Dove sono le cattive sorprese?
Fumetti che erano meglio prima, un articolo bellissimo, Postilla n°10, cliché buoni e cattivi, dovete assolutamente guardare Ripley (e venire in Galassia), rassegna stampa, quale scaffale manca?
Fino a poco tempo fa aprire la prima pagina di un fumetto, di un graphic novel o di un manga significava, per me, tuffarsi nell'ignoto. A differenza di quel che succedeva con un romanzo, quasi sempre relegato in un genere, non sapevo mai cosa aspettarmi. Adesso, ogni volta che prendo in mano un fumetto, constato che è qualitativamente molto superiore al passato, ma allo stesso tempo so già grossomodo a cosa sto andando incontro.
Non come finirà la storia, certo, e di certo posso ancora sorprendermi ed emozionarmi, ma c’è una sorta di preallarme che suona e avverte e mi suggerisce il tipo di trama e di immagini che incontrerò.
In passato l'esperienza era radicalmente diversa: iniziavo a leggere quella che credevo una storia di zombie e scoprivo si trattava invece anche di sesso; compravo un fumetto di relazioni amorose e mi ritrovavo un protagonista che, suo malgrado, aveva una forma di vita aliena impiantata nella mano.
Prima i fumetti erano liberi, erano inaspettati, erano folli. Prima di cosa? Prima di entrare nelle librerie. Prima che gli editori tradizionali si interessassero a loro e prima che i lettori abituali iniziassero a comprarli alla stregua dei romanzi. Gli appassionati di fumetti prima erano persone speciali, che dovevano cercare attivamente l'opera e l'artista che più rispecchiava i loro gusti, diventando così, anche solo marginalmente, esperti non solo di fumetti, ma specificamente di fumettisti.
I fumettisti a loro volta erano guidati unicamente dal proprio immaginario, e gli editori pescavano nel mucchio le opere che meglio si allineavano alle loro linee editoriali. Era un circolo virtuoso, con i suoi difetti, ma virtuoso perché conferiva a ciascuno (autore, editore, lettore) completa libertà nel proprio ruolo.
In meno di dieci anni i fumetti hanno varcato la soglia delle librerie e ora competono sugli scaffali con la narrativa: questo ha portato al contagio, e anche un po’ all'omologazione da scaffalatura. Capita perciò che gli editori prendano l’iniziativa artistica invece che quella editoriale, confondendo i ruoli. Richiedono agli artisti storie che rientrino il più perfettamente possibile in generi specifici, così da facilitare anche l'organizzazione in libreria sotto la giusta etichettatura.
L’acquirente – che è passato da speciale appassionato a semplice lettore – può fare così la sua scelta senza rischiare sorprese.
Mi scrivi un romance ambientato nel dopoguerra?
Sto cercando un romanzo letterario familiare ambientato all’indomani della legge sul divorzio nell’Italia del sud che abbia come protagonisti una coppia che lavora nella stessa agenzia di viaggi.
Mi fai una graphic novel femminista con focus sulla sessualità lesbo e tratto bidimensionale non realistico?
L'omologazione nel mondo dei libri è qualcosa a cui da lettore mi sono abituato, ma per i fumetti continuo a chiedermi: perché quando ero ancora un giovane appassionato e non un medio lettore prendevo il treno da Aversa a Napoli e poi la metropolitana e poi ancora camminavo per un chilometro al solo scopo di raggiungere la fumetteria? Cosa mi spingeva a fare tanta strada e tanta fatica, se non la speranza di incappare nell'imprevisto, nello stupore, nella cattiva sorpresa? Dove sono le cattive sorprese, ora?
Luca Mercadante
Colonna sonora
Questa canzone degli Iron Maiden, ovviamente.
Postilla
Hai presente la posta del cuore?
Postilla è la posta del cuore per autori inediti. Tratterà di scrittura piuttosto che d’amore, ma per il resto la formula è la stessa: scrivi a Francesca de Lena e lei ti risponderà. Per partecipare leggi qui.
