Il dialogo racconta l'indicibile
Beckett, Wenders e i cattivi autori di dialoghi, il Sanremo linguistico, è il momento di smontare le storie. Raccontare gli expats, rassegna stampa, dietro le quinte. I dialoghi che ti piacciono?
Settimana dei dialoghi, per me. Prima di tutto perché ne abbiamo discusso in Apnea, e mentre riprendevo e rinfrescavo i miei appunti mi sono soffermata sul concetto di indicibile: un buon dialogo ha diversi strati di indicibile sotto di sé, e tanto più è buono quanto più questi strati il lettore può intuirli, immaginarli, dedurli, senza averne certezza assoluta.
L'indicibile non va però confuso con il non-detto, che è quella cosa dietro la quale in molti si rifugiano, così come dietro all'iceberg di Hemingway (Eeeh, sotto questa idea qui che ti pare scema in realtà c'è ben altro!) dimentichi della lezione di O' Connor: se una cosa vuoi che ci sia, bisogna che ce la metti.
Il non detto è paraculo, l'indicibile è dramma.
Allora apro uno dei miei esempi preferiti, Beckett, L'ultimo nastro di Krapp, e improvvisamente mi sembra parlarsi tantissimo con Perfect Days, il film di Wim Wenders candidato all'Oscar.
Tutto il dialogo di Krapp con sé stesso, incespicato, brontolato, ritrattato, delirante, tipico dei personaggi beckettiani, che riempie la testa dello spettatore di parole senza logica e direzione, ed è apparentemente privo della rigida funzione informativa che tendiamo a ritenere necessaria quando si costruisce il parlato, sta lì proprio a sfiorare il liminare dell'indicibile. Racconta tutto ciò che di quest'uomo al tramonto occorre sapere per sentirne, più che capirne, il dolore.
Specularmente, tutto il silenzio delle giornate sempre uguali di Hirayama, fatte di lavoro, letture, ascolti e contemplazioni, viene interrotto da un'unica scena di dialogo funzionale, quella che lo contrappone a sua sorella (di cui si intuisce l’agenda super-impegnata e l’efficienza, e si sa il conflitto con la figlia: una donna quindi a stretto contatto con l’oggi performativo che il protagonista rifugge) in una messa in scena esasperante come una partita di tennis, lui di qua e lei di là dall'automobile-rete (vita) che li divide, facendo pronunciare a entrambi pochissimi cenni di biografia trascorsa, di pezzi mancanti, di cose accadute: non abbastanza da capire esattamente cosa sia successo ma abbastanza da sentire il dolore di quel che è successo.
Da un lato (Beckett) parole dette in presa diretta e incise su nastro, pensieri rimasticati in mente e dimostrati dai gesti e dalla mimica facciale, pensieri enunciati, risa, grida; dall'altro (Wenders) silenzio quasi assoluto se non per quell’unico momento rivelatore. Obiettivo medesimo: raccontare l'indicibile. Un indicibile che effettivamente non si dice, usando la forma dialogo con paradosso e maestria. E però si sente, perché il buon dialogo non dice, il buon dialogo agisce.
Dicevo settimana dei dialoghi anche perché ho appena letto la raccolta di racconti di un autore che usa (forza) moltissimo la forma dialogo. E non mi ha convinta. Ho cercato allora di scendere più a fondo, di capire il significato delle sue scelte, di cogliere l'idea sottostante il meccanismo usato: perché così inverosimili, perché così muscolari, perché così sentenziosi? Ho notato e compreso l'arguzia, il citazionismo, il gioco, la provocazione, la tecnica. Li ho trovati comunque, in ogni caso, brutti, posticci, vuoti. Non avevano neanche uno strato di indicibile.
Francesca de Lena
Colonna sonora
Se lo avete visto lo sapete già che Perfect Days di Wim Wenders ha una grandissima colonna sonora. La canzone di questo sabato non poteva essere che questa.
Notiziona della settimana
A proposito di dialoghi, forse non ne avete ancora parlato con nessuno, ma questa è stata ed è ancora la settimana di Sanremo 2024.
Lista del Sanremo linguistico
Le parole di Sanremo: un sito in cui puoi digitare una qualsiasi parola e scoprire quante occorrenze vi si trovano nei testi delle canzoni di Sanremo dal 1951 a oggi.
Sanremo 2024, testi e pagelle delle canzoni in gara: l’analisi puramente linguistica e stilistica, non interpretativa e musicale, dei testi in gara; con voto finale. A cura di Lorenzo Coveri, accademico della Crusca.
La lingua leggerissima di Sanremo: puntata del programma radiofonico La lingua batte, dedicata alla lingua delle canzoni sanremesi.
Il successo della parola “tuta” e dei suoi derivati nelle canzoni dei rapper (A partire da Tuta gold di Mahmood)
Il problema linguistico di Geolier. La polemica linguistica su Geolier.
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Dietro le quinte
Aspettando Camera di Smontaggio
Reality, sit-com, docuserie, talk show, true crime, tutti questi format sono caratterizzati da una meccanica interna perfettamente oliata, pur reggendosi, inesorabilmente, su concetti comuni: una narrazione ben costruita in termini di ritmo-tensione-azione, personaggi indimenticabili e cura nell’esposizione.
