Ciao febbraio: lista di letture, visioni e ascolti
Il mese di Beatrice
Febbraio è stato il mese dei libri di biblioteconomia - o bibliotecomania che dir si voglia - ma ce n’è uno che, involontariamente, è un trattato per ragazzi e per genitori, e si chiama Rapimento in biblioteca, di Margaret Mahy. Una bibliotecaria viene rapita da alcuni malviventi e riesce a convertirli alla lettura e persino a catalogarli tra gli scaffali salvandoli dalla polizia. Vincitore del Premio Andersen 2022, adatto ai bambini dagli 8 anni in su, stupisce soprattutto gli adulti, ed è perfetto da regalare per fare bella figura.
Ho adorato la nuova stagione di You, su Netflix, ma fino a un certo punto. Delizioso lo spunto narrativo de “l’omicidio alla Agatha Christie”, peccato che alla fine il brodo si diluisca. Cosa peggiore: le restanti puntate escono a marzo e quindi ho dovuto rimandare il binge watching.
Incantata da Florence Rose Pugh - star dal volto angelico, calzante protagonista di Midsommar e Il prodigio - mi sono fatta convincere a vedere Malevolent, le voci del male. Un horror che si fa guardare, non tanto per la trama - sensitiva che eredita il dono dalla madre e le sanguina il naso quando vede i fantasmi - quanto per l’ambientazione della classica casa inglese in rovina, e una nonnina dai dubbi intenti.
Sicuramente vale la pena guardare The strays, un po’ sulla falsa riga di Them con un pizzico di Us: una donna nera ambiziosa scappa dalla sua vecchia vita rifiutando le sue origini e diventa una vicepreside ricca e snob. Divertente come va a finire, anche se permane il senso di fastidio per la solita lezione morale rivolta allo spettatore, che sia pro o contro il sogno americano.
Il mese di Primavera
Ho letto Balena, di Giulia Muscatelli, nottetempo. Il riconoscimento, in questo memoir doloroso e speranzoso, mi è inevitabile. La storia ha qualche carenza di trama, con brevi e sporadici “momento manifesto”, ma è ben scritta, chiara, e mi ha lasciato un senso di possibilità: un’infanzia piena di nodi, e una protagonista adulta che abbraccia idealmente la ragazzina sfortunata che è stata (ma pure sua madre). Forse non mi serviva altro, adesso.
Ho iniziato Soglie, il nuovo podcast di Marina Pierri su Storytel: episodi brevi sulla narratologia, sulle tracce del Viaggio dell’Eroina.
Affezionata a You, Netflix, fin dai tempi in cui il dibattito era parodia sì-parodia no, ho bingiato anche io la prima parte della 4a stagione, che questa volta vira verso il crime più classico, con la sua solita ironia furba ma ben calibrata.
I film della nostra infanzia, su Netflix, è una serie documentaria che racconta il dietro le quinte delle produzioni di film iconici come Robocop, Venerdì 13 o Pretty Woman attraverso le voci di autori, attori, registi, produttori e gli addetti ai lavori che li hanno resi possibili. Disastri annunciati trasformatisi in pezzi di storia, sceneggiature apparentemente da blockbuster che hanno rivelato livelli di profondità inaspettati e una certezza: i team di lavoro in ambito artistico sono luoghi infernali.
Il mese di Francesca
Planimetria di una famiglia felice di Lia Piano, Bompiani. Coinvolgente divertente e commovente autobiografia magica, che esaspera e amplifica il punto di vista di una bambina di 6 anni al punto da farti credere che davvero in un seminterrato si possa costruire un veliero e davvero si possa vivere con centinaia di pulcini. Le famiglie felici per fortuna esistono e se sono ben raccontate possono essere narrativamente interessanti quanto quelle infelici.