Postilla n°10
Caro Riccardo,
di nuovo devo chiedere scusa a te e a chi segue questa rubrica: passa troppo tempo tra una puntata e l’altra, lo so, proverò a far meglio.
Capiti però a fagiolo perché è un periodo in cui ragiono molto sui tempi e le persone verbali, un po’ per le lezioni in camera di smontaggio, un po’ per la coincidenza di diversi manoscritti a cui ho lavorato accomunati da un’incertezza della voce che riusciva invece a valorizzarsi quando trovava l’incidere giusto, che spesso significa la giusta distanza tra narratore, lettore e oggetto narrato.
Tendo a consigliare sempre di non accontentarsi di trucchetti per dare senso alle storie, e a dire che non basta modificare persone e tempi verbali per migliorarle, o anche fare rimontaggi apparentemente più ritmici e d’impatto. E però è innegabile che certe tecniche narrative – che altro non sono se non esperimenti di scrittura, sintonizzazioni, armonie – possono aiutare a trovare la strada in poche mosse. E se sembrano trucchi è perché funzionano. Quindi ti propongo: perché non provi a convertire questo incipit al presente?
Senti come suona: “Una specie di enorme capra si materializza dal buio. Sgambetta per qualche metro nel fascio di luce dei fanali, poi sparisce infilandosi in un rovo ai bordi della carreggiata. «Bestia dell’apocalisse», strilla suor Elettra, calpestando l’acceleratore come debba rincorrerla e schiacciarla. Il furgoncino urla e ansima, trascinandosi su per quell’infinita salita senza tornanti, e lei non la smette di scherzare. E di interrogare, annunciare, spiegare; e ridere ripetere strepitare: Rocco, scentrato dal frastuono, dall’afa, dal jet-lag e da tutto il resto, si limita ad annuire”.
E senti il finale: “Anelli e orologi sono rimasti a casa. In valigia ci sono i certificati di vaccinazione e le mollette per i capelli delle bimbe adottate a distanza, che la suora si è tanto raccomandata”.
Ti accorgi di come tutto è più spaventoso e vivo? Di come la scena effettivamente scotta sotto i piedi? Ti assicuro che non sono una fan del presente a oltranza o della prima persona a oltranza (quella, anzi, la sconsiglio quasi sempre). Ma se non c’è motivazione narrativa per tenere lontano l’oggetto narrato (anche se i piani temporali sono più d’uno si può giocare con le varie distanze del presente: “Rocco non osa comporla: ancora, dopo mesi, non sa come abbracciarla”) perché non avvicinarlo? Parla di più, si vede meglio, suona.
Ciao, buona scrittura 😊
Francesca
Notiziona della settimana
Il pezzo da leggere questa settimana secondo noi è Fare palestra per non impazzire di Alcide Pierantozzi. Perché racconta la malattia mentale in un modo per cui devi staccare gli occhi dalla pagina e riprendere fiato, perché finalmente parliamo di fragilità maschile (e guarda caso vicino alla fragilità maschile c’è una madre, a proposito di cose che non si possono smettere di raccontare), perché è scritto da dio.
Dietro le quinte
Appunti da Camera di Smontaggio
Terza lezione: tropi, archetipi, stereotipi e cliché, che godono di cattiva fama a priori pur essendo solo uno strumento al servizio di chi scrive, di cui fare buono o cattivo uso. Guidati da Martin Amis, Giulio Mozzi e Kenneth Goldsmith, abbiamo rivisto le definizioni e le convenzioni. La lettura delle prime pagine de Il casale di Francesco Formaggi ci ha tenut* incollat*. L’uso sapiente e sovversivo dei tropi in Jane the Virgin, You, Crazy ex-girlfriend ci ha divertit*. E ovviamente non potevamo non parlare almeno un po’ di Twin Peaks.
Galassia immaginaria
Lunedì 22 aprile alle 19:00 arriva finalmente l’incontro del mese. Oramai lo sapete già ma ve lo ripetiamo: la coppia vincitrice di queste mese è L'avversario di Emmanuel Carrère e la serie TV Ripley, di Steven Zaillian.
