Non abbiamo bisogno di eroine
Nostra anti-eroina Anna Karenina, inesausta lista femminista, violenza ostetrica dove non te l'aspetti, consigli di fine novembre, rassegna stampa. Scrivete liste?
Quando il mese scorso ho letto questo pezzo di Annalena Benini su Carla Lonzi e su quello che lei e le altre hanno conquistato per noi e su quello che noi dobbiamo ancora conquistare per chi verrà dopo, ero appena stata in libreria e mi ero lamentata per le decine di declinazioni di donne-eroine che, soprattutto nella zona bambini/ragazzi, infestano le librerie.
Mi sono quindi sentita in colpa, mi sono sentita stupida, ingrata e poco lungimirante. Mi sono anche ricordata di quella volta, avrò avuto vent’anni scarsi e scarse letture, in cui uno scrittore che presentava il proprio libro aveva sminuito Jane Austen e io dal pubblico gli avevo tenuto testa con un mega-cazziatone su quanto fosse ironica Jane Austen (ti piacerebbe avere la sua ironia, eh? ci hai provato ma non ti è venuto, eh?) e quanto fosse moderna, anzi contemporanea, e rivoluzionaria e femminista ecc.
Quindi cos’era successo intanto? Mi sono fatta vecchia? Mi sono fatta cinica e privilegiata? Perché tutt’a un tratto stavo dicendo no alle troppe eroine?
Le eroine ci servono, nei libri di storia. La storia dell’arte, la storia della scienza, la storia della musica, la Storia: qui bisogna raccontare delle artiste, scienziate, musiciste e politiche che non sono mai state raccontate, o sono state riassunte in quegli indecenti box stile “La letteratura femminile” a fondo pagina di un intero capitolo di uomini.
Ma non abbiamo bisogno di eroine nelle storie di finzione, nei romanzi e nei film, come non abbiamo bisogno di eroi: la letteratura e il cinema hanno imboccato la strada dell'antieroe già da decenni (i personaggi ambigui, difettosi, anzi proprio cattivi). E sicuramente non colmeremo mai il ritardo, e sicuramente gli uomini avranno avuto più James Bond di quante noi ne avremo mai, ma l’arte non torna indietro, perché se torna indietro non parla più.
Oggi il tempo delle storie è quello delle antieroine: sporche, cattive madri, sessuomani, traditrici, nullafacenti, assassine. Abusanti e manipolatrici come le protagoniste di How to get away with murder e Unreal, sadiche come Cersei Lannister di Games of Thrones, sfatte e drogate come la protagonista senza nome di Il mio anno di riposo e oblio, che puzzino come Kate Winslet in Mare of Easttown, disattendano tutta l’etica professionale del mondo come Sandra Oh in Killing Eve, raccontino la propria incapacità a reagire nonostante ogni consapevolezza del caso di fronte a una fidanzata violenta come Carmen Maria Machado in Nella casa dei tuoi sogni. Ed è tempo di lettrici che non temano di sminuire Anna Karenina dicendo l’onesto “ha abbandonato il figlio per l’amante” invece del pedagogico “ha imboccato la difficile strada dell’emancipazione” perché, sì, abbandonare il figlio è proprio quello che ha fatto: Anna non è un’eroina e se Tolstoj l’ha scritta per denigrarla e noi la leggiamo per santificarla non le facciamo certo un piacere. Per essere la personaggia grandiosa che è non ha bisogno di essere un’eroina, non deve impersonare un qualche esempio, deve solo preferire la passione alla maternità e come se non bastasse buttarsi pure sotto a un treno.
Francesca de Lena
Colonna sonora
Questa canzone del 1963, più attuale che mai, perché è assertiva come tutte dovremmo sempre essere.
La notiziona della settimana
Oggi è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ogni tre giorni in Italia una donna viene uccisa e proprio questa settimana il femminicidio di Giulia Cecchettin ha sollevato una discussione urgente. Talmente urgente e dolorosa da trasformarsi in centinaia di testimonianze sulla pagina Instagram della Polizia di Stato.