Svegliami a mezzanotte di Fuani Marino, Einaudi. Testacoda tematico perché qui di felicità ce n'è poca: Fuani Marino racconta il tentato suicido che le ha menomato il corpo e ferito il cuore ma anche permesso di indagare a fondo la sua malattia mentale, dai medici sempre troppo sottovalutata, e in qualche modo di ritrovarsi in una “storia sentimentale del suicidio” che in mancanza di premura verso di sé prende la forma di un luogo in cui stare. Avrei preferito una maggiore attenzione alla struttura, perché la crudezza della scrittura di Marino avrebbe meritato meno slegature e più immersioni in quei noccioli dolorosi e potenti che qui e lì si intuiscono soltanto.
Fauda, serie Netflix alla quarta stagione che trasporta lo spettatore in pieno conflitto israelo-palestinese – raccontata da un punto di vista israeliano che tenta di non essere troppo partigiano, anche se probabilmente e inevitabilmente lo è. Uno di quei casi in cui la realtà narrata ti sta tanto a cuore eppure non puoi fare a meno di appassionarti alla storia per quello che è: un bel prodotto narrativo (mi succedeva lo stesso con Gomorra.) Tanta tanta azione e un particolare: se sei anche leggermente meno di una top model non puoi far parte del cast femminile. Invece gli uomini vanno bene anche bruttini. Vabbè. Da guardare rigorosamente in lingua originale, perché l’arabo e l’ebraico sono bellissime melodie e tanto simili da far male.
Aftersun, film Mubi: atmosfera, colori pastello sporco, giorni di luce fortissima e notti molto nere, costruzioni turistiche cadenti e tantissimo amore/dolore padre-figlia. Il maggior ingrediente della regista Charlotte Wells sono però le meravigliose facce di Frankie Corio e Paul Mescal, lui giustamente candidato all'Oscar (tifo tantissimo).
Il mese di Chiara
Ok, potrei già spingermi a dire che The Last of Us è la cosa più bella che vedrò quest’anno, soprattutto dopo il sesto episodio, ma non ve ne parlo ancora perché non è ancora finita.
Nel frattempo sto guardando Shrinking (è un periodo di serie a rilascio settimanale) su Apple TV, degli stessi produttori della mia amata Ted Lasso, Brett Goldstein e Bill Lawrence, insieme allo stesso interprete Jason Segel, è una comedy/dramedy in cui un terapeuta che sta affrontando un lutto personale e si trova quindi in un momento critico della sua esistenza decide di stravolgere il suo approccio terapeutico ed entrare a gamba tesa nella vita dei suoi pazienti. Il what if è cosa succederebbe se uno psicologo invece di ascoltare (e quindi condurre all'auto-riflessione e all’azione individuale), ci dicesse cosa fare, dove stiamo sbagliando e come effettivamente cambiare la nostra esistenza, un po’ come un “guardiano”? Il presupposto genera delle situazioni esilaranti, e se alcuni personaggi (fatta eccezione per il mentore-strepitoso Harrison Ford) restano un po’ scontati, c’è molto garbo nel modo in cui la serie ruota non solo intorno al tema del lutto, ma al disagio in genere, in tutte le sue accezioni.
Sto ascoltando Let me tell you what I mean, di Joan Didion, versione audiolibro in inglese, una raccolta di pezzi giovanili della splendida autrice americana da poco atterrata su Storytel. Tra questi, un “Perché scrivo” splendido (Why I Write) in cui l’autrice parte dal riferimento alla ripetizione del suono I (io) nella frase “why I write” (perché scrivo) dicendo che “in un certo senso, scrivere è l’atto di dire io, imporre il proprio sguardo alle persone dicendo ascoltatemi, vedete a modo mio, cambiate idea.”
I consigli del mese di Bollicine
La debuttante, di Leonora Carrington, una raccolta di racconti fulminanti di matrice surrealista che restituisce le atmosfere oscure e crude del periodo. Athena, di Romain Gavras, un film che all’uscita ha fatto arrabbiare un po’ di persone a Venezia, che resta un lavoro di gran pregio estetico, pur non avendo la profondità di altre storie simili. Consigliati da Claudia Vanti.
