Il romanzo nel cestino
Nasce un nuovo romanzo che amiamo, problemi di una fiera del libro, Galassia Immaginaria, la nostra rassegna bi-settimanale, Americanata, cosa fai quando quello che hai scritto non funziona?
Ieri ho scritto la nota dei ringraziamenti per il mio nuovo libro. È stato un momento straniante, come se per la prima volta osservassi il percorso che mi ha portato qui. In quella nota ci sono nomi e volti, persone che mi hanno accompagnato, sostenuto e, molto spesso, sopportato. E poi c’è un debito più difficile da spiegare: quello verso il romanzo precedente, che ho buttato via.
A quel libro avevo dedicato due anni della mia vita. Due anni faticosi, passati incoraggiando ogni giorno gli altri a scrivere, e a chiedermi ogni notte cosa c’entrassi davvero io con questo mondo. Mesi trascorsi a produrre pagine che sembravano promettere qualcosa, per poi chiudersi su loro stesse. Ogni volta che riaprivo il file, provavo a convincermi che bastasse sistemare una scena o correggere una sottotrama. Ma sapevo che non era così. Quella storia non funzionava, e non perché fosse sbagliata in sé, ma perché io non funzionavo con lei.
La cosa strana è che lasciarla andare non è stato doloroso. Fino a un attimo prima, immaginavo che avrei vissuto una perdita, quasi un’amputazione. E invece, quando l’ho fatto davvero, ho provato un sollievo del tutto inaspettato. È stato allora che ho capito: non avevo buttato via nulla. Tutte quelle parole scritte con fatica, le scene immaginate, i personaggi rimasti senza un destino, non erano stati inutili. Erano, e sono, come scarti in una compostiera: fermentano, si trasformano e diventano concime. Nutrimento per ciò che verrà dopo.
Il romanzo che ora sta per vedere la luce – pubblicato dalla casa editrice che ogni scrittore sogna – è nato anche da quelle pagine scartate. Da ciò che ho imparato scrivendole, dagli errori commessi, dai tentativi andati a vuoto. Niente è stato perduto, tutto si è trasformato.
Siamo abituati a celebrare la tenacia, l’ostinazione nel portare a termine ciò che iniziamo. Ma c’è un’altra virtù, forse più grande: sapere quando è il momento di lasciare andare. Riconoscere che qualcosa non funziona, smettere di insistere. Abbandonare una nave che affonda non significa arrendersi, ma salvarsi.
Se oggi sto per raggiungere un traguardo importante, lo devo anche a quel romanzo che non entrerà mai in una libreria. A quel gesto di cancellare il file, svuotare il cestino e buttare gli appunti nel bidone della carta. Lo devo alla consapevolezza che la scrittura non è testardaggine, ma onestà. E mentre ieri chiudevo la nota dei ringraziamenti, ho capito cosa devo davvero a quel romanzo-nel-cestino: tutto ciò che non è stato, tutto ciò che mi ha permesso di diventare.
Luca Mercadante
Colonna sonora
A proposito di navi, per un romanzo che affonda ce n’è uno nuovo che salpa, e non potrebbe esserci canzone migliore di questa per celebrarne la partenza.
Notiziona della settimana
Tutti sappiamo che in questi giorni a Roma si svolge la fiera Più Libri Più Liberi dedicata alla piccola e media editoria e organizzata dall’Associazione Italiana Editori (oggi ci saremo anche noi, se avete voglia di incontrarci scriveteci a ilibrideglialtri@gmail.com).
Quest’anno la fiera è partita sotto il segno di diverse polemiche, la più ingombrante delle quali ha investito la direttrice Chiara Valerio per la sua scelta di programmare l’incontro sul libro del filosofo Leonardo Caffo, nonostante la fiera fosse stata intitolata alla vittima di femminicidio Giulia Cecchettin e Caffo fosse imputato in un processo per maltrattamenti verso la sua ex compagna.