La nostra rabbia è oltre il limite, ma questa newsletter non è uno spazio di rivendicazione e protesta, piuttosto di raccolta e riflessione. Come sempre, quindi, il nostro ruolo qui è suggerire titoli. Stavolta, femministi.
Inesausta lista femminista
Saggi
Sputiamo su Hegel di Carla Lonzi, La nave di Teseo
Invisibili di Caroline Criado Perez, trad. C. Palmieri, Einaudi
Calibano e la strega di Silvia Federici, Mimesis Edizioni
Non è da tutti. L’indicibile fortuna di nascere donna di Luisa Muraro, Carocci
Dalla parte delle bambine di Elena Gianini Belotti, Feltrinelli
Ancora dalla parte delle bambine di Loredana Lipperini, Feltrinelli
Il corpo in questione di Costanza Jesurum, Ponte alle Grazie
Lo spazio delle donne di Daniela Brogi, Einaudi
Appunti per un dizionario delle amanti di Monique Wittig e Sande Zeig, trad O. Pas, Meltemi editore
Una donna di Sibilla Aleramo, Feltrinelli
Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf, trad. L. B. Wilcock, Feltrinelli
I monologhi della vagina di Eve Ensler, trad. M. Bignardi e S. Barberis, il Saggiatore
Romanzi/Narrativa
Casalinghitudine di Clara Sereni, Giunti
L’arte della gioia di Goliarda Sapienza, Einaudi
Ragazze elettriche di Naomi Alderman, trad. S. Bre, nottetempo
La donna da mangiare di Margaret Atwood, trad. G. Calza, Ponte alle Grazie
Quaderno proibito e Dalla parte di lei di Alba de Céspedes, Mondadori
Una giuria di sole donne di Susan Glaspell, trad. R. Serrai, Sellerio
Paradiso di Toni Morrison, trad. F. Cavagnoli, Sperling&Kupfer
Le amanti di Elfriede Jelinek, trad. N. Giacon, La nave di Teseo
Film
La scelta di Anne, di Audrey Diwan, Mubi
Ritratto della giovane in fiamme, di Celine Sciamma, Sky/Now
Promising young woman, di Emerald Fennell
La persona peggiore del mondo, di Joachim Trier, su Rai Play
Oceania, Disney
Thelma e Lousie di Ridley Scott, scritto da Callie Khouri
Serie TV
Fleabag di Phoebe Waller Bridge, Prime
Mrs America di Dahvi Waller, Disney+
I may destroy you di Michaela Coel, Sky
Il racconto dell’ancella di Bruce Miller, TimVision
Unbelievable miniserie di Susannah Grant, Netflix
Bad Sisters di Sharon Hogan, Dave Finkel e Brett Baer, AppleTV
The Bold Type di Sarah Watson, Netflix
Deadloch di Kate McCartney e Kate McLennan, Prime
The morning show, AppleTV
Big Little Lies di David E. Kelley, Sky
Unorthodox di Anna Winger e Alexa Karolinski, Netflix
The Marvelous Mrs. Maisel di Amy Sherman-Palladino, Prime
Succede a ILDA
Appunti da Ipotesi di Romanzo
Questa settimana è successo che ho capito di avere una bella classe. Una classe a cui piace più scrivere che ascoltare i miei pipponi sulla verità autoriale. Persone di tutte le età che, cavolo, hanno dimostrato già alla terza lezione di sapersi mettere in gioco. E io allora ho promesso loro che non farò più pipponi, ma naturalmente ho mentito.
Appunti da Apnea
Leggevamo da Nati due volte di Giuseppe Pontiggia per cercare “la visione d’autore”, abbiamo trovato la violenza ostetrica.
consigli di Primavera
La tecnologia è religione, di Chiara Valerio, Einaudi. Non capisco nulla di scienza ma ho sempre bisogno di sentire cosa dice e farmi rassicurare. Questo breve saggio mi ha portata in giro tra filosofia, aneddoti familiari, un po’ di matematica e tanti ragionamenti, e spinta a farmi (nuove) domande sulle annose combo corpo+tecnologia, realtà+linguaggio, fatti+rappresentazioni.
