Quante parole possiamo sopportare?
Plagi, sottolineature, autoritratti, true crime. Apnea è iniziata e abbiamo scoperto che l'originalità non esiste. Consigli di ottobre, Galassia immaginaria, Americanata, rassegna stampa.
Nell’introduzione al suo ancora e sempre interessante CTRL+C CTRL+V (scrittura non creativa), Kenneth Goldsmith, battagliando per riconfigurare l’idea contemporanea di scrittore e attribuire anche a progetti non originali (reinterpretazioni, riprogrammazioni, manipolazioni e plagi) lo status di opera d’arte, scriveva: “Il mondo è pieno di testi, più o meno interessanti; non ho voglia di aggiungerne altri.”
Se avete un kindle o altro lettore e-book sapete che capita durante la lettura di inciampare nelle sottolineature di altri lettori già passati su quelle pagine, con addirittura indicate le ricorrenze (“sottolineato da 10”, “sottolineato da 150”, ecc). È una cosa che detesto. Forse nasce come idea di lettura condivisa ma io la vivo come un’imbeccata, come uno stare lì a dirmi dove devo guardare. Finisce che questa funzione la uso al contrario: tante più medesime frasi trovo sottolineate da molte persone, tanto più mi convinco che il libro non faccia per me. Che le parole che dice siano “troppe” o almeno che, per attirare l’attenzione di tutti, siano troppo urlate.
Al di là dell’idiosincrasia, e se volete dello snobismo, che ho già raccontato e ammesso cercando di spiegare perché è meglio quando la letteratura non è sushi, c’è un dato che Goldsmith rileva e con cui sono d’accordo: quanti testi, quante frasi, quante parole siamo in grado di sopportare? Quante ci dicono cose nuove? Quante, già dette, abbiamo ancora bisogno di ascoltare? E nell’uno e nell’altro caso: quand’è che sono oneste? Come capire quando possiamo credere in loro?
La cosa più bella che ho letto questo autunno è un non-libro. È dell’artista Tommaso Spazzini Villa, lo ha pubblicato Quodlibet, e s’intitola Autoritratti. Spazzini Villa lo racconta così:
“Nel 2018 ho coinvolto 361 detenuti di diverse carceri italiane. A ognuno ho lasciato una pagina dell’Odissea chiedendo di sottolineare, se avesse voluto, delle parole all’interno del testo. Le loro scelte hanno messo in luce brevi frasi di senso compiuto, che danno voce all’inconscio e al vissuto di ognuno attraverso le parole di Omero. Le pagine vuote rispettano il silenzio di chi non ha sottolineato nulla, perché non ha voluto, perché non ha trovato le parole. Sono autoritratti anonimi fatti di sottolineature e silenzi, in uno scambio di sguardi incrociati tra il testo e il lettore.”
Autoritratti è composto dell’intera Odissea nella versione Einaudi (spogliata dell’originale greco antico a sinistra, tant’è che le pagine sono numerate con i soli numeri dispari), ma del tutto risignificata grazie alle frasi tracciate dai detenuti, e anche dal tratto in sottrazione di chi ha deciso di rimanere muto. Pagine vuote le chiama Spazzini Villa, anche se vuote non sono: le parole di Omero vi si possono leggere attutite, come se non ne fosse rimasta che una eco lontana. Sopra quella storia antica, la storia per antonomasia, si è ormai posata un’altra storia, densissima e commovente in certi casi, misera e impenitente in altri, con la sua semantica e le sue parole ricorrenti – in moltissimi hanno cerchiato la parola “mare”, e io ho immaginato lo facessero quelli delle carceri napoletane o pugliesi – la sua impronta stilistica – poche volte pomposa, molte pungente e minimalista – il suo tratto engagé – la parola “straniero”, la parola “giustizia”, la parola “popolo” – il suo tono disperato, l’umore blu, i pianti, le notti, i figli. Una vera e propria poetica, autobiografica e collettiva insieme, che di originale non ha niente, è anzi un furto di parole, e di onesto e letterario ha invece tutto quanto.