Dell’opportunità di questo invito (la liceità è fuori discussione, costituzionalmente garantita), dell’opportunità di insistere anche a mezzo TV nonostante le proteste, di potere culturale, di amichettismo (parola sempre detestabile, secondo noi) e di defezioni o mezze defezioni (come quelle dei fumettisti FumettiBrutti e ZeroCalcare – che a un certo punto ha inevitabilmente rubato la scena a tutto il dibattito – e delle scrittrici femministe Giulia Siviero e Sara Ahmed) si è parlato in abbondanza.
Questo gran parlare ha forse nascosto problemi più antichi della manifestazione come quelli denunciati da un gruppo di editori il cui comunicato vogliamo riportare qui di seguito, perché ci sembra che mettere sul tavolo questioni strutturali piuttosto che meteore sia sempre più utile e necessario.
A PLPL non ci saremo e vi spieghiamo perché. Siamo un gruppo di case editrici indipendenti che da anni ha deciso di non partecipare alla Fiera della Piccola e Media editoria, organizzata a Roma dall’Associazione Italiana degli Editori. Si chiama Più Libri Più Liberi, ha costi di accesso altissimi, e già dal nome inneggia a un meccanismo a cui noi non vogliamo appartenere.
L’AIE fa rientrare nella Piccola e media editoria imprese delle dimensioni più varie purché sotto il fatturato annuo di dieci milioni di euro. A tutte viene richiesto di comportarsi come i grandi gruppi editoriali, con un’unica parola d’ordine: produrre più libri possibile, alimentando il meccanismo della resa che genera profitto anche dalla non-vendita. E la distribuzione in Italia è un vero e proprio oligopolio, in mano a tre grandi gruppi editoriali, i quali detengono anche le principali catene di librerie. Le stesse che fagocitano le librerie indipendenti, e che da anni, tra l’altro, subiscono a Roma l’affronto di una Fiera organizzata a pochi giorni dal Natale che sottrae loro clienti e vendite vitali.
In Italia si producono più di 80mila titoli nuovi all’anno, circa dieci titoli all’ora. Un mercato saturo e alimentato dai grandi gruppi, ma anche dalle piccole e medie case editrici, costrette a produrre più di quanto potrebbero. Una logica iperproduttiva che si riflette anche nella logica della proposta culturale della fiera, diventata un casellario da riempire in modo quasi indiscriminato e disattento, con pochi eventi curati da una direzione artistica (che spesso non guarda agli editori presenti in fiera ma ai grandi nomi di richiamo, innestando l’altrettanto tossico meccanismo che solo il nome richiama gente) e molti buttati via in tempi e spazi morti. La brutta vicenda degli ultimi giorni si mostra figlia della medesima logica di arroganza e disattenzione: se ogni cosa vale tutto allora tutto vale nulla, e l’intitolazione della Fiera a una giovane uccisa dalla violenza patriarcale si accosta senza problemi alla presenza di un autore denunciato dalla ex compagna per maltrattamenti.
Noi non vogliamo questo. Crediamo in una editoria che si possa permettere di produrre meno, e che possa basare la propria attività su un atto chiaro: la scelta. Chi pubblica sceglie, non solo cosa pubblicare, ma anche come e soprattutto quanto: ma se la regola è solo produrre, scegliere non serve più a niente.
Vogliamo lavorare per un’editoria diversa, sostenibile e umana, un modello alternativo all’unico che prospettano come possibile: più libero, in effetti.
Lista delle case editrici che hanno scritto il comunicato, se volete dare un’occhiata al loro catalogo:
Succede a ILDA
🌊In Apnea e Apnea off decostruiamo i personaggi e incontriamo i loro autori🤿
Settimane prenatalizie ricchissime nel mondo Apnea: abbiamo incontrato Marco Amici, autore del romanzo Animali Fantasmi su cui stiamo lavorando, e anche Emanuela D’Amore, Luca Dore e Alberto Del Mela, i 3 autori protagonisti di Apnea off. Sempre parliamo in gran parte di personaggi, a proposito dei romanzi, perché fin dalla costruzione del romanzo moderno il personaggio è il romanzo.
