La scrittura come conversazione privata
C’è una lettera di Henry James a cui ritorno spesso. “Che lettera?”, direte voi, ma non è importante quale sia. Accontentatevi (per il momento) di sapere che è una lettera a un’amica sofferente che ha subito un lutto e fa fatica a riprendersi.
Pur senza conoscere nei dettagli il rapporto fra i due, pur trovandomi ad anni luce di distanza nel tempo, quella lettera mi parla — ancora e ancora— perché enuncia una sua verità assoluta, proprio perché intima, personale, privata. È diventata un amuleto potentissimo a cui stringermi nei momenti di oscurità, potere che solo l’arte, nelle sue forme più luminose, può esercitare.
Non ho mai considerato le lettere un’appendice della produzione letteraria di un autore, pronta a essere sezionata e disposta in singole parti isolate rese aforismi o citazioni pass-partout. Non ne condivido l’uso, talvolta ingenuo o ignorante, di farne dei contenitori in cui pescare per ricostruire il credo poetico-filosofico di un autore. O meglio, non più del resto del corpus letterario. È facile cadere nell’inganno che certi scritti siano meno pensati o curati di altri, più “istintivi”. Una lettera prevede un lettore, e in quanto tale è veicolo di un messaggio espresso in una forma. Comunica, sì, e lo fa con maniera.
La scrittura epistolare è un genere a sé, con le sue singolarità e idiosincrasie, prevede un’immersione in una conversazione altrui che risuona come nostra, che ci parla, e quest’esperienza non è poi così diversa da quella che pratichiamo in generale con le storie. Le lettere funzionano così: le leggiamo con la vaga sensazione di stare assistendo a un dialogo privato, origliamo, spiamo. E però non si tratta di un dialogo privato, ma di un testo pensato per essere letto. Ad alta voce, aggiungo, perché nei testi condensati e costruiti in tre o quattro passaggi è facile che si cammini ai margini del lirismo.
Sottogenere della scrittura epistolare, o forse anche genere a sé, sono le advice column, le varie poste del cuore, dei consigli, delle domande esistenziali ai giornali, rivolte quasi sempre a una voce precisa dietro la carta o lo schermo di turno. Forse queste sono ancora più affascinanti della corrispondenza privata, perché sono conversazioni che avvengono non solo tra un autore e un lettore, ma di fronte a un pubblico, talvolta nella forma di un discorso confessionale protetto dall’anonimato, altre volte discorso sociale-comune, se le domande che vengono sollevate sono domande di tutti. Chi risponde alle lettere riesce a spostare la risposta fuori dai limiti dello scambio interpersonale, creando uno spazio immaginativo assoluto e ricorsivo, e generando una sorta di etica dell’intimità consultabile da chiunque legga.
Un esempio chiarissimo è The Red Hand File, la newsletter di Nick Cave. Il cantautore australiano si è inventato una sua versione della posta del cuore: il pubblico gli scrive una domanda e lui risponde. Un po’ come i box di domande anonime su Instagram. Tuttavia, curiosità pruriginose a parte, la differenza fra The Red Hand File e il box di Ig è che nel primo caso non osserviamo smangiucchiando furtivamente i contorni della vita privata di Nick Cave, ma partecipiamo a un discorso.
The Red Hand File, infatti, può essere considerato un epistolario tra Nick Cave e il mondo fuori, tenuto insieme da una voce autoriale potentissima. E così le sue risposte, talvolta riferimenti quotidiani anche secchi o ironici, talvolta lunghi e commoventi squarci sulla sua vita più intima, diventano passaggi epitome, frasi che ci accompagnano, non in quanto aforismi isolati ma proprio perché espressione di una poetica, un discorso che — come è prerogativa della letteratura — è più volto a creare risonanza e riconoscimento che a fornire soluzioni. Pur essendo così lontano da noi, anni luce nello spazio, è un discorso in cui possiamo trovare la nostra verità.
(E no, non mi sono dimenticata. La lettera di Henry James a Grace Norton la trovate qui. Spero possa diventare per chi la leggerà anche solo un briciolo di ciò che è per me.)
Chiara M. Coscia
Succede a ILDA
A ottobre torna Apnea, la nostra scuola di lettura creativa, tecnica e critica di lungo periodo che fornisce gli strumenti per trasformare la passione di leggere in una competenza.
Qui c’è l’intero programma, completo di calendario e dei risultati raggiunti da corsisti e autori in otto anni di scuola. Ma cosa dice chi è già stata allieva editor?
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A seguito della nostra call Interno giorno, la classe di Apnea ’22/’23, insieme con la redazione e sotto la supervisione di Francesca de Lena, ha letto, selezionato e poi editato 5 racconti per la pubblicazione.
Questa settimana pubblichiamo Mani sporche, di Giulia Zoratti, editato dagli allievi editor Stefano Miniati, Daniela Pala e Francesca Morra, e La compagnia, di Roberta Spagnoli, con editing a cura dell'allieva editor Eleonora Giudice.
Buona lettura!
La settimana editoriale
“Quello tra Pound e Kitasono sarà un incontro tra anime affini: la corrispondenza tra i due, dal 1936 al 1966, conta un centinaio di lettere”. A proposito di scambi epistolari, un approfondimento sul rapporto tra Ezra Pound e il poeta giapponese Kitasono Katue (che dal vivo non si incontrarono mai).
Su Doppiozero, Daniela Marcheschi racconta il rapporto di Giuseppe Pontiggia con la traduzione: “Pontiggia era convinto che la traduzione, specie quella letteraria, debba corrispondere a uno sforzo di fedeltà all’originale in tutte le dimensioni o sfaccettature della sua forma, secondo l’inscindibile coppia fedeltà–bellezza”.
L’intelligenza artificiale e Philip Roth.
Negli Stati Uniti, lo scorso anno sono stati censurati il +38% di libri rispetto a quello precedente. I titoli più bersagliati sono quelli che trattano di relazioni LGBTQIA+, scritti da persone LGBTQIA+ o da altre minoranze. Ma in Illinois è appena stato firmato un accordo che vieta la censura nelle biblioteche.
Nel quartiere Chinatown di Milano nasce Lato D, la libreria del desiderio, per infrangere i tabù.
Le piattaforme streaming ridimensionano le spese a causa del calo dei profitti.
Su Link, un articolo sulla diffusione degli eat the rich movies (noi ne abbiamo parlato in un editoriale qualche mese fa).
Anche Futurama come I Simpson: le serie d’animazione di Matt Groening anticipano il futuro.
Nel suo blog, lo scrittore Paolo Zardi scrive un pezzo molto triste che trae ispirazione dalle lettere di Nabokov a editori che lo hanno ignorato. Il pezzo è appunto sugli scrittori che non ricevono risposte dal mondo editoriale: “Scriviamo un romanzo nel quale mettiamo tutto il nostro cuore, che ci ha tolto ore di sonno, di famiglia, di amici, e ci sembra che sia venuto bene, che funzioni, che possa piacere, e quindi lo mandiamo a qualcuno… passano mesi… anni… non si sa nulla”. Tutto il mondo è paese.
Le 10 librerie più instagrammabili d’Europa.
Appuntamenti e opportunità
Lavoro nell’arte e nella cultura: imprese culturali, architettura e design, cinema, residenza d’artista.
A Bari, fino a domani, c’è il Lungomare di libri.
Dal 3 al 13 luglio, a Roma, il Letterature festival.
Dal 5 al 7 luglio, a Torino, il Festival delle Culture Popolari.
Epistolari, i fantasmi delle newsletter passate.
Ci vediamo sabato 8 luglio.
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