Metropolitania, di Caterina Cavalli, Fandango. Leggere il romanzo d’esordio di questa giovane sceneggiatrice è come guardare una serie d’animazione, di quelle che pasticciano tra anime e Tarantino, e giocare a un videogioco indie allo stesso tempo. Dark humor tagliente e il ritmo di un film d’azione, ci si piscia sotto dalle risate e si sentono fitte al cuore ogni due pagine.
Better Things, serie di Pamela Adlon, su Disney+. Bellissimo dramedy dell’attrice, comica e doppiatrice Pamela Adlon (che ha scritto le prime due stagione insieme a Louis C.K.). Si passeggia nella vita di Sam, madre single e attrice, attraverso dialoghi così onesti che all’inizio danno quasi fastidio, e relazioni faticose e pienissime d’amore. E anche qui si scoppia a ridere per mezz'ora mentre ci si commuove moltissimo.
Blue Eye Samurai, serie animata di Amber Noizumi e Michael Green, Netflix. Ci sono volte in cui sto lì a spaccare il capello, cercando i perché e i percome un prodotto è o troppo commerciale, o superficiale, o cerca di tradurre in termini “occidentali” una cultura così fortemente codificata e simbolica come quella del Giappone. E poi ci sono volte in cui devo solo arrendermi all’estetica ricercatissima e alle possibilità infinite che l’animazione ci dà per entrare negli universi narrativi e reinventarli del tutto.
consigli di Beatrice
The Amityville Horror, di Stuart Rosenberg. Una meraviglia curata in ogni minimo dettaglio, la cui ansia crescente e la follia del protagonista si avvicinano solo a quelle di Shining. C’è una casa di campagna non infestata ma infestante, anche qui l’accetta, ma solo per tagliare la legna (almeno sembra), anche se il finale non è del tutto in linea con le eccezionali premesse.
Nella setta, di Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni. Il libro più ben fatto sulla mappatura delle innumerevoli sette religiose - e non - attive sul territorio italiano, e anche con i legami che queste organizzazioni hanno con esponenti politici e Parlamento. Testo necessario e sconvolgente, visto l’altissimo - e insospettabile - numero di persone coinvolte in quella che è una vera e propria piaga sociale.
Love Bombing, di Roberta Lippi, podcast che parla di manipolazione mentale, a partire dai meccanismi adulatori e melliflui dei carnefici, per arrivare alle storie delle vittime rimaste invischiate in marketing piramidale, società settarie nascoste dietro a gruppi new-age, e molte altre forme di plagio.
consigli di Chiara
Abbiamo sempre vissuto nel castello, di Shirley Jackson, letto da Loredana Lipperini, lo trovate su Storytel. Il capolavoro di Shirley Jackson nell’ottima traduzione di Monica Pareschi e Franco Salvatorelli. La voce, il tono e l’interpretazione di Lipperini ci rimandano una perfetta Mary Katherine.
Talk to me, di Danny Philippou, film horror australiano del 2022, rivisitazione del genere della possessione in chiave teen, che però non ha la superficialità dell’horror giovanile (e infatti abbandona ogni tentazione di commedia), e risulta una disturbante, ma a tratti commovente, narrazione del lutto.
Ghostland - La casa delle bambole, di Pascal Laugier, su Sky/Now. Film del 2018 recuperato di recente. Laugier è un degno rappresentante della New French Extremity, e infatti questo film non è una visione per tutt*, che si sia o meno appassionati di horror risulta estremamente violento. Tuttavia la trama funziona e i colpi di scena sono ben congeniati.
consigli di Francesca
In the cut, di Jane Campion (PrimeVideo). Di quei film che vedo di notte in preda all’insonnia post-allattamento, quindi allucinata io, allucinato il film, non garantisco nulla. So però che in tale stato di alterazione ha sortito su di me l’effetto che immagino desiderasse: una specie di lunga trance, colorata, spaventosa, sexy: Meg Ryan come non l’avevo mai vista, molta tensione, anzi vera paura, pochissima logica. Se vi aspettate la trama thriller poliziesca no, se non vi aspettate niente e vi lasciate andare a quel che c’è, sì.
