appassionato, a metà della seconda comincia a girare lo sguardo, posticipare la visione, perdere interesse, guardare gli episodi con distrazione, sbadigliando o addirittura mostrando insofferenza.
Esempi? Mi viene in mente The Wilds, una serie Prime che aveva dei presupposti interessantissimi e che poi reitera nella seconda stagione delle dinamiche già oramai svelate, prive quindi della tensione della prima, ma anche la stessa House of the Dragon, che avrebbe avuto un dosaggio molto più equilibrato di trama se non avesse fatto una corsa di anni nella prima stagione per poi diventare una serie di episodi a forma di character study e movimenti a rallentatore nella seconda (non dimenticherò mai lo sfinimento a vedere Daemon borbottare per il castello Harrenhal per tanti, troppi minuti, episodio dopo episodio). Anche Severance, serie con una prima stagione abbastanza fulminante, al secondo episodio della seconda stagione ti chiede uno sforzo di fiducia enorme per andare avanti, perché ti sembra di aver fatto un enorme passo indietro rispetto alle svolte del finale della prima.
È una crisi di scrittura dettata da necessità produttive e di fruizione, una svolta di visione che premia solo il successo immediato e pretende continuità rapida e che ha ridotto il tempo per riflettere su cosa significhi davvero, e se ha senso narrativamente, continuare una storia, e quindi molte seconde stagioni sembrano prodotte più per dovere che per urgenza narrativa. Ed ecco che abbiamo personaggi fermi, dialoghi che girano a vuoto, archi narrativi che non crescono ma si allungano. E il nostro coinvolgimento da spettatori che si affievolisce puntata dopo puntata. Quel “dopo” che aspettavamo con ansia arriva senza coraggio, senza scarti né scoperte, ci sentiamo frustrati e traditi e soffocati in un loop di ripetitività e noia.
Naturalmente, esistono eccezioni. Alcune seconde stagioni riescono ancora a sorprendere, a rilanciare, a rimettere in gioco i pezzi con intelligenza. Penso alla seconda (e alla terza) di The Bear, che da queste parti abbiamo amato tanto, proprio perché osa uscire da un meccanismo che pure funzionava molto, quello concitato e nevrotico della prima, per andare in profondità e osare cambiare.
E quindi conto ci sia ancora speranza, a saper guardare con cura e attenzione, e che alla sfida del tempo saranno le seconde stagioni, quelle solide, quelle necessarie, a sancire il destino di una serie.
Chiara M. Coscia
Colonna sonora
La cosa più bella della seconda stagione di Westworld, grande esempio di una serie la cui prima stagione era un mezzo capolavoro e che poi ha sbracato completamente per strada.
Notiziona della bi-settimana
Stagione di Premi! Così tanti che non ci stiamo dietro! Dunque:
Andrea Bajani vince il Premio Strega Giovani
La cinquina del Premio Strega è: Andrea Bajani, Nadia Terranova, Elisabetta Rasy, Paolo Nori e Michele Ruol
Antonio Galetta vince il Premio Campiello Opera Prima
La cinquina del Premio Campiello è: Wanda Marasco, Fabio Stassi, Monica Pareschi, Marco Belpoliti e Alberto Prunetti
C’è anche la dozzina del Premio Neri Pozza
E i finalisti del Premio Italo Calvino. Ha vinto Andrea Pauletto con il romanzo Crack. Una prima menzione speciale della Giuria viene assegnata a Flora Giuliano D’Errico per La gabbia e due ulteriori menzioni speciali vanno a Michele Frisia per Ai gentili non vendere armi e a Ben Eccher per Arto fantasma.
Succede a ILDA
Per chi ha voglia e curiosità di incontrare Luca Mercadante, ecco qualche prossima occasione per sentirgli raccontare il Cigno in giro. Luca ne sarebbe felicissimo, se lo vedete diteglielo che siete lettori ILDA!
Domenica 8 giugno al festival Una Marina di Libri, a Palermo
Giovedì 12 giugno al festival Amabili Confini, a Matera
Venerdì 13 giugno alla libreria Guida di Benevento
Sabato 14 giugno alla libreria Novacardia, ubik di Casalpalocco (RM)
Lunedì 16 giugno alla libreria Tarantola di Sesto San Giovanni, per la sestina del Premio Bancarella
Martedì 17 giugno a Novara, a cura della Piccola Officina del libro di Oleggio
Venerdì 20 giugno al salotto culturale Koinè di Formia
Galassia immaginaria
Per il mese di giugno, che sarà l’ultimo prima della pausa estiva, abbiamo lanciato una sfida: non saremo noi a proporre le coppie ma i partecipanti a portare ognuno con sé UNA COPPIA PER GALASSIA.
In questo modo avremo tanti bei consigli di lettura e visione per l'estate che arriva!
E per la persona che avrà proposta la coppia libro/serie più interessante, in regalo il 20% di sconto sui nostri corsi e servizi dell’autunno.
Se ti va di partecipare scrivici, l’ultimo incontro prima delle vacanze si terrà il 17 giugno 2025 alle 19:00. Come al solito non c’è obbligo di lettura e visione, basta solo essere curios*!
Per saperne di più trovi tutto qui.
La bi-settimana editoriale
È morto lo scrittore statunitense Edmund White, conosciuto per i suoi libri dedicati ad amori e autori omosessuali.
In vista del prossimo Malta Book Festival, l’Istituto Italiano di Cultura di La Valletta invita le case editrici e le librerie italiane a esporre e vendere i propri libri al pubblico maltese presso il suo stand.
Il Gruppo Feltrinelli annuncia il lancio di una nuova casa editrice specializzata, Night+Day, “dedicata a tutte le sfumature del romance e progettata insieme alle autrici”.
Un’intervista a Silvia Costantino di effequ su “404 file not found”. Su Rivista Stanca, per una storia delle riviste culturali.
“C’è qualcosa di più devastante di una vocazione artistica sprovvista del talento? E secondo quale criterio il talento viene concesso o negato?”, Fabrizio Coscia su Pangea.
Prima edizione di Milano Film Fest, il direttore è Claudio Santamaria.
In occasione della pubblicazione di “Goodbye Hotel”, l’intervista con lo scrittore Micheal Bible, narratore del controsogno americano che si definisce autoesiliato in patria. Su Limina rivista.
L’americanata di Chiara
“ Mi interessano molto gli scrittori di un secolo fa. Quando guardo scrittori come Virginia Woolf e il modo in cui ha scritto di Londra ne ‘La signora Dalloway’, o come Claude McKay ha scritto di Harlem in ‘Home to Harlem’, mi trovo ad essere davvero ispirato da loro. Quegli scrittori che scrivono del loro angolo di città e lo fanno in un modo tale che anche cento anni dopo qualcuno è in grado di sentire una connessione con quel luogo.”
Da The Offing “Q&A with Alejandro Heredia, author of Loca”, di Mimi Wong, trad. Chiara M. Coscia
https://theoffingmag.com/interviews/qa-with-alejandro-heredia-author-of-loca/
Appuntamenti
Fino a domani c’è la prima edizione di Mo.Li.Se – Mondi Libri Segni, a Campobasso.
Fino a domenica a Palermo c’è Una marina di libri (domenica Francesca e Luca saranno lì in giro)
Fino al 15 giugno a Mestre c’è il Mestre Book Fest.
Dal 14 al 21 giugno torna il Salerno Letteratura Festival.