Intanto, un Alan Sepinwall entusiasta scrive di Ripley su Rolling Stones:
“Il modo in cui Zaillian mette in scena le conseguenze dell’omicidio – e i molti, molti, molti, molti passi che Tom deve compiere per realizzare cose che i criminali in storie simili a questa riescono a fare senza alcuno sforzo – è a volte ingegnoso, a volte insopportabilmente teso, a volte cupamente esilarante, e a volte tutte e tre le cose insieme. È il tipo di sequenza che pensavo di non dover più vedere, ma in questo caso non volevo che finisse mai.”
E, se vi piacciono gli audiolibri, Carrère letto da Graziano Piazza è un ottimo modo per trascorrere un viaggio in auto senza il rischio di addormentarsi.
Per saperne di più: trovi tutto qui.
E se hai voglia di partecipare (sei giusto in tempo per votare la prossima coppia!) scrivici a ilibrideglialtri@gmail.com!
La settimana editoriale
Fiona McCrae, eroina dell’editoria indipendente. Un’intervista su Domani.
Andrea Bergamini, editore di Playground, ripercorre la storia della sua casa editrice: pubblicare libri per accettare le nostre ambiguità.
Vincenzo Latronico sui romanzi che invecchiano in fretta.
È morto Adriano Aprà, critico cinematografico, studioso e tanto altro. Nazione Indiana lo ricorda pubblicando una sua lettera di un paio di mesi fa: “L’uomo non può fare a meno di immaginare. E il cinema è l’invenzione che meglio riproduce tale bisogno.”
Le storie autopubblicate sulla piattaforma Wattpad sono state spesso casi editoriali, e ora sempre più anche casi cinematografici e televisivi.
È uscito il trailer de Il simpatizzante, prossima miniserie HBO con la regia di Park Chan-wook (distribuita in italia dal 20 maggio su Sky), tratta dal romanzo vincitore del Pulitzer Viet Thanh Nguyen. Con un Robert Downey Jr. fresco di Oscar.
La nuova ossessione di Hollywood: i musicisti. Su Rivista Studio.
Il 16 aprile 1889 nasceva Charlie Chaplin. Una lista di 5 film per ricordarlo. Su Wired.
Opinioni divergenti su Arte e Intelligenza Artificiale: di Francesco D'Isa e Silvio Lorusso su The Italian Review.
In camera di smontaggio abbiamo parlato di stereotipi e cliché: a quanto pare neanche i videogiochi sono immuni.
L’americanata di Chiara
“Alcuni insegnanti entrano nelle nostre vite come genitori. Ci sovrastano. Siamo imprigionati tra amore e paura, irritati dal nostro desiderio di compiacere. Non so se Gonzalez e Oh vivano l'influenza di Louise (Glück) in questo modo; certamente io sì. I loro libri si inseriscono in una tradizione che Louise ha contribuito a forgiare: intima, confessionale, che utilizza il mito per dare senso alla realtà anziché nasconderla. Ma entrambi i libri sono anche pieni di sorprese. Immagini strane e un linguaggio che non si può pensare che Louise avrebbe usato. Non sorprende che io ami di più questi momenti in cui Gonzalez e Oh si discostano dalla loro mentore.”
Da Harvard Review, “Reading Backwards with Louise”, di Marissa Grunes, trad. Chiara M. Coscia
https://www.harvardreview.org/content/reading-backwards-with-louise/
Appuntamenti
Dal 24 al 28 aprile nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola (VB) c’è la Fabbrica di Carta.
Il 26, 27 e 28 aprile a Monaco di Baviera ci sarà ILfest – Italienisches Literaturfestival München, il festival del libro e della letteratura italiana.
Il 4 e il 5 maggio a Modena ci sarà Buk Festival, il festival della piccola e media editoria.
Sondaggiamoci!
Ci vediamo sabato 27 aprile.
Nel frattempo, seguiteci su Facebook e Instagram, e iscrivetevi a Galassia Immaginaria!