The fabelmans, film di Steven Spielberg (Disney+). Signore e signori, il cinema. Se amate Spielberg lo avrete già visto, altrimenti accorrete. Al solito Spielberg racconta storie apparentemente innocue (un ragazzino, chissà chi, scopre la bellezza della macchina da presa e vuole diventare regista) che con grazia misteriosa e personaggi magnetici (come la madre Mitzi Fabelmans interpretata da Michelle Williams) raccontano i conflitti profondi degli esseri umani: l’affetto e la passione, la responsabilità e l’indipendenza, la paura e la forza delle scelte. Fotografia, scenografia e regia da Oscar, non ricordo perché non l’abbia vinti.
L’immaginazione melodrammatica, saggio di Peter Brooks tradotto da Daniela Fink, il Saggiatore. Basterebbe la breve e densissima prefazione di Mariolina Bertini per covincersi dell’importanza dell’immaginario melodrammatico nelle nostre vite e nell’arte dal 1800 in poi. Se oggi i romanzi vanno alla ricerca di un senso intimo da assegnare alle umane vicende, è perché ieri il melodramma esplicitava con la sua retorica imponente quello stesso senso ultimo: conflittuale, morale, reale come nulla mai.
consigli di Luca
Guida perversa all'ideologia, di Slavoj Zizek su Prime Video. Mi era già piaciuta la sua Guida perversa al cinema e qui ho trovato ancora una volta quella piacevole capacità di interpretare il cinema da un punto di vista psicoanalitico (però divulgativo) con l’aggiunta della volontà di andare a cercare anche film che non siano dichiaratamente “profondi”.
Dracula di Bram Stoker che ho letto in questa bellissima edizione Mondadori che avevo preso per affascinare mio figlio e invece ha affascinato me. Bella la prefazione sulla nascita della storia e la filmografia. Ho riletto pochi mesi fa anche Frankenstein e devo dire che ho trovato che il capolavoro di Stoker sia invecchiato ancora meglio di quello di Shelley, sarà per la forma epistolare?
La settimana editoriale
“Se domani tocca a me voglio essere l’ultima”: storia del testo virale cha abbiamo visto ovunque in questi giorni.
“Immaginazione, azione politica, nuova critica letteraria: alla ricerca delle donne invisibili nel silenzio degli archivi”: un approfondimento di Giorgia Tolfo su ilTascabile.
Eloisa Morra analizza il desiderio nell’opera di Philip Roth, su Lucy.
Gianluigi Simonetti intervista Michele Mari su Snaporaz (a pagamento).
“Gli Stati Uniti si scoprono non più indispensabili e si vedono costretti a ragionare sulle contraddizioni che li caratterizzano”: Tiziano Bonazzi su La rivista il Mulino.
Flavio De Bernardinis su Doppiozero analizza The Killer, ultimo film di David Fincher (su Netflix).
L’attesissima nuova stagione di Fargo è arrivata su Sky/Now.
The day after compie quarant’anni, è stato il film che ha cambiato la percezione collettiva del rischio nucleare.
Domenica 26 novembre 600 ebook in offerta sulle diverse piattaforme, divisi per percorsi di lettura.
Il programma del Wired Next Fest.
Il rapporto della cultura greca antica con il mondo dei sogni.
L’americanata di Chiara
“Le battute e i polizieschi funzionano entrambi sulla sovversione delle aspettative. Un comico inizia a preparare il terreno, un film introduce un mistero, e il pubblico, in entrambi i casi, fa delle supposizioni su come si svilupperà la storia. Le persone lo fanno anche se intuiscono, semplicemente dal fatto che si trovano in una sala cinematografica o a uno spettacolo comico, che alcune di queste supposizioni verranno ribaltate.”
Da LA Review of Books, “Every detective film is a comedy: on the Big Lebowski”, di Jason Namey,
trad. Chiara M. Coscia
https://lareviewofbooks.org/article/every-detective-film-is-a-comedy-on-the-big-lebowski-at-25/
Appuntamenti e opportunità
Lavorare nel mondo dell’arte e della cultura.
Le mostre da vedere a Roma nel weekend.
A Genova dal 30 novembre c’è il Festival di Passaggio.
Il 1° dicembre ad Avellino torna il festival internazionale del Cinema Laceno d’Oro.
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Ci vediamo sabato 2 dicembre.
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