Dovremmo smetterla di usare la parola amichettismo
L'amichettismo è un cliché, nostra regina Alice Munro è andata via, doppietta di lezioni di lettura, una galassia immaginaria Premio Strega europeo, finisce il Salone e inizia Cannes. Sondaggio!
Dovremmo smetterla di usare la parola amichettismo, così come prima avremmo dovuto smettere di usare la parola resilienza o tutta quell'ironia linguistica da social (chiedo per un amico e simili) che resta efficace non più di 24 ore e poi diventa prevedibile, sciatta e noiosissima.
Il suffisso -ismo è ormai prezzemolino ogni minestra, e se prima lo si usava per indicare correnti e pensieri, adesso tende a essere solo dispregiativo e sarcastico, senonché anche il sarcasmo ha ormai stufato e la sua forza come forma retorica e politica si è svuotata.
La prima ragione per cui dovremmo smettere di usarla è dunque estetica: la si sente dappertutto, è trita. Il trito diventa stereotipo e lo stereotipo hit dell'estate: è un destino comune a tutte quelle parole che hanno la pretesa di racchiudere, di sentenziare, di illuminare la vita agli stolti – che siamo noi, secondo chi le usa.
Chi scrive, chi lavora di scrittura, chi pensa e/o crea è chiamato a non accontentarsi della parola-ombrello, della parola-ritornello (i danni che ha fatto la parola Casta, sotto la quale ci è finito di tutto, li stiamo ancora contando, così come prima di lei la parola massoneria che ha addirittura condotto innocenti in galera), ma a dire meglio e con più precisione, e anche a dire il nuovo.
Amichettismo cosa dice di nuovo? Che esistono relazioni e meccanismi di forza? Che nell’organizzazione di queste relazioni ci sono delle storture? Che dalla notte dei tempi ci sono persone che meritano e nessuno se ne accorge e persone che non meritano ma tengono banco perché intessono più furbe frequentazioni? Chi si crede di battezzare con queste grandi verità, i bambini?
La parola può avere certamente il vantaggio di farsi notare, e però ha lo svantaggio di rendere fastidiosa e infantile una battaglia che invece è adulta e sacrosanta: creare spazi, dare voce, guardarsi di più e meglio intorno, farsi da parte in favore di altri, quando occorre. Gli amichetti ci sono all’asilo, qui è questione di potere.
La seconda questione è dunque più seria ed è politica. Non c'è niente di meno rivoluzionario (la rivoluzione vera è pragmatica, non idealistica: le cose che si cambiano sul serio facendole diversamente) che adagiarsi sui luoghi comuni, assentire nel coro e applaudirsi. C’è l’amichettismo, ok (ma poi sicuro che c’è nelle forme e nelle persone che crediamo noi? E se ci stessimo sbagliando? Dov’è lo spazio del dubbio e dell’errore?). Ora che facciamo? Puntiamo il dito a indicarlo? Puntiamo il dito a colpevolizzarlo? Invertiamo il dito verso di noi a designare la purezza? Sì, siamo onesti, è quello che si finisce per fare. Voi amichetti, io puro.
Meno candore (che dovrebbe essere inconsapevole per costituzione), meno risatine, meno crogiolarsi nei neologismi che neologismi non lo sono più. Se un luogo non è sano si alzano le tende e si va via, se certe persone non sono trasparenti gli si sta alla larga e si imbastisce altro, se un comportamento può modificare un pur piccolo meccanismo lo si compie, se si coinvolgono persone che non sono amiche e si fa ricerca su chi non si conosce ci si sarà comportati correttamente.
Meno darsi di gomito e più distinguersi, lavorare onestamente, con determinazione e serietà, cose che portano un'enorme stanchezza e alle volte anche un'enorme solitudine – e beati quelli che non si sentono soli. Perché se la gara è tra gli squali poco conta far parte del giro degli amichetti o di quello dei contro-amichetti: si starà compiendo in ogni caso un tradimento a sé stessi o alla propria causa.
Ma poi: che soluzione sarebbe distorcere una parola importante come amicizia, che obiettivo è creare un immaginario che la fa diventare una cosa brutta?
Francesca de Lena
Colonna sonora
Non potevamo scegliere colonna sonora diversa da questa.
Notiziona della settimana
Quella che non avremmo mai voluto ricevere: lunedì 13 maggio è morta Alice Munro.
Qui la puntata di Pagina 3 della mattina dopo, con la rassegna stampa che la ricorda.