The Playlist, serie tv sulla nascita e la storia di Spotify, molto ben costruita, ogni episodio offre un diverso punto di vista sulla vicenda e usa anche stilemi narrativi adeguati allo sguardo narrante. Quattro galline, di Jackie Polzin, una storia che sembra leggera ma in realtà è durissima. Consigliati da Ilaria Petrarca.
Gli spiriti dell’Isola, film candidato agli Oscar molto interessante, in cui non succede quasi nulla ma che resta comunque a suo modo impresso. Vincoli, di Kent Haruf, storia di legami e di rinunce che ha come protagonisti una coppia di fratelli ed è ambientata nell’immaginaria contea di Holt. Consigliati da Elisabetta Armellini.
Spare. Il minore, un libro che qualcuno doveva pur leggere. Molto chiaro l’intento di base, forse troppo, e tutto sommato meno destabilizzante di quello che se n’è scritto. Congo: una storia sbagliata, un podcast che restituisce una voce onesta e informata sulla storia africana e mondiale. Consigliati da Francesca Alvino.
La settimana editoriale
Netflix ha comprato i diritti di tutte le opere di Roald Dhal per farne un universo narrativo come la Marvel.
Probabilmente per questo motivo la casa editrice Puffin Book e la Roald Dahl Story Company (la società che possiede i diritti d’autore sulle opere dello scrittore e che dal 2021 appartiene a Netflix) ha modificato i testi per renderli più compatibili con le sensibilità di oggi.
In Italia si è scatenato un fortissimo dibattito sulla vicenda, e c'è chi ha indetto una raccolta firme di protesta contro questa decisione.
Una volta tanto però il dibattito sembra abbastanza sano, con interventi interessanti e non urlati.
Nadia Terranova su La Stampa dice che Se Roald Dahl non può dire “grasso” abbiamo rinunciato all’intelligenza.
Giovanna Zoboli (editrice di Topipittori) su Doppiozero dice che le parole incriminate non sono tessere che si possono sostituire senza alterare il senso complessivo del romanzo.
In tempi non sospetti Zoboli aveva già scritto della letteratura per l'infanzia che: non è pedagogia ma arte ed esperienza estetica, proprio come quella per adulti.
E Nicola Lagioia dice che non modificare le parole di qualcuno è un caposaldo dello stato di diritto, per cui in questa vicenda la letteratura è una questione perfino secondaria.
Ma c’è chi invece comprende la decisione della Puffin Book:
qui l’opinione di Davide Morosinotto, tra i nostri più famosi scrittori di libri per ragazzi.
E siamo sicuri che quella su Roald Dhal sia davvero censura? si domanda Francesco Maria Terzago su Rivista Studio.
In ogni caso, forse la casa editrice ci ripensa e ripubblica i classici originali di Dahl. Come non detto.
Le altre notizie:
“Ogni eutopia contiene una distopia, e ogni distopia contiene un’eutopia”. Su Il Tascabile si parla di “Utopia”, il primo libro della casa editrice Timeo, creata con i fondi Pnrr.
J.K. Rowling si racconta in un podcast.
Su Rolling Stone, una chiacchierata con Niccolò Ammaniti (tra l’altro, ex collaboratore della rivista).
Quanto costano le serie Netflix italiane?
Sembra che l’editoria italiana abbia ancora un problema con il genere romance. Samuele Cafasso ne discute su Il Giornale della Libreria; ne ha parlato anche Luca Briasco su Domani, rivalutando i romanzi rosa.
Su Il libraio, consigli di scrittura per chi si vuole cimentare nel noir.
Appuntamenti e opportunità
Ecco alcuni bandi e posizioni aperte per lavorare nell’arte.
Dal 24 al 26 Febbraio c’è la seconda edizione di Testo a Firenze.
A Torino, il 5 e il 6 marzo, c’è Life Beyond Life, Film Festival sul tema della morte e della vita oltre la vita.
Dal 6 al 9 marzo, a Bologna, c’è il Children's Book Fair.
Dal 10 al 12 marzo, a Milano, torna il Bookpride.
Bibliotecomaniaci, i fantasmi delle newsletter passate.
Ci vediamo sabato 4 marzo.
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