Un format è un contenitore che, per definizione, funziona secondo un set di regole prestabilite. È confortevole, sicuro, e soprattutto riproducibile, ma non immobile e immutabile. Le sue regole si arricchiscono, si svuotano e si modificano a seconda dello spazio e del tempo in cui quel format viene riprodotto.
Chiara
Che cosa s’intende per forma, in letteratura? Il genere, certo. Le peculiarità proprie del romanzo, del racconto, del diario (e di cos’altro? Non è che stiamo componendo troppo la forma? C’è ancora spazio per l’informità?). Architettura, partitura: la forma letteraria viene paragonata da sempre alle altre composizioni artistiche, rubandone terminologia e immaginario (perché non ne ha di proprie? Ne ha troppe, forse). “La forma è l’elemento ripetibile della letteratura” scriveva Franco Moretti. E che cosa, quindi, la rende di volta in volta irripetibile? Dove s’insinua la forma unica? Quando un libro diventa un libro - un libro?
Francesca
Appunti da Ipotesi di romanzo
Ipotesi di Romanzo ha virato sul paranormale. Abbiamo tenuto una seduta spiritica, con tanto di candele e ombre, evocando le diverse anime, oggettificate, che compongono la nostra essenza. Per ognuno di noi, alla fine dell’incontro, non ne è rimasta che una, quella reputata degna di restare tra noi. Quella degna di trasformarsi in storia. Idee che si materializzano in esistenze narrative. Da suggestioni astratte a oggetti narrativi concreti: non c'è niente di più eccitante che veder nascere e crescere la finzione.
Appunti da Prendila come una critica
Francesco De Sanctis, Marcel Proust, Sainte-Beuve, Erich Auerbach, Edmund Wilson, Giacomo Debenedetti, Franco Fortini, Luigi Baldacci: l’abbiamo presa piano, per così dire :)
Per dimostrare che il critico non è (solo) uno studioso, non è (solo) un teorico, non è (per forza) un accademico: il critico è uno scrittore, il critico ha un’idea del mondo. Le idee critiche necessitano di entusiasmo, di talento, di scrittura. E possono essere a loro volta criticate in termini letterari. Lo faremo.
Galassia immaginaria
Dopo un sofferto testa a testa, possiamo annunciare la coppia vincitrice del mese di febbraio, legata dalla parola Distanza: Java Road di Lawrence Osborne, trad. M. Gini, Adelphi + Expats miniserie di Lulu Wang su Primevideo.
Ecco due interviste per cominciare a entrare nell’atmosfera di queste storie:
Ne parleremo durante il nostro incontro di martedì 27 febbraio, alle ore 19:00.
Per saperne di più, trovi tutto qui.
Se ti è venuta voglia di partecipare sei sempre in tempo, scrivici a ilibrideglialtri@gmail.com!
La settimana editoriale
La storia del teatro Ariston.
Le classifiche dei libri più venduti a gennaio.
La scuola Holden diventa al 100% gruppo Feltrinelli.
Nascono Topic e Wudz, due nuove case editrici multidisciplinari.
I primi 10 (di quanti? di 70? di 80? Vedremo…) candidati al Premio Strega 2024, e il primo escluso.
Se sei autore self puoi partecipare e vendere il tuo libro al Salone Internazionale del Libro di Torino.
Rodari e l’animazione liquida: tentativi di trasposizione del lavoro di un intellettuale irripetibile.
Fare i conti con J.T. Leroy, quasi 20 anni dopo.
La nuova stagione di Feud: Capote Vs The Swans, diretta da Gus Van Sant, racconta la spettacolare autodistruzione di Truman Capote.
“Ho una percezione molto densa del linguaggio. Molto globale, quasi cinestesica. Ogni parola è una rete di reminiscenze letterarie, è un ritmo, un suono, una traiettoria nello spazio, una storia che risale al greco, al protogermanico, al sanscrito.” Bellissima intervista a Francesco Peri sul mestiere e il piacere di tradurre.
Un breve racconto di Carola Susani, che mette su carta la scena letteraria oggi.
Lo stile, nella critica italiana del 900. Del nostro Matteo Marchesini, su Treccani.
Le notizie che ti fanno svoltare la giornata.
L’americanata di Chiara
“Con il diffondersi degli obiettivi di lettura (n.d.T. le gare di lettura su base quantitativa) tra i propositi dell’anno su siti come Goodreads, anche quelli tra di noi che amano davvero leggere rischiano di essere coinvolti nella mercificazione della lettura, dove la produttività deve aumentare anno dopo anno. L'ottimizzazione e l'efficienza lasciano davvero poco spazio per la divagazione in cui ci si perde che comportano i grandi libri, che richiedono profonda riflessione e coinvolgimento. E non so voi, ma questo è quello che amo di più della letteratura.”
Da LitHub, “Against Disruption: On the Bulletpointization of Books”, di Maris Kreizman, trad. Chiara M. Coscia
https://lithub.com/against-disruption-on-the-bulletpointization-of-books/
Appuntamenti
Dal 16 al 18 febbraio c’è FLIP Poesia, a Pomigliano d’Arco (NA).
Dal 23 al 25 febbraio a Firenze torna Testo, festival dell’editoria.
Sempre il 23 febbraio comincia a Torino See You Sound — International music film festival.
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Canterini, i fantasmi delle newsletter passate.
Ci vediamo sabato 17 febbraio.
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