Soprattutto chi non ha dimestichezza con la forma racconto troverà nelle storie e nella scrittura di Alice Munro sorpresa e conforto insieme. Lei riusciva nella magia di comprimere la complessità d’intreccio propria del romanzo nella forma più radicale e potente di tutte, quella che, come diceva Edgar Allan Poe, beneficia dell’unità di impressione, ossia di quel particolare e raro privilegio di trattenere in un’unica seduta di lettura senza interruzioni (proprie della lettura del romanzo) evitando in un sol tempo di lasciare un’impressione troppo caduca (come spesso succede con la poesia), bensì donando al lettore una persistenza vivida e compatta.
Quello che Alice Munro riusciva a fare con i suoi racconti era cogliere tutto. Lei osservava e coglieva tutto, non esiste emozione e azione umana che non avesse stanato e trasfigurato. Lo aveva spiegato meglio di chiunque altro in un brano tratto da La vita delle ragazze e delle donne:
«Perché quel che volevo era ogni singola cosa, ogni strato di conversazione e pensiero, pennellata di luce su una corteccia d'albero come su un muro, ogni odore, ogni buca, dolore, fessura, illusione, tenuti immobili, insieme: in un'inestinguibile radiosità».
Proprio voi che solitamente non leggete racconti: datevi un’occasione che potrebbe cambiare il vostro modo di vedere e sentire le cose. E se siete donne: per Alice Munro non sono usciti moltissimi commiati, qui da noi, e non moltissimi critici o scrittori uomini si sono prodigati in saluti commossi e in inviti alla lettura: fateci caso. Se solo paragonate i numeri e la qualità delle parole (e delle firme) a lei dedicate a quelli dedicati alla morte di Paul Auster, avvenuta poco tempo fa, potrete accorgervi della differenza (voce da elogiare: lo scrittore e critico Fabrizio Coscia che su facebook sta tenendo una sorta di Diario di Alice Munro, con analisi della sua opera).
Munro era una Premio Nobel, aveva scritto decine di libri, era probabilmente la più grande scrittrice vivente e di certo la regina della forma racconto. Era anche una donna che conosceva benissimo cosa l’essere donna volesse dire:
«Ricordati sempre: quando un uomo esce da una stanza, si lascia alle spalle tutto quel che c’è dentro, – le ha detto la sua amica Marie Mendelson. – Una donna, invece, si porta appresso tutto quel che c’è avvenuto».
da Troppa felicità, in Troppa felicità, Einaudi 2011 trad Susanna Basso
Compito di noi che restiamo è continuare a parlare di lei, regalare i suoi libri, leggere e tenere in vita le sue parole.
Lista di cose da fare per amare Alice Munro ancora e per sempre
Leggere tutti i suoi libri, pubblicati in Italia da Einaudi. Dal 2013, anno in cui vinse il Nobel per la letteratura, esiste anche il suo Meridiano.
Leggere la lunga intervista rilasciata alla Paris Review nel 1994.
Guardare i film ispirati ai suoi racconti: Julieta di Pedro Almodovar (libero adattamento della raccolta In fuga) e Away from Her – Lontano da lei di Sarah Polley (tratto da The Bear Came Over the Mountain, nella raccolta Nemico, amico, amante).
Guardare cosa dicono di lei: il ricordo della scrittrice sul New Yorker, una raccolta di citazioni sul Guardian e una lista di articoli a lei ispirati su Literary Hub.
Leggere l’intervista a Susanna Basso, sua traduttrice italiana, che parla di lei, su Cattedrale.
Succede a ILDA
Doppia lezione per camera di smontaggio:
la prima sulle forme letterarie ibride e romanzesche, che si riconoscono già dalle copertine e dai paratesti, occorre solo imparare a guardarle e a leggerne le parole chiave. Viaggio lunghissimo nei parametri dell’analisi testuale: i generi, le tradizioni, il cosa e il come delle rappresentazioni. Avere capacità critica e scegliere bene le proprie letture passa di qui, dal riconoscimento dei segnali e dei codici e dall’educazione a un gusto proprio. Per tutto il resto, occorre fidarsi di sé, così da non lamentarsi, poi, se si resta delusi.
