I libri che non abbiamo letto
Ci sono libri che abbiamo letto e che abbiamo dimenticato senza rimpianti. Libri che abbiamo lasciato dopo qualche pagina, libri che abbiamo riletto.
“I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: «Sto rileggendo…» e mai «Sto leggendo…».” – dice Calvino in Perché leggere i classici – “Questo avviene almeno tra quelle persone che si suppongono «di vaste letture».”
Calvino sottolinea: si suppongono.
Poi aggiunge: “Che per vaste che possano essere le letture «di formazione» d'un individuo, resta sempre un numero enorme d'opere fondamentali che uno non ha letto.”
E che uno ha fatto finta di leggere, aggiungerei.
Sono passati più di vent’anni, da quando mi trovai davanti al mio primo cultore di mattoni letterari. Eravamo sul treno, andavamo entrambi all’università, io tenevo in mano Ti prendo e ti porto via. Guardingo, il cultore si sporse in avanti e strinse gli occhi per leggere il titolo di Ammaniti. Quando ci riuscì, per poco non sputò per terra (o sul libro, o su di me). Chiuse il suo mattone, lo strinse come un neonato in pericolo —stando ben attento a mettere in mostra il titolo — e, con quel paternalismo tanto caro agli intenditori, mi disse: “Sono questi, i libri che devi leggere. I libri veri.”. Parlava di Guerra e pace. A oggi, non l’ho ancora letto.
Il cultore successivo era invece un estimatore di David Foster Wallace. All’epoca, per darsi un tono, si usava disquisire di postmodernismo (mi è giunta voce che funzioni ancora). L’estimatore mi aveva introdotto a Wallace partendo da La scopa del sistema (contrariamente a quanto si dice nei consigli in David Foster Wallace per principianti) ed era riuscito a fare breccia nel mio cuore scettico. Ma voleva puntare più in alto. Per il mio lungo viaggio in Indonesia mi regalò Infinite Jest. Per ovvi motivi, fu l’unico libro che mi entrò in valigia e fui costretta a portarmelo in giro per due mesi in motorino e a leggerlo sul serio. Una cosa divertente che non farò mai più.
Il terzo cultore, invece di esibire un unico mattone, mi piazzò davanti a un muro intero, portandomi a cena con i suoi amici letterati. Fu la mia iniziazione dinanzi al mondo della Roma colta, al cospetto di una tavolata di cultori che si parlavano addosso nominando testi introvabili, inestimabili, che erano stati in grado di scovare in qualche anfratto di una vecchia libreria, o nella vasta biblioteca di famiglia. Libri che ho ritrovato, anni dopo, nel Dizionario di letteratura a uso degli snob, in cui Fabrice Gaignault definisce lo snob letterato come chi “non sopporta che sappiate più di lui nel suo campo preferito. Sarà disposto a ricorrere alle peggiori vergognose bassezze pur di mettere al tappeto l’innocente che avrà osato sfidarlo.”
Il piacere dello snob letterato, dice Gaignault, deriva dal "saperne più di quanto chiunque sarebbe mai in grado di sapere riguardo a una certa idea di letteratura, opere e autori scandalosamente sottovalutati, o persino dimenticati. Lo snob letterato getterà la lenza così lontano che non esiterà a pescare autori che non ci si aspetterebbe di trovare a priori al fianco di rinomati personaggi di culto”.
Oggi che non ho più vent’anni non c’è personaggio di culto che tenga. I libri li consiglio per lavoro e lungi da me vendicarmi su lettori ignari suggerendo titoli che non incontrano il loro gusto ma solo il mio ego. Credo piuttosto nell’approccio opposto: in molti non si avvicinano alla biblioteca e agli scaffali per paura di “non capirne abbastanza”, dichiarano di non essere sufficientemente colti, di non avere le basi per “certe letture”.
E allora, magari, per sgretolare questo falso mito della cultura come qualcosa di alto, qualcosa di altro, è giusto calare un po’ la maschera, ammettere le proprie, ipotetiche, mancanze, senza paura di perdere un posto in paradiso. Ne approfitto per liberarmi finalmente da questo peso: Il maestro e Margherita mi ha annoiata a morte. E a voi?
Beatrice Galluzzi
La settimana editoriale
In occasione della 60esima edizione della Bologna Children’s Book Fair sono stati annunciati i finalisti del Premio Andersen 2023 ed è stato assegnato il premio Strega Ragazzi a Rebecca Dautremer.
Oggi e domani si entra gratis su prenotazione al nuovo PAFF! International Museum of Comic Art di Pordenone.
“La sua acribia di osservatore, i suoi viaggi intercontinentali, tutte le sue esperienze, non ultime quelle intime, gli servono come deposito di “tele grezze” (espressione da lui amata come pure “lascivia”) con cui ricavare abiti di fogge diverse ma sempre dello stesso tessuto.” Gianni Bonina parla di Simenon oltre Maigret su Doppiozero.
Llera e Maraini raccontano Moravia.
La scomparsa di Andrea Camilleri, oltre ad aver lasciato un vuoto nel mondo letterario italiano, ha anche costretto Sellerio a una serie di considerazioni di natura economica.
Chi era Laudomia Bonanni, la scrittrice dimenticata per cui “Il libro dev’essere come un sasso che si butta per colpire”.
Per non dimenticarle, le 21 scrittrici in classifica nella top 100 della narrativa italiana.
A pochi giorni dalla premiazione, quali sono i film favoriti agli Oscar.
Da parte nostra, orgogliosissime vi consigliamo di andare al cinema a vedere Mixed by Erry, il film diretto da Sydney Sibilia e scritto insieme ad Armando Festa, nostro protagonista della scorsa edizione di Apnea (il suo romanzo uscirà il prossimo anno). Qui Armando racconta il dietro le quinte a Rivista Studio.
Su Wired, Il cinema entomologico e il suo rapporto con Kafka.
Pare sia in arrivo un documentario sulla storia di Lost, una delle serie più amate di tutti i tempi.
La cinquina del premio Terzani.
Appuntamenti e opportunità
Lavorare nella cultura: opportunità da Hyundai Artlab, The Art Newspaper, Next Exhibition.
Fino a domani, a Milano, continua il Bookpride.
Sempre a Milano, dal 17 al 19 marzo, c’è I Boreali Nordic Festival.
Dal 18 al 25 marzo, a Pordenone, il Dedica Festival.
Snob, i fantasmi delle newsletter passate.
Ci vediamo sabato 18 marzo.
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