L’offerta editoriale è ricca di manuali e saggi interessanti riguardo alla costruzione e allo sviluppo dei personaggi, ma molto spesso rimasticano dogmi di sceneggiatura o di drammaturgia, con le loro necessità di esperire, indossare i ruoli, e quasi mai ragionano su un concetto indispensabile e proprio della letteratura: il destino del personaggio.
Noi lo abbiamo fatto, insieme a Vite di uomini non illustri di Giuseppe Pontiggia e Transiti di Rachel Cusk.
Galassia immaginaria
Come abbiamo annunciato nella scorsa Newsletter, il tema di Galassia Immaginaria di questo mese è CLAUSTROFOBIA:
Quando ormai era tardi, di Claire Keegan, trad. M. Pareschi, Einaudi. Qui trovate un’intervista all’autrice sul Guardian, in inglese. È di un anno fa ma ancora molto valida.
+
Qui non è Hollywood, di Pippo Mezzapesa, su Disney + sui fatti di Avetrana. In questo video dalla Festa del Cinema di Roma, il regista parla della serie.
Una coppia che ci prepariamo a discutere nel nostro ultimo incontro del 2024, durante il quale ci saluteremo e ci augureremo anche buone feste, se ti va di partecipare l’incontro sarà il 16 dicembre alle 19:00. E come al solito non c’è obbligo di lettura e visione, basta solo essere curios*!
Per saperne di più: trovi tutto qui. Se hai voglia di partecipare sei sempre in tempo, scrivici a ilibrideglialtri@gmail.com!
La settimana editoriale
Su Vanity Fair si racconta di Esordi Letterari: “una nuova pagina di recensioni nata con l'obiettivo di esplorare quel territorio fragile e affascinante che è il primo romanzo. La redazione, composta da professioniste del settore editoriale, ha l’obiettivo di scovare e analizzare penne coraggiose e storie destinate a lasciare il segno, ritracciando le voci più nitide tra i debutti, ma anche a recuperare le prime di scrittori già famosi”. Queste professioniste sono tutte ex allieve di Apnea, alcune impegnate ancora in Apnea off e noi ne siamo fiere <3
Dato per perso e ritrovato dopo più di un secolo in una soffitta in Cile, The Scarlet Drop è il vecchissimo-nuovo film di John Ford. Su Lucy sulla cultura.
Roberto Saviano cambia editore: nel 2025 il nuovo romanzo e la riedizione per il ventennale di Gomorra usciranno con Einaudi Stile Libero.
È morto a 80 anni lo storico Giovanni Sabbatucci.
Quanto ci piacciono i dietro le quinte tecnici: come sono state costruite alcune scene della serie tv The Bad Guy.
I 12 libri dell'anno per Fahrenheit (uno al mese, il vincitore verrà proclamato domani a Più Libri Più Liberi)
I libri finalisti al Premio Campiello Junior.
Film di culto natalizio, Una poltrona per due torna al cinema in versione restaurata.
Fumettologica ha pubblicato una lista dei 10 migliori graphic novel stranieri del 2024.
L’americanata di Chiara
“Quando leggiamo le prime righe di un libro, abbiamo tutto ciò che ha lo scrittore: una prima parola, una frase, una frase completa. Quando lo scrittore ha lavorato a quel libro, ha rivissuto quel nucleo narrativo più e più volte, aggiustandolo alla perfezione. In un film, è diverso. Lo sceneggiatore scrive: "Esterno, Giorno, Centro Commerciale: Un uomo cammina attraverso un tipico centro commerciale suburbano, parlando al telefono", e questo è un nucleo narrativo, ma, per come funzionano i film, non sappiamo se quel nucleo sarà valido o meno. Dipende tutto da come viene girato, dalla performance, dalla musica, e così via. L’intero pacchetto simultaneo (azione, inquadratura, illuminazione, musica, ecc.) è il nucleo. Penso che la differenza tra narrativa e sceneggiatura inizi proprio qui.”