La seconda è stata invece un’immersione nelle differenze tra romanzo e racconto, partendo dai dati oggettivi (lunghezze, obiettivi, architetture) e classici (ad aiutarci la lettura de La collana di Guy De Maupassant) e chiudendo sulle necessità artistiche e comunicative degli autori letti. Uno stesso autore, prendiamo il McEwan dei racconti Fatto in casa e Farfalle e del romanzo Il giardino di cemento, può raccontare la stessa storia diverse volte e con forme varie, perché ogni forma ha da dire su quella storia cose nuove, impossibili da dimostrare altrimenti. Solo l’occhio impaziente e ingenuo ci vede ripetizioni, l’occhio allenato ci vede profondità, scavo di vita, ovvero poetica.
Galassia immaginaria
Mentre eravamo tuttə concentratə sulla nuvolona di polemiche e colpi di scena scatenatasi intorno alla serie Baby Reindeer, il nostro libro del mese, Triste tigre di Neige Sinno, Neri Pozza (trad. L. Cisbani), ha vinto l’undicesima edizione del Premio Strega Europeo. Il riconoscimento è stato assegnato anche a Luciana Cisbani, la bravissima traduttrice. Siamo contentissime e non vediamo l’ora di parlare di entrambe le storie.
L’incontro di Galassia Immaginaria è fissato per lunedì 27 maggio, alle ore 19:00
Per saperne di più: trovi tutto qui.
Se hai voglia di partecipare sei sempre in tempo, scrivici a ilibrideglialtri@gmail.com!
La settimana editoriale
È iniziato il Festival di Cannes: date, programma, curiosità.
Il video di Meryl Streep che riceve la Palma D’Oro alla carriera, con un interminabile applauso.
Si è chiuso il XXXVI Salone del Libro di Torino, da record: cinque giorni, 222 mila persone.
Qui tutti i numeri: eventi più visitati e libri più venduti.
Intervista alla direttrice Annalena Benini.
L’editoria di varia parte nel 2024 con il segno meno: -2,2%. ma cresce l'autorialità italiana.
Diritto allo studio: editori e librai lanciano un appello al governo: serve un intervento pubblico per garantire a tutte le studentesse e studenti italiani l’effettivo accesso ai libri scolastici.
Il fumetto è diventato centrale al Salone del Libro di Torino.
I libri candidati al Premio Vero (per la saggistica), annunciati al Salone.
Sorpresa! Daniela Thiele, editrice tedesca, si è presentata ai lettori come reale autrice di Gli ingredienti segreti dell’amore.
Riconsiderare il nostro rapporto con la memoria e con l’oblio. Un articolo su memoria e piattaforme, su siamomine.
Goliarda Sapienza, scrittrice gigantesca apprezzata troppo tardi. Il suo capolavoro, L’arte della gioia, sta per diventare un film.
Perché è importante insegnare James Joyce a scuola, Gaja Cenciarelli su Lucy.
“Eppure i triangoli funzionano sempre, dal punto di vista narrativo: probabilmente perché, nello spazio solo apparentemente ristretto di una coppia e mezza, si possono creare intrecci narrativi infiniti”: la nostra inesauribile passione per i triangoli amorosi.
La reputazione come tropo narrativo (una pre-recensione all'ultima serie tv di Ryan Murphy, su Truman Capote. Di Mattia Carzaniga).
Arriva il terzo film di Downton Abbey, con Paul Giamatti.
È morto Roger Corman, regista di culto di film a basso costo.
L’americanata di Chiara
“Era una storia che inizialmente trovavo molto imbarazzante, perché è quel tipo di fiction in cui si può facilmente immaginare il narratore come un surrogato dell'autore, una cosa che ho sempre evitato; trovo più spazio emotivo nelle donne meno simili a me, più caratterizzate come personaggi. Comunque, è stato divertente scrivere in questo nuovo modo, ma ho anche avuto l'impressione di imbrogliare, di essere un po' sleale, anche se era tutto altrettanto fittizio come il resto di ciò che avevo scritto.”
Da Lit Hub, “Interview with Miranda July. The novelist on the difference between emotional honesty and autobiography”, di Meghan O’Rourke, trad. Chiara M. Coscia
https://yalereview.org/article/miranda-july-interview
Appuntamenti
Dal 24 al 26 maggio a Roma c’è la X Edizione di ARF! Festival del Fumetto.
Lo stesso weekend a Pistoia tornano I Dialoghi di Pistoia.
A partire dal 25 maggio a Palermo ritorna il Sicilia Queer International Film Fest.
il 25 e il 26 maggio a Milano c’è Edufest, il festival dell’educazione.
Sondaggiamoci!
Ci vediamo sabato 25 maggio.
Nel frattempo, seguiteci su Facebook e Instagram, e iscrivetevi a Galassia Immaginaria!