Francesca de Lena
Colonna sonora
Di originale non ha niente neanche questa canzone, eppure è innegabilmente un pezzo di storia della musica.
Notiziona della settimana
Ieri sarebbe dovuta andare in onda su Disney+ la serie tv Avetrana, qui non è Hollywood, già presentata alla Festa del Cinema di Roma. Il tribunale di Taranto ha però accolto il ricorso del sindaco di Avetrana, Antonio Iazzi, che ha detto: «La messa in onda del prodotto cinematografico rischia di determinare un ulteriore attentato ai diritti della personalità dell’ente comunale, accentuando il pregiudizio che il titolo già lascia presagire nel catapultare l’attenzione dell’utente sul territorio più che sul caso di cronaca».
È certamente bizzarro che un comune, un luogo, si possa sentire diffamato da un prodotto tv, e innumerevoli sarebbero gli esempi di luoghi protagonisti o che hanno fatto da titolo a narrazioni drammatiche, criminose, così come horror e disturbanti. Se tutti si sentissero diffamati, se la logica diventasse “questo mi offende” niente potrebbe più essere raccontato. E noi ci troverete sempre dalla parte delle storie, per questo speriamo che la messa in onda della serie tv venga presto sbloccata.
Speriamo anche, però, che la comunità di chi crea storie, immaginari e prodotti culturali non metta la testa sotto la sabbia rispetto a una domanda che negli anni si sta facendo sempre più pressante e che riguarda il diritto o meno di raccontare tutto, vite e morti reali, immagini, suoni, video, interviste, vocali, ultimi messaggi. Di raccontare meschinità, dolori, colpe e molto spesso pettegolezzi su chi ancora c’è, ha ancora una vita, un corpo da portare in giro o, come nel caso di una città, ovvero di una comunità di persone, un nome sulla mappa che può trasformarsi in un marchio.
Lista delle più famose narrazioni true crime italiane degli ultimi anni
Succede a ILDA
🌊Ci siamo immersi in Apnea!🤿
A proposito di storie oneste, di quello che cerchiamo nelle storie e di quello che non vogliamo dalle storie: c’è una sacrosanta lotta ai cliché che però non deve trasformarsi in lotta agli archetipi. Una delle cose che è venuta fuori con più forza durante il primo incontro di Apnea è che l’editor non ricerca l’originalità. Anche perché l’originalità non esiste. Tutto è stato scritto, tutto è stato raccontato, gli esseri umani si somigliano più di quanto credono e sperano. Le storie, quando sono belle, non lo sono perché sono originali, ma perché possiamo credere in loro.
Lista di letture, visioni e ascolti
consigli di Francesca
Sportswriter di Richard Ford, trad. di Carlo Oliva, Feltrinelli. Uno dei grandissimi americani che mi mancava, e non so davvero come abbia fatto finora senza leggerlo. Frank Bascombe, il protagonista seriale che qui prende vita, giornalista sportivo e malinconico, sembra uscito dalla penna di Richard Yates, ma con lo sguardo più lungo degli anni 80-90, quando ormai la disfatta dei sogni infranti è avvenuta per un’intera generazione e c’è chi tenta solo di non rinunciare del tutto a sé stesso.
Storia confidenziale dell’editoria italiana di Gian Arturo Ferrari, Marsilio. Un po’ diario un po’ dietro le quinte, colmo di aneddoti e anche pettegolezzi. Senza il rigore della ricerca storica ma con la piacevolezza della confidenza, appunto. Pagine che scivolano come la voce di un podcast.
consigli di Chiara
The Substance, Prix du scénario a Cannes 2024. Di Coralie Fargeat avevo a suo tempo già amato Revenge, e infatti con questo film le mie aspettative erano altissime. Con mio sommo stupore non sono state per nulla deluse (nonostante una certa eccedenza di slow-motion che appesantiscono e rendono ridondanti alcune scene — lo slow-motion meno è, meglio è). “Hai mai sognato di avere una versione migliore di te?”. Sembra la frase di una sponsorizzata di Ig, e invece è dall’esistenza di questa sostanza che consente di “produrre” una seconda versione di sé, migliore nel senso di più giovane e bella, che parte il film di Fargeat, un body horror drammatico e grottesco, con richiami cinematografici di tutti i livelli (oltre all’ovvio Cronenberg ci ho visto Lynch, close-up acidissimi anni ‘90 e La morte ti fa bella). Andando oltre il genere, The Substance è una tragica esplorazione della dissociazione, dell’invecchiamento, del vuoto che crea l’ossessione per il corpo, e in generale dei disturbi dell’immagine corporea. Demi Moore interpreta un ruolo faticosissimo, e lo fa magistralmente, (mantenere lo scollamento umano con la personaggia non credo sia stata una passeggiata).
Strange Darling, di JT Mollner, di cui non vi posso dire assolutamente nulla perché anche solo a cercarlo su Google si rischia lo spoiler, ed è uno di quei film che va visto senza sapere niente e senza pregiudizi. Vi dico solo guardatelo. A me è piaciuto moltissimo.
E poi il silenzio: il disastro di Rigopiano, podcast di Debora Campanella e Pablo Trincia, prodotto da Chora Media. Parlando di true-crime, cronaca e narrazione d’indagine in senso lato, faccio sempre moltissima fatica ad ascoltare, leggere, guardare questo genere di storie, e infatti non ne consumo molte. Mi è sempre evidente la componente di exploitation del dolore e della tragedia, e mi mette sempre un po’ a disagio. Però Pablo Trincia è un bravo narratore, i suoi podcast sono chiaramente scritti con maestria affabulatrice nella gestione della materia che trattano. Non l’ho ancora finito, ma nei primi minuti del primo episodio c’è una frase sulle case di chi subisce una perdita tragica e improvvisa, sul vuoto che resta e sugli armadi che si tengono chiusi, e dopo averla sentita ho capito che l’avrei ascoltato tutto.
consigli di Giulia
Crocevia, di Yoshihiro Tatsumi, trad. L. Baldazzi e V. Filosa, Coconino Press. Quando sono molto indaffarata e arrivo a casa stanca, in genere i miei libri comfort sono due: i fumetti e i racconti. Questo è sia un fumetto che una raccolta di racconti: Giappone malinconico, piacere e amarezza, uno sfondo degli anni ‘60 che ricorda tantissimo la società di oggi dove non tutti riescono a ricavarsi un posto. Stupendo quando si è in vena di una lettura dolce-amara e nostalgica.
Episodi incendiari assortiti, di David Means, trad. Matteo Colombo, Minimum Fax. A proposito di racconti, questo è un libro a cui ho voluto bene e credo che sia da leggere per chiunque ami qualcosa fra i racconti, i treni, gli incendi, i mostri di cemento o i corsi d’acqua nascosti che scorrono, riaffiorano o risucchiano - esattamente come le persone. Sono commoventi, precisi e talvolta un po’ dark. Ci ripenso ogni volta che mi capita di vedere l’alba da casa, e il cielo pare dello stesso colore di un incendio.
consigli di Luca
Mr. McMahon disponibile su Netflix. Non mi aspettavo che un documentario sul wrestling potesse arrivare a toccare corde così profonde. Quello che inizia come il ritratto del re di un impero fatto di muscoli e lustrini, si trasforma presto in un vortice dove finzione e realtà si rincorrono e si confondono, finché il protagonista finisce per fondersi con la maschera che ha creato. Guardarlo è una vera lezione di scrittura creativa.
Prima di mezzanotte di Andrew Klavan, trad. V. Cartoni, Tea. Mi ha tenuto incollato alla pagina da ragazzino, e rileggerlo ora è stato quasi più intenso. Klavan riesce a intrecciare un ritmo serrato con riflessioni mai buoniste sulla pena di morte, e lo fa senza risparmiarsi. È uno di quei libri che andrebbero ripubblicati, perché non ha perso un grammo della sua forza e attualità.
Galassia immaginaria
Bellissimo incontro di Galassia Immaginaria, ricco di spunti, consigli e opinioni variegate sulle STREGONERIE del mese di ottobre.
Alla fine dell’incontro abbiamo annunciato le coppie di novembre e nei giorni successivi abbiamo decretato la coppia vincitrice:
SEGRETI
Le venti giornate di Torino, di Giorgio De Maria, Neri Pozza. All’inizio di un luglio torinese, improvvisamente la città è preda di un’insonnia collettiva, i cittadini vagano per la città senza coscienza di sé, si odono urla continue, le statue sembrano prendere vita, e per venti giorni si sussegue una lunga catena di omicidi. Tutto finisce all’improvviso come era cominciato, e soltanto 10 anni dopo un uomo decide di indagare e di scrivere un libro scavando nella vicenda.
+
Disclaimer, di Alfonso Cuaron, Apple TV +. L’acclamata documentarista Catherine Ravenscroft (Cate Blanchett) si è costruita una reputazione rivelando le malefatte e le trasgressioni altrui. Quando riceve un romanzo da un autore sconosciuto, è inorridita nel rendersi conto di essere ora la protagonista di una storia che espone i suoi segreti più oscuri.
Il prossimo incontro sarà il 18 novembre alle 19:00.
Sei curios*? Per saperne di più: trovi tutto qui. Se hai voglia di partecipare sei sempre in tempo, scrivici a ilibrideglialtri@gmail.com!
La bi-settimana editoriale
È morto lo scrittore cileno Antonio Skarmeta, in Italia conosciuto soprattutto per aver scritto il romanzo Il postino di Neruda, il cui adattamento cinematografico Il postino fu l’ultimo film di e con Massimo Troisi.
È uscito il rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2024, dell’Associazione Italiana Editori.
E da Francoforte, intervista doppia a Gian Arturo Ferrari ed Eva Ferri.
Meglio tradurre un autore straniero che pubblicare un italiano, sembra essere una triste verità dell’editoria italiana.
La storia di Camille Claudel e il suo carteggio con Auguste Rodin: Anna Toscano su Doppiozero.
La nostra Nicoletta Verna (il cui primo romanzo Il valore affettivo è stato editato lungo la quinta edizione di Apnea) ha vinto il Premio Manzoni per il romanzo storico con I giorni di vetro.
Un ritratto di Ingeborg Bachmann.
Una lettura ecologica di Shakespeare.
Un racconto ritrovato di Bram Stoker.
La casa editrice Penguin proibirà alle intelligenze artificiali di svilupparsi leggendo i suoi libri.
La televisione è morta? Il Rapporto 2024 sulla produzione audiovisiva pare dirci qualcos’altro.
Il lato oscuro dei sottotitoli.
L’americanata di Chiara
“Questo è il potere di Han Kang: con i semplici strumenti di carta e inchiostro, funge da tramite per i ricordi di generazioni che hanno sofferto la violenza di stato, trasmettendoli a generazioni che hanno ereditato questi traumi ma non necessariamente i fatti a lungo repressi sotto di essi. Rende quel dolore leggibile, indelebile, significativo.”
Da The Yale Review, “Why Han Kang’s Nobel Matters,” di Young In Chae, trad. Chiara M. Coscia
https://yalereview.org/article/han-kang-nobel-prize
Appuntamenti
Dall’8 al 10 novembre, a Chiari, torna con la 22esima edizione Rassegna della Microeditoria.
Nello stesso weekend invece a Modena c’è Learning More Festival.
Dall’11 al 17 novembre a Milano c’è Bookcity.
Dal 13 al 17 novembre a Cuneo c’è